Appunti sull'opera dell'Arendt per l'esame di "Storia culturale del XX secolo".
La Arendt sostiene che la caratteristica saliente del totalitarismo è non tanto una concezione filosofica, quanto l’esistenza di campi di concentramento. Nessun governo totalitario, infatti, può sussistere senza terrore, e il terrore non può essere edificato e mantenuto senza tali campi.
L’opera individua le premesse del totalitarismo nell’antisemitismo studiato nel periodo fra ‘800 e ‘900, specialmente in Francia con l’“affare Dreyfus”, e nell’imperialismo.
Le origini del totalitarismo
di Antonino Cascione
Appunti sull'opera dell'Arendt per l'esame di "Storia culturale del XX secolo".
La Arendt sostiene che la caratteristica saliente del totalitarismo è non tanto
una concezione filosofica, quanto l’esistenza di campi di concentramento.
Nessun governo totalitario, infatti, può sussistere senza terrore, e il terrore non
può essere edificato e mantenuto senza tali campi.
L’opera individua le premesse del totalitarismo nell’antisemitismo studiato nel
periodo fra ‘800 e ‘900, specialmente in Francia con l’“affare Dreyfus”, e
nell’imperialismo.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Psicologia
Corso: Psicologia
Esame: Storia culturale del XX secolo
Titolo del libro: Le origini del totalitarismo
Autore del libro: H. Arendt1. Hannah Arendt: vita e opere
Hannah Arendt nasce nel 1906 a Hannover (Germania), in una famiglia benestante appartenente alla
borghesia ebraica, ma che non aveva legami particolari con il movimento e con le idee sioniste*.
Quando iniziò a frequentare l’università incontrò un giovane docente destinato a diventare uno dei pensatori
più importanti del XX secolo: Martin Heidegger; col quale intrattenne un rapporto personale intenso, che la
coinvolse sotto diversi aspetti (anche sentimentale) per tutto l’arco della vita.
Dopo l’avvento al potere del nazionalsocialismo e l’inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità
ebraiche, Hannah fu costretta ad abbandonare la Germania (1933). Passando per Praga, Genova e Ginevra,
giunse e si stabilì a Parigi.
Gli sviluppi storici del secondo conflitto mondiale portarono Hannah Arendt a doversi allontanare anche dal
suolo francese: internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto “straniera sospetta” e poi rilasciata,
dopo varie peripezie, riuscì a salpare dal porto di Lisbona alla volta di New York che raggiunse insieme al
coniuge nel 1941 e dove nel 1951 le venne concessa la cittadinanza statunitense.
Nel 1951 pubblica il fondamentale “The origins of Totalitarism” (“le origini del totalitarismo”), frutto di
un’accurata indagine storica e filosofica.
Il 4 dicembre 1975 muore a causa di un arresto cardiaco nel suo appartamento di New York.
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Le origini del totalitarismo 2. L'opera "Le origini del totalitarismo"
La Arendt ne “Le origini del Totalitarismo” sostiene che la caratteristica saliente del totalitarismo è non
tanto una concezione filosofica, quanto l’esistenza di campi di concentramento. Nessun governo totalitario,
infatti, può sussistere senza terrore, e il terrore non può essere edificato e mantenuto senza tali campi, nei
quali gli individui sono ridotti a entità superflue. Per questo aspetto, esistono, secondo la Arendt, profonde
analogie tra nazismo (totalitarismo di destra) e stalinismo (totalitarismo di sinistra).
L’opera “le origini del totalitarismo” è apparsa in un periodo politico-culturale piuttosto particolare: il
periodo della guerra fredda.
L’opera individua le premesse del totalitarismo nell’antisemitismo* (studiato nel periodo fra ‘800 e ‘900,
specialmente in Francia con l’“affare Dreyfus”) e nell’imperialismo*. Dal confluire delle conseguenze
dell’antisemitismo e dell’imperialismo in un preciso momento storico (la crisi successiva alla prima guerra
mondiale) è nato il totalitarismo, con caratteri comuni sia nella Germania nazista sia nell’Unione sovietica
stalinista.
Il totalitarismo è un fenomeno essenzialmente diverso da altre forme conosciute di oppressione politica
come il dispotismo, la tirannide e la dittatura. Dovunque è giunto al potere, esso ha creato istituzioni
assolutamente nuove e distrutto tutte le tradizioni sociali, giuridiche e politiche del paese. A prescindere
dalla specifica matrice nazionale e dalla particolare fonte ideologica, ha trasformato le classi in masse,
sostituito il sistema dei partiti non col la dittatura del partito unico, ma con un movimento di massa,
trasferito il centro del potere dall’esercito alla polizia e perseguito una politica estera apertamente diretta al
dominio del mondo.
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Le origini del totalitarismo 3. Gli elementi del totalitarismo
Secondo la Arendt, quindi, il totalitarismo è composto da elementi che si sono sviluppati precedentemente e
si sono cristallizzati in un nuovo fenomeno dopo la prima guerra mondiale.
Lo stato-nazione fu fortemente messo in crisi dall’imperialismo. Lo stato-nazione è un’istituzione creata da
individui, una struttura civilizzata che fornisce un ordine legale e garantisce diritti, tramite i quali l’individuo
può essere legislatore e cittadino. Fin dalla nascita dello stato-nazione, questo fatto creò difficoltà con gli
ebrei. Quello che il destino delle persone senza patria (ebrei) ha dimostrato è che i diritti umani universali,
che sembravano appartenere agli individui, potevano solo essere reclamati da cittadini di uno stato. Pertanto,
per chi era fuori da questa categoria, i diritti inalienabili della persona erano senza significato.
La plebe era un prodotto diretto della società borghese e quindi non separabile da essa; era costituita dagli
scarti di tutte le classi e di tutti gli strati, non credeva a nulla e poteva, anzi, indursi a credere a ogni cosa. La
spregiudicata politica di potenza potè essere attuata solo con l’aiuto di una massa di persone prive di principi
morali e perfettamente manipolabili.
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Le origini del totalitarismo 4. L’antisemitismo e il buon senso
Prima ipotesi confutata: identificazione dell’antisemitismo con il nazionalismo.
l’antisemitismo crebbe nella misura in cui il nazionalismo tradizionale perse d’intensità, e raggiunse il suo
apice proprio al momento del crollo del sistema europeo di stati nazionali.
Il nazionalismo* dei nazisti viene di solito sopravvalutato; agli effettivi militanti non è mai stato concesso di
perdere di vista i fini sopranazionali del partito.
Il fatto che il declino dello stato nazionale e l’antisemitismo siano contemporanei può difficilmente essere
ricondotto a una sola causa.
Raramente risultano insopportabili l’oppressione e lo sfruttamento in quanto tali, molto più irritante è la
ricchezza senza funzione visibile (senza,cioè, “potere”), dato che nessuno si spiega perché debba essere
tollerata.
L’antisemitismo raggiunse il punto culminante quando gli ebrei avevano ormai perso ogni funzione e
influenza (quindi potere) e non possedevano altro che la loro ricchezza.
Lo stesso vale per l’“affare Dreyfus” che non esplose durante il Secondo impero, quando gli ebrei francesi
erano al culmine della loro potenza e autorità, ma durante la Terza Repubblica, quando essi, pur essendo
presenti sulla scena politica, avevano già perso tutti i posti più importanti.
Seconda ipotesi confutata: gli ebrei come capri espiatori.
Un’altra ipotesi particolarmente frequente nella letteratura relativa all’antisemitismo prende spunto
dall’impotenza degli ebrei, che li renderebbe particolarmente adatti a servire da capri espiatori. Ciò deve pur
avere le sue ragioni.
Il terrore moderno, di cui si servono costantemente per governare le forme totalitarie, ha come vittime
persone perfettamente innocenti anche dal punto di vista del persecutore. Ciò a prima vista potrebbe
sembrare una conferma della teoria del “capro espiatorio”, ma non bisogna dimenticare che soltanto
nell’ultimo stadio del suo sviluppo il terrore si manifesta come la forma di potere del regime, e che questo
stato è necessariamente preceduto da una serie di tappe in cui esso deve giustificarsi ideologicamente. Prima
di diventare le principali vittime del terrore moderno, gli ebrei furono al centro dell’ideologia nazista
Terza ipotesi confutata: l’eterno antisemitismo.
Se è vero che l’umanità ha sempre continuato ad ammazzare ebrei, vuol dire che l’uccisione di ebrei è una
normale occupazione umana e l’odio per essi una reazione che non occorre neppure giustificare.
La nascita e lo sviluppo dell’antisemitismo moderno viene a coincidere col processo di assimilazione
ebraica, di secolarizzazione ed estinzione dei vecchi contenuti religiosi e spirituali del giudaismo. In questa
situazione di sfaldamento dei principi originari, a quelli che ne erano preoccupati venne la curiosa idea che
si potessero servire dell’odio antisemita per una forzata conservazione del patrimonio tradizionale.
L’antisemitismo eterno avrebbe assicurato l’eterna esistenza del popolo ebraico. Così spesso furono gli ebrei
stessi a diffondere tale pericolosa idea.
La coincidenza del declino dello stato nazionale e dello sviluppo dell’antisemitismo, la contemporaneità
dello sfacelo di un’Europa organizzata per nazioni e dello sterminio degli ebrei, indicano quali sono le
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Le origini del totalitarismo