Le principali teorie dell'organizzione del lavoro sono presentate in una prospettiva storica che meglio consente di apprezzare l’emergere della specificità dell’analisi sociologica a fronte di altre chiavi interpretative ed operative. Questa rassegna di scuole e di autori classici e contemporanei, (Parsons, Blau, Etzioni, Simon, Max Weber, Merton, Crozier) è a sua volta presentata tenendo conto delle principali dimensioni del fenomeno organizzativo nella sua articolata complessità, con particolare riferimento alle amministrazioni pubbliche.
Sociologia del lavoro
di Antonio Grisolia
Le principali teorie dell'organizzione del lavoro sono presentate in una
prospettiva storica che meglio consente di apprezzare l’emergere della
specificità dell’analisi sociologica a fronte di altre chiavi interpretative ed
operative. Questa rassegna di scuole e di autori classici e contemporanei,
(Parsons, Blau, Etzioni, Simon, Max Weber, Merton, Crozier) è a sua volta
presentata tenendo conto delle principali dimensioni del fenomeno
organizzativo nella sua articolata complessità, con particolare riferimento alle
amministrazioni pubbliche.
Università: Università degli Studi della Calabria
Facoltà: Scienze Politiche
Titolo del libro: Lavoro e organizzazione
Autore del libro: Della Rocca G., Fortunato V.
Editore: Laterza
Anno pubblicazione: 20061. Le innovazioni della rivoluzione industriale
Cap 1 (rivoluzione industriale, sub contratto e operaio di mestiere)
La rivoluzione industriale datata nel XVIII sec. Viene descritta come quell’ insieme di innovazioni che
rendono possibile il passaggio dall’artigianato alla manifattura, dando vita all’economia moderna e
all’industria di produzione meccanica.
Questi fenomeni diedero vita alla fine dell’economia di sussistenza, e all’ascesa del commercio,
dell’individualismo, di una nuova classe sociale, la borghesia. (vedi libro sociologia, capitalismo, dottrina
della predestinazione calvinista).
La costante innovazione scientifica che richiedeva il mercato, e la concentrazione del lavoro in fabbrica,
sono espressione della disciplina del tempo, il tempo diventa denaro, di qui la necessità di disciplinare e
concentrare il lavoro nelle fabbriche.
Da qui si potè iniziare a disciplinare il lavoro non si poteva più scegliere quando lavorare o come, altrimenti
c’erano sanzioni o il licenziamento, ma la disciplina del tempo di lavoro incontrò molte resistenze nei
lavoratori. La fabbrica non era nata insomma ancora per dare un organizzazione al lavoro, ma più per
ragioni fisiche , e anche x monitorare il lavoro da parte dei datori., inoltre c’era il fattore positivo delle
interazioni ripetute, che facevano si che la informazioni si diffondessero tra i lavoratori, che acquisivano
familiarità col lavoro stesso.
La formula di impiego della forza lavoro con il sub contratto fu largamente utilizzata dalla inizio della
rivoluzione industriale fino a metà e rotte del 1800, prevedeva che molti operai (specie nella manifattura),
non dipendevano direttamente dal padrone (o capitalista) , ma dal subappaltatore, che nello stesso momento
era operaio , e datore di lavoro.
I contrattisti erano intermediari che gestivano l’intera impresa (licenziando assumendo distribuendo le
paghe) al posto del capitalista, che controllava solo il risultato finale, e conferiva il capitale.
Alla figura del contrattista si sostituirà nel tempo quella del capo squadra , che sarà un super visore di
fabbrica dei lavoratori che verranno visionati di continuo e spinti sempre a fare di più , con minaccia di
licenziamento,insomma giocavano sulla paura del lavoratori, anke grazie all’instabilità del mercato del
lavoro che c’era allora (il cosiddetto mobbing odierno).
Le prime concentrazioni di manodopera in uno stesso luogo, non cambia molto il modo di organizzazione
del lavoro stesso.
