Questo lavoro tratta delle civiltà che si avvicendarono nell’area del Vicino Oriente Antico, ossia semplificando Egitto, Turchia, Siria-Palestina, Mesopotamia e Iran. Nell'ultima parte viene fatta una comparazione tra le più importanti civiltà antiche. antica Cina, la civiltà della valle dell'Indo e il Medio oriente.
Storia del vicino oriente antico
di Lorenzo Possamai
Questo lavoro tratta delle civiltà che si avvicendarono nell’area del Vicino
Oriente Antico, ossia semplificando Egitto, Turchia, Siria-Palestina,
Mesopotamia e Iran. Nell'ultima parte viene fatta una comparazione tra le più
importanti civiltà antiche. antica Cina, la civiltà della valle dell'Indo e il Medio
oriente.
Università: Università degli Studi di Padova
Facoltà: Scienze Politiche
Esame: Storia del vicino oriente antico1. I Sumeri
I primordi della storia della Babilonia sono avvolti ancora in profondo mistero, tanto che non siamo
ancor’oggi in grado di stabilire chi fossero i primi abitanti della regione; probabilmente erano orde di semiti
ad un livello molto basso di civiltà. Tutto a un tratto comparve sulla scena un popolo nuovo, di cultura e
lingua non semitiche, il quale non può essere autoctono, ma portò la sua civiltà, già alquanto alta, da qualche
altra regione non distante dalla Mesopotamia: era il popolo sumero. Non si può dire esattamente donde
provenisse, se dall’altopiano iraniano o dalle estreme regioni occidentali dell’India, e neppure se sia entrato
subito nella Babilonia o se sia sceso in questa regione dopo un iniziale stanziamento in quella dell’Assiria.
Ciò che è certo è che l’arrivo dei sumeri segnò un salto di qualità socio-economico per la regione
babilonese, basti pensare che è proprio il sumerico la prima lingua scritta di cui si abbia documentazione
archeologica. Esso fu infatti dal 3000 a.C. al primo secolo a.C. la lingua letteraria della regione babilonese, e
si ritiene che fu da essa che nacque anche la scrittura egiziana. Si comprende così l’eno-rme debito che la
successiva storia occidentale ha nei confronti dei sumeri.
È grazie alla testimonianze scritte che i sumeri hanno lasciato inoltre, che si è scoperta l’esistenza della loro
civiltà: precedentemente infatti si riteneva che la prima entità statale sorta in Mesopotamia fosse quella
assira. Fu solo all’inizio del XX secolo tramite il ritrovamento di un gran numero di reperti scritti in lingua
sumerica, che gli archeologi riportarono in vita la conoscenza perduta di questa antichissima civiltà.
Quanto ai primi sovrani sumerici non sappiamo praticamente nulla. I reperti forniscono numerose
informazioni ma non sembrano attendibili: ad esempio quando raccontano di re Badtibira, che avrebbe
regnato per 72'000 anni. Fra questi miti e leggende particolarmente interessante è quello di Gilgamesh, il cui
regno sarebbe durato per 120 anni, ma solo dal 2700 al 2650 circa secondo le fonti bibliche. Egli
intenzionato scoprire il segreto dell’immortalità, si rivolse al saggio Utnapishtim, che gli rivelò la storia del
diluvio universale, secondo la quale gli dei, irritati per l’empietà dell’umanità, avrebbero deciso di affogarla.
Tuttavia, commossa per al morte delle sue creature, la dea madre sarebbe apparsa in sogno ad un uomo
ordinandogli di costruire una grande arca raccogliendovi il seme di ogni creatura vivente. Il resto della storia
è pressoché identico a quello del racconto biblico, che, secondo l’archeologo inglese che nel 1872 tradusse il
reperto sumerico, sarebbe solo una elaborazione successiva del mito mesopotamico.
Cercando tuttavia di ricostruire la loro storia, il primo re sumero di cui si hanno notizie vagamente
attendibili è Etana, re di Kish (2800 ca. a.C.), descritto in un documento di alcuni secoli dopo come "l'uomo
che diede stabilità al paese". Dopo la fine del suo regno, un re di nome Meskiaggasher fondò una dinastia
rivale a Uruk (la biblica Erech). Nei due secoli successivi la città di Uruk divenne un importante centro
militare e le imprese di conquista dei suoi re divennero il soggetto di vasti cicli epici, che costituiscono la
più importante fonte dell'esistenza della civiltà sumera. Ad essi appartiene anche Gilgamesh. Più credibili
sono i reperti che narrano della prima dinastia di Ur, una delle tante città-stato che componevano il regno
sumerico e che si alternavano al potere attraverso una serie continua di conflitti. Dopo 177 anni di
predominio di Ur la capitale sumera sarebbe tornata ad essere Kish, ma con questa seconda dinastia Kish si
ritorna nella leggenda perché secondo le fonti i suoi otto re avrebbero regnato complessivamente per 3195
anni. Seguirono varie dinastie appartenenti ad altrettante città, delle quali non avrebbe senso parlare in
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Storia del vicino oriente antico questa sede. L’apice della civiltà sumera sembra essere stato raggiunto sotto il regno di Urukagina, che
promosse una serie di riforme volte a risanare la vita morale ed amministrativa del regno e scavò impostanti
opere di canalizzazione delle acque. Urukagina fu deposto militarmente da Lugalzaggisi (circa 2662-2638)
re della vicina città di Umma. La nuova capitale imperