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Il capitale circolante


1. Consegue all’attività corrente
2. Pur essendo un investimento (se di segno positivo) non garantisce alcun rendimento esplicito
3. Le forme di copertura necessarie al suo finanziamento (siano esse capitale netto o passività finanziarie) sono esplicitamente onerose.
Dunque sarà opportuno orientare la gestione al contenimento delle dimensioni del capitale circolante. Esso può essere paragonato a una spugna, che dilatandosi assorbe liquidità, e quando si contrae libera risorse, che possono essere utilizzate per il finanziamento di attività redditizie.

Questo modello di riclassificazione consente l’identificazione e l’aggregazione separata di 3 grandi aree:
1. Area della gestione corrente: operazioni legate al ciclo di acquisto-trasformazione-vendita
2. Area degli investimenti/disinvestimenti: predisposizione e gestione di tutte le risorse necessarie all’esecuzione delle attività di gestione caratteristica (attività operative non correnti) e di tutti gli altri investimenti (finanziari, accessori) che originano proventi, localizzati al di sotto del reddito operativo nel conto economico.
3. Area dei finanziamenti (e dei rimborsi), che attiene a tutte le decisioni di copertura dei fabbisogni.
Nb: non viene invece messa in luce una quarta area di grande rilievo nella dinamica delle entrate e delle uscite: area delle remunerazioni finanziarie (dividendi e interessi corrisposti e percepiti. Essa non è tendenzialmente autonoma come le precedenti e non ha rilievo a livello di stato patrimoniale. Sono diretta conseguenza delle scelte operate nell’area degli investimenti e in quella dei finanziamenti) e le gestioni accessorie.
Queste 4 aree governano dunque la liquidità nelle imprese.
Un equilibrio tra entrate e uscite (l’equilibrio finanziario) può essere raggiunto soltanto se i flussi generati e assorbiti dalle 4 aree si presentano tendenzialmente bilanciati nel lungo periodo.

CIN (Capitale investito Netto) = Attività non correnti operative + CCNC
CIT (Capitale Investito Totale) = CIN + Attività accessorie + disponibilità liquide, titoli negoziabili e crediti finanziari.
Nb: CIT ≠ Totale attivo dello Stato Patrimoniale, perché Il CIT è espresso al netto del passivo corrente.

Il capitale investito operativo e non operativo può essere coperto dai debiti finanziari dell’impresa  (a breve e lunga scadenza) nonché dal suo patrimonio netto. La proporzione tra le due fonti di finanziamento definisce la struttura finanziaria (gearing ratio o financial leverage) aziendale.

Tratto da FINANZA D'AZIENDA di Alessia Chiovaro
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