Tutta via in fabbrica nascono le macchine universali che sono quelle macchine che si possono adattare a
molteplici operazioni in base alle abilità dell’operaio , quindi era questo il periodo dell’ operaio di mestiere,
che aveva un compenso piu altro dei manovali e aveva anke una certa discrezionalità operativa, da questo si
distingue l’operaio qualificato che sono piu o meno la stessa cosa solo che l’operaio qualificato è in un
contesto di fabbrica piu avanzato piu burocratizzato con piu disciplina dell’ organizzazione del lavoro.
Grazie all’associazionismo sindacale come formula di controllo del mercato del lavoro, l’operaio di mestiere
potè arrivare ad imporre all’imprenditore quella ke è stata riamata la regolamentazione unilaterale, ovvero
un metodo attraverso il quale era l’operaio di mestiere che definiva il prezzo e le caratteristiche qualitative e
quantitative della prestazione sul mercato del lavoro in modo da non creare competizione tra gli operai di
mestiere permettendo cosi agli imprenditori di ridurre i prezzi del contratto.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Sociologia del lavoro Tuttavia con l’avvento della crescita organizzativa tecnologica delle imprese e la loro richiesta di efficienza
iniziarono a scemare la figura dell’operaio di mestiere e anke dei sistemi di sub appalto , ke erano
vantaggiosi x l’ imprenditore perché non era molto costoso come sistema , e poi lasciava tutto in gestione
all’operaio di mestiere contrattista che conosceva meglio la produzione d’impresa, i lati negativi invece
erano , la frammentazione del processo di produzione in botteghe laboratori, la poca informazione tra i
processi, e la troppa discrezionalità degli operai,mancanza di coordinamento tra i vari reparti , tutti fatti che
minavano all’efficienza, della fabbrica nella crescente competizione esterna.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Sociologia del lavoro 2. L'organizzazione scientifica e la produzione di massa
La prima proposta più importante di organizzazione del lavoro fu l’organizzazione scientifica del lavoro
proposta da Taylor. Egli partì dall’idea che per acquistare efficienza, era necessario progettare un
organizzazione centralizzata, nella quale fossero divisi rigidamente i compiti di decisione e pianificazione da
quelli di esecuzione.
Il processo di lavoro doveva essere smontato in una serie di operazioni (limitate) ognuna delle quali
definisse un posto di lavoro. Queste operazioni dovevano poi essere standardizzate fissandone tempi e
metodi, in modo da renderle esattamente prevedibili.
Opportune tecniche di reclutamento e selezione del personale, avrebbero trovato l’uomo giusto al posto
giusto (di quella determinata operazione), remunerato a secondo dell’apporto che dava alla produzione.
Taylor Costituisce la base dalla quale riparte Ford, che riesce , dove in qualche modo taylor aveva fallito.
Ovvero il successo di Ford sta nell’aver adattato al lavoro operaio grandi masse dequalificate. E trova nella
catena di montaggio ( formata da macchine veloci e non flessibili) , il mezzo della sua realizzazione.
Dunque i tempi e ritmi di lavoro sono dettati dalla macchina rendendo l’operaio come un ingranaggio
facente parte della stessa..
Celebre è la produzione del modello T che attuando la politica vendere tanto a poco prezzo, Ford riesce a
vendere una miriade di questo modello, ed ogni americano avrà accesso a questo mezzo, grazie alle vendite
e quantità prodotte spropositata scende anche il prezzo dell’auto stessa in poco tempo , e ford aumenta i
salari..
Iniziavano a nascere i sindacati industriali che difendono universalmente i diritti di tutti gli operai
(qualificati e non), e prende piede quindi la contrattazione collettiva, per il minimo salariale il minimo orario
giornaliero, il diritto alla pensione attraverso la contribuzione ecc.
Antonio Grisolia Sezione Appunti
Sociologia del lavoro