Riassunto del testo "Globalizzazione: breve storia di un'ideologia". Il riassunto ripercorre le tappe principali dello storia economica mondiale che hanno portato all'ascesa e allo sviluppo dell'ideologia legata al concetto di globalizzazione.
Globalizzazione: breve storia di un'ideologia
di Giulia Dakli
Riassunto del testo "Globalizzazione: breve storia di un'ideologia". Il riassunto
ripercorre le tappe principali dello storia economica mondiale che hanno portato
all'ascesa e allo sviluppo dell'ideologia legata al concetto di globalizzazione.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Scienze Politiche
Corso: Scienze Politiche
Titolo del libro: Globalizzazione: breve storia di un’ideologia
Autore del libro: Oreste Ventrone
Editore: Franco Angeli
Anno pubblicazione: 20041. Nascita del termine globalizzazione
Il termine "globalizzazione" appare per la prima volta nel '62 in un articolo di Cerami sullo Spectator, poi
negli anni '80 si diffuse nell'ambiente finanziario e del business e fu utilizzato da Levitt, infine entrò nelle
scienze sociali grazie al concetto di villaggio globale di McLuhan. La globalizzazione entra nella cronaca e
nel dibattito pubblico solo negli anni '90 quando le istituzioni multilaterali dell'establishment neoliberista ne
fanno il vessillo della loro ideologia.
Giulia Dakli Sezione Appunti
Globalizzazione: breve storia di un'ideologia 2. Stati Uniti: dopoguerra e modernizzazione
L'immagine prevalente degli Stati Uniti tra le due guerre è quella di un paese isolazionista, ma questo
fenomeno è stato in realtà sovrastimato, si trattava piuttosto di imperialismo. Già con McKinley, ma
soprattutto con Theodore Roosevelt e con Wilson, i presidenti americani dell'epoca facevano ampio
riferimento ad una connessione tra le varie nazioni. Poco dopo l'entrata in guerra degli Usa nel '17, Wilson
organizzò una Commissione che lavorò ai preparativi per la pace. Questa Commissione, detta The Inquiry
potè contare su centinaia di esperti e rese l'America l'unico paese al tavolo delle trattative ad essere
realmente informato e preparato su confini e dati statistici.
Il Trattato di Versailles diede vita alla Società delle Nazioni tanto voluta da Wilson, alla quale però gli
Stati Uniti non parteciparono. Questo non è stato dovuto ad un sentimento nazionalista, ma a scontri interni
tra democratici e repubblicani. Anche negli anni '20 e '30 gli Usa non erano estranei alla politica europea,
ma si muovevano più sul piano bancario che militare. In quegli anni si registrò il passaggio da impresa
imprenditoriale di mercato alla società per azioni con la separazione della proprietà dal controllo
manageriale dell'impresa. Grandi cambiamenti accorrevano anche in politica, dove si faceva sempre più uso
di tecnici, esperti e tecniche sondaggistiche (Hoover, F.D. Roosevelt).
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Globalizzazione: breve storia di un'ideologia 3. L'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
In politica estera Roosevelt si trovò a dover dare una dimensione politica istituzionale di grande potenza alla
forza economica americana, la sua occasione fu la seconda guerra mondiale. Lo scenario internazionale
immaginato da Roosevelt per il dopoguerra superava gli imperi europei e introduceva l'ONU, una soluzione
di respiro globale che avrebbe convinto la popolazione americana mantenendo però gli Stati Uniti in una
posizione preminente. Roosevelt cercò di mediare tra il concetto di ONU di Wilson e quello di Theodore
Roosevelt, cio' tra organizzazione di nazionali uguali e club di grandi potenze. Nel frattempo le forze del
capitalismo americano esigevano da Roosevelt che il nuovo scenario garantisse gli interessi del mondo degli
affari americano. Per questo Roosevelt immaginava le istituzioni internazionali come composte da due
facce: una etica, popolare, volta al raggiungimento di un mondo migliore; l'altra come un quadro per la
politica della potenza egemone. In sostanza una maschera moralistica per celare il controllo interno degli
Stati Uniti sull'istituzione.
