In questi appunti vengono riassunti i temi principali del testo di Gadamer il Linguaggio, volume che raccoglie dodici saggi scritti da Hans-Georg Gadamer tra il 1968 e 1998: l’ermeneutica gadameriana si esplicita come una riflessione sulle possibilità del nostro abitare insieme il mondo partendo dal linguaggio.
InfattiGadamer concentra l'attenzione sull'essenza del linguaggio come dialogo: la comprensione del mondo, la comprensione del rapporto con gli altri, la concettualizzazione del pensiero filosofico, tutto passa attraverso un rapporto dialogico tra due interlocutori.
Importante è anche il riferimento al gioco come fulcro di una libertà linguistica che è ritualità, paralinguismo, ma sempre contatto e rapporto con l'altro. Un rapporto con il diverso che si evidenzia nelle relazioni tra lingue straniere e nelle traduzioni, ma anche nel rapporto tra oralità e scrittura.
Linguaggio
di Domenico Valenza
In questi appunti vengono riassunti i temi principali del testo di Gadamer il
Linguaggio, volume che raccoglie dodici saggi scritti da Hans-Georg Gadamer
tra il 1968 e 1998: l’ermeneutica gadameriana si esplicita come una riflessione
sulle possibilità del nostro abitare insieme il mondo partendo dal linguaggio.
InfattiGadamer concentra l'attenzione sull'essenza del linguaggio come dialogo:
la comprensione del mondo, la comprensione del rapporto con gli altri, la
concettualizzazione del pensiero filosofico, tutto passa attraverso un rapporto
dialogico tra due interlocutori.
Importante è anche il riferimento al gioco come fulcro di una libertà linguistica
che è ritualità, paralinguismo, ma sempre contatto e rapporto con l'altro. Un
rapporto con il diverso che si evidenzia nelle relazioni tra lingue straniere e
nelle traduzioni, ma anche nel rapporto tra oralità e scrittura.
Università: Università degli Studi di Catania
Esame: Filosofia del Linguaggio, a. a. 2008/09
Titolo del libro: Linguaggio
Autore del libro: H. Gadamer, D. DI Cesare (a cura di)
Editore: Laterza, Roma-Bari
Anno pubblicazione: 20051. Il linguaggio di Gadamer
Linguaggio, titolo del volume, è stato deciso da Gadamer dopo una riflessione. Un’alternativa poteva essere
la ripresa del titolo di uno dei saggi, I limiti del linguaggio. In entrambi i casi doveva comunque emergere
l’intento della raccolta: documentare la complessità della posizione assunta nel corso degli anni
dall’ermeneutica filosofica verso tale tema. Nel 1997, Gadamer dichiarò che “non ho mai detto che tutto è
linguaggio”, negando dunque l’identità tra essere e linguaggio.
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Linguaggio 2. "Verità e Metodo" di Gadamer
Nel 1960 esce Verità e Metodo. L’opera, destinata a un grande successo, è il punto di partenza della sua
attività successiva. Tuttavia, la ricezione dell’ermeneutica filosofica si ferma ad essa nella maggior parte dei
casi. Il vantaggio del successo si trasforma in uno svantaggio. Si finisce per non vedere il dispiegarsi e
modificarsi della sua riflessione; ciò vale tanto più per il tema del linguaggio.
Questa raccolta di dodici saggi che vanno dal 1968 al 1998 contribuisce a una risposta offrendo un’ampia
prospettiva dei temi che Gadamer affronta fino agli ultimi anni: dai limiti del linguaggio alla diversità delle
lingue, dal primato dell’ascolto alla corporeità della voce. Sarà il lettore a stabilire la sua distanza da
Heidegger, e la vicinanza con Wittgenstein se il linguaggio è gioco.
Nella maggior parte dei casi, i testi tradotti in questo volume sono nati da conferenze Per decenni, questa è
stata la via seguita da Gadamer per aggirare la sua insofferenza socratica alla scrittura.
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Linguaggio 3. Gadamer - Il linguaggi si compie nel dialogo
L’ermeneutica del linguaggio è posta qui davanti a un compito che consiste nel porsi in ascolto del non-detto
che c’è dietro ogni detto, del non-compreso dietro ogni compreso. Gadamer traccia una linea di confine tra
filosofia analitica, che si confina nella positività logica, ed ermeneutica filosofica che tenta di risalire dal
detto al non-detto, di risituare l’enunciato come risposta ad una domanda che l’ha preceduto. Il linguaggio
non si compie negli enunciati, ma nel dialogo.
Nel saggio La verità della parola, l’esperienza ermeneutica del linguaggio viene precisandosi come
esperienza ermeneutica dei limiti del linguaggio. Il saggio I limiti del linguaggio del 1985 segna un punto di
svolta nella riflessione di Gadamer e assume una posizione chiave all’interno del volume. I limiti del
linguaggio sono esperibili in ciò che è prelinguistico, paralinguistico e ultralinguistico.
Il limite per antonomasia è il limite dell’ultralinguistico, del non-detto, dell’indicibile. La ricerca della
parola giusta, che non è mai giusta, è l’esperienza inevitabile per i parlanti. E’ un esigenza inappagata e
inappagabile: il limite del linguaggio è il limite del nostro esserci e della nostra finitezza.
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Linguaggio 4. Gadamer - Il gioco come dialogo prelinguistico
Gadamer indica nel gioco il dialogo prelinguistico da cui scaturirà il dialogo linguistico. L’apprendi-mento
di una lingua è un gioco di reciproco affiatamento tra adulto e bambino. Perché il gioco, che non è ludico
disimpegno, va giocato seriamente. Chi gioca è preso dal gioco e non si ritiene uno che sta giocando; in
questo caso si comporterebbe come un soggetto che crede di guidare il gioco.
Ogni giocare è un essere-giocati. Lo stesso vale per il linguaggio: non si gioca con il linguaggio, perché è il
linguaggio, il dialogo a giocare. Per Gadamer il gioco è strutturalmente affine al dialogo.
Questa fenomenologia del gioco applicata al linguaggio avvicina Gadamer a Wittgenstein. Tutta-via, in
Wittgenstein il gioco è giocato dai parlanti che, disponendo di regole e operando con parole sanno muoversi
nella grammatica dei giochi linguistici; in Gadamer la prospettiva dei parlanti è sempre superata nella
prospettiva comune del gioco, nella reciprocità del parlare l’uno con l’altro.
La distanza da Wittgenstein segna anche quella da Heidegger. Se in Wittgenstein il dominio resta ancora al
soggetto parlante, in Heidegger passa al linguaggio. La posizione intermedia di Gadamer riflette il senso
mediale del gioco che chiarisce il processo attivo e patito del dialogo.
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Linguaggio 5. Gadamer - Il dialogo nelle lingue
Appena toccato in Verità e metodo, il tema della diversità delle lingue acquista importanza nella riflessione
di Gadamer. Ne La diversità delle lingue e la comprensione del mondo, Gadamer ritiene che la Torre di
Babele è la scienza. La torre della scienza si erge, forte del linguaggio della matematica, rifiutando ogni base
nel linguaggio comune. E tuttavia questo non cessa di declinarsi in una molteplicità di lingue storiche. Non
sarà però una burocratizzazione a risolvere il problema.
La chimera di un linguaggio artificiale deve lasciare spazio al dialogo delle lingue, al cui interno è possibile
non solo scoprire il valore di ogni lingua, ma anche riconoscere che il mondo depositato nella propria non è
il mondo per eccellenza. Per i singoli, si pone il compito etico e politico di trovare la via del dialogo per
salvaguardare la diversità in un’unità culturalmente più ricca.
L’ascolto appare così un’arte indispensabile. Se la vista è stato il senso privilegiato nella tradizione
filosofica, occorre perciò affermare la preminenza dell’udito che è per eccellenza il senso del linguaggio e la
pota d’ingresso del comprendere. Gadamer fa dell’ascolto la metafora stessa del comprendere: prestare
ascolto vuol dire disporsi a comprendere.
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Linguaggio 6. Gadamer - Il linguaggio della metafisica
La questione del linguaggio della metafisica, sollevata da Heidegger, affiora più volte documentando
l’interesse di Gadamer. La parola d’ordine è Destruktion. Ma distruggere vuol dire qui demo-lire gli strati
sovrapposti con cui la tradizione ha voluto addomesticare la filosofia. Solo rimuovendo il linguaggio
pietrificato da secoli di metafisica occidentale, è possibile di nuovo filosofare. Ciò vuol dire imparare ad
ascoltare la potenza evocatrice delle parole, che risuona nell’uso linguistico vivo.
La tesi di Gadamer è che non esiste un linguaggio della metafisica, così come non esiste un linguaggio della
filosofia. Il linguaggio è sempre solo il linguaggio che parliamo quotidianamente con gli altri. Ciò non
esclude che ci sia una tradizione metafisica che si è andata consolidando attraverso una rigidità linguistica e
concettuale. Ma metafisica è appunto questa rigidità. In breve: metafisico non è il linguaggio, ma ciò che nel
linguaggio o, meglio, in una lingua si pensa.
Come metafisico non è il linguaggio, parimenti, filosofica non è una lingua, e non ci sono lingue della
filosofia. Se il pensiero si forma nel linguaggio, ed il linguaggio dischiude le esperienze originarie di
pensiero, ciò varrà per tutte le forme fenomeniche del linguaggio, per tutte le lingue.
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Linguaggio 7. Gadamer - Il rapporto tra linguaggio e patria
Dimorare nel linguaggio, prendervi dimora, abitare è il modo per dire un altro modo di pensare, opposto al
pensare che controlla e dirige. E nel linguaggio lo spazio più familiare è quello della parola della lingua
materna. Come mostra l’esperienza dell’esilio, esaminata in Ritorno dall’esilio. Sulla lingua materna,
quest’ultima conserva qualcosa dell’essere a casa che non può darsi altrove.
Dopo i tentativi di Heidegger per demolire il linguaggio della metafisica, ci sono per Gadamer solo due vie
che possono condurre all’aperto dell’esperienza filosofica: la via dell’ermeneutica, che risale al dialogo, e la
via della decostruzione, che provoca la lacerazione della metafisica. Per Gadamer il dialogo resta
socraticamente la forma per eccellenza della filosofia: la ridigità degli schemi linguistico-concettuali della
metafisica può essere sciolta nel flusso del dialogo filosofico.
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Linguaggio 8. Gadamer - Il linguaggio come dialogo filosofico
Il linguaggio resta dialogo anche e soprattutto nel filosofare. E se anche negli ultimi saggi più spazio è
riconosciuto alla scrittura e il divenire linguaggio è concepito come divenire scrittura, quest’ultima è
comunque relegata ad una secondarietà, mentre la viva voce mantiene la prima parola e l’ultima, perché qui
Gadamer vede il compiersi della nostra corporeità e della nostra vitalità.
In Parola e immagine: così vere, così essenti Gadamer osserva che nell’opera d’arte riconosciamo il mondo
in cui viviamo come se lo conoscessimo per la prima volta e in questo riconosce quel che già conosciamo,
non senza sorpresa, in sua presenza diciamo è così per affermare la giustezza.
Domenico Valenza Sezione Appunti
Linguaggio