NOEI vs Washington Consensus
Dagli anni '70 i temi dello sviluppo si sono sempre più associati alle istituzioni multilaterali. I PVS cominciarono a mettere in discussione l'ideologia liberista. Per molti intellettuali, infatti, l'economia ' un'ideologia derivata da una particolare configurazione di relazioni di potere storicamente determinata, non ' una scienza dalla portata assoluta e universale, perciò con l'emergere di nuove relazioni di potere era necessario un Nuovo Ordine Economico Internazionale. Tuttavia le istituzioni di sviluppo multilaterali quali il FMI mantenevano l'ortodossia anche grazia al controllo politico da parte dei ministeri finanziari dei principali paesi azionisti su tutti i processi decisionali. La Trilateral, molto attiva nel dibattito sul NOEI, ribadiva la sua visione elitaria della forma da dare al sistema delle relazioni economiche internazionali per cui il compito cruciale di garantire la coerenza nei vari campi spetta alla Trilateral, che assume la leadership del sistema. La risposta del Primo Mondo alle rivendicazioni dei PVS combinava temi morali con temi di governance, ma si faceva in realtà affidamento sul tempo. Più ne passava e più la coalizione di PVS a favore del NOEI si indeboliva.
Dopo una breve pausa durante l'amministrazione Reagan, il ruolo delle Organizzazioni Internazionali assunse sempre più importanza, culminata con le politiche d'aggiustamento strutturale messe in atto da Banca Mondiale e FMI a seguito della crisi debitoria degli anni '80. I finanziamenti di Banca Mondiale e FMI si basavano sulla condizionalità. La condizionalità del FMI prevedeva circa dieci misure correttive facilmente monitorabili dall'istituzione, mentre la Banca Mondiale pretendeva il soddisfacimento di una cinquantina di indicatori difficilmente misurabili. Questa svolta nell'approccio ai problemi dei PVS diede il via al cosiddetto Washington Consensus (consenso tra la Washington politica e quella tecnocratica). Secondo Williamson, i dieci punti del Washington Consensus erano:
1. disciplina fiscale (no disavanzi)
2. priorità della spesa pubblica (tagli alle spese sociali)
3. riforma fiscale
4. liberalizzazione finanziaria
5. tassi di cambio competitivi (svalutazione)
6. liberalizzazione degli scambi commerciali
7. liberalizzazione degli IDE
8. privatizzazione
9. deregolamentazione
10. diritti di proprietà.
Quando dominava l'ideologia della modernizzazione l'unità d'analisi di riferimento per le spiegazioni e gli obiettivi dello sviluppo era lo Stato-nazione. Le tendenze economiche dei paesi erano spiegata da fattori nazionali e le politiche di sviluppo erano orientate alla realizzazione di obiettivi nazionali. Tuttavia i gradi fallimenti di molte economie dei PVS e il successo delle 4 Tigri favorì la diffusione di una nuova ideologia dello sviluppo basata sulla fiducia nel mercato internazionale. Col Washington Consensus però il benessere dei popoli passò in secondo piano perchè prioritaria era considerata la restituzione del debito. Attraverso la leva del debito, le Organizzazioni Internazionali avevano libertà di ingerenza nelle economie più povere. La Banca Mondiale passa a una concezione di sviluppo orientata all'esportazione basata sulla specializzazione produttiva, che rende i PVS ancora più dipendenti dai mercati esterni. Un ulteriore problema ' dato dal fatto che tutti i PVS adottarono politiche d'aggiustamento strutturale nello stesso periodo, dunque aumentò la concorrenza internazionale e i prezzi dei beni esportati da loro (commodities, materie prime) crollò nel '91 a livelli mai visti.
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Autore:
Giulia Dakli
[Visita la sua tesi: "Gas e petrolio nello sviluppo della Russia contemporanea"]
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Politiche
- Titolo del libro: Globalizzazione: breve storia di un’ideologia
- Autore del libro: Oreste Ventrone
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2004
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