I primi passi verso la creazione dell'ONU vi furono con la creazione di un Comitato consultivo per la
pianificazione postbellica. Roosevelt immaginava un'organizzazione mondiale basata su due elementi: il
ruolo centrale delle democrazie anglofone e l'affermazione di alcuni principi basilari. La formazione
dell'ONU fu ufficialmente prevista alla Conferenza di Mosca nel '43, grazie all'impegno del Segretario di
Stato americano Cordell Hull. Nel '44 alla Conferenza di Dumbarton Oaks Roosevelt coinvolse la Cina nel
progetto, creando grande irritazione in Churchill, che però non aveva potere contrattuale. Stalin chiese che
all'Assemblea generale fossero rappresentate tutte le Repubbliche Socialiste Sovietiche e che il diritto di
veto fosse esteso a tutte le questioni. Roosevelt morì a metà delle trattative e il lavoro fu proseguito da
Truman. Nel frattempo, alla Conferenza finale di San Francisco arrivò Rockfeller che era riuscito a far
coalizzare i paesi dell'America latina, che avrebbero accettato la rappresentanza delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche solo se lo fosse stata anche l'Argentina (simpatizzante nazista). I russi rovesciarono a loro favore
la questione dicendo che avrebbero accettato l'Argentina solo se fosse stato garantito l'ingresso della
Polonia. Alla fine gli Stati Uniti risolsero la questione del veto posta da Stalin assicurando all'Urss il
controllo della Polonia, territorio tattico da cui sono partite tutte le invasioni contro la Russia. Dopo
l'ingresso della Francia nel Consiglio di Sicurezza, fu firmata nel 1945 a San Francisco la Carta dell'ONU.
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Globalizzazione: breve storia di un'ideologia 4. I negoziati per la creazione di un nuovo ordine economico
Anche i negoziati per la creazione di un nuovo ordine economico iniziarono prima dell'entrata in guerra
degli Usa. Roosevelt espresse la volontà di finanziare gli oppositori del fascismo, ma la situazione debitoria
della Gran Bretagna rendeva complicata la questione, perciò fu introdotto il sistema del lend-lease, che
prevedeva un risarcimento in quasi qualsiasi forma.
Fino alla prima guerra il sistema monetario aureo aveva retto grazie a una serie di condizioni: flessibilità dei
prezzi; grande mobilità di oro e capitali tra i paesi; impegno delle autorità monetarie a mantenere l'equilibrio
delle bilance dei pagamenti con politiche dei tassi coerenti. Dopo la prima guerra mondiale tutto ciò venne
meno e iniziò una grande tensione economica che culminò nella crisi del '29. Tra il '29 e il '32 il commercio
mondiale calò del 63%, i prezzi dei manufatti si ridussero del 40%. Per questo si sviluppò l'idea che fossero
necessari luoghi permanenti di incontro per concertare le politiche economiche. Sul nuovo ordine
economico però Stati Uniti e Gran Bretagna avevano opinioni diverse: gli Usa volevano ricostruire un
sistema di scambi aperto, mentre la Gran Bretagna riteneva prioritaria la sicurezza di una piena occupazione
e la stabilità economica, raggiungibile attraverso la conservazione del sistema imperiale delle tariffe
preferenziali. I negoziati arrivarono a un punto morto, quando Keynes abbandonò pur di non venire incontro
alle richieste americane, che vincolavano gli aiuti all'abbattimento delle barriere commerciali e valutarie.
Questa richiesta veniva per la paura che, una volta riconvertita la produzione, l'America sarebbe ripiombata
nella depressione. Gli Stati Uniti avevano bisogno di mercati di sbocco per le loro eccedenze, anche se
all'interno dell'amministrazione Roosevelt c'erano esperti con posizioni diverse, più favorevoli al
coinvolgimento del Governo nella gestione dell'economia. Anche da parte inglese coesistevano orientamenti
diversi: i conservatori erano favorevoli al mantenimento del sistema imperiale, ma Churchill vedeva di buon
occhio il liberoscambismo.
Giulia Dakli Sezione Appunti
Globalizzazione: breve storia di un'ideologia