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Gadamer – Rapporto tra scritturalità e linguisticità


Per affrontare questi problemi a Gadamer paiono importanti le riflessioni sul rapporto tra scritturalità e linguisticità. Il senso di ogni esposizione scritta è retto da qualcos’altro che è mediato solo nel dialogo vivente. Un esempio è l’intonazione, da cui dipende se il senso inteso viene fuori o no.

Ma ci sono anche altri fenomeni che intervengono nella comunicazione, come l’enfasi, l’intensità, la forza o la debolezza del tono, il lieve dubitare o esitare. Sono cose che non sono segnalate nella lingua e che nessun alfabeto può mediare. A tal fine occorre la difficile arte dello scrivere.

Se, come sembra, il linguaggio è nel dialogo, e se vero il dialogo implica una reciprocità, allora dovremo sottendere il concetto di dialogo al concetto fondamentale di cooperazione. Esso indica che la reciprocità sta nella comunanza della partecipazione e compartecipazione. La cooperazione non ha luogo solo tra l’uno e l’altro, tra l’espressione e la replica, tra la domanda e la risposta, bensì nell’universale costituzione linguistica della vita umana.

Nel tastare il terreno di una lingua comune, accade spesso che l’intesa porti alla luce le opinioni e le convinzioni divergenti dei due interlocutori. Anche questo è un dialogo proficuo.

Nel dialogo filosofico non si parla di un sistema chiuso di tutto lo scibile, né della sua fondazione ultima. L’arte platonica del dialogo è la dote che la storia occidentale tiene in serbo per il momento in cui le grandi sfere culturali cominciano a guardarsi negli occhi in tutta la loro varietà. Anche se Platone non possiede un concetto per linguaggio, il suo pensiero è però fondato linguisticamente.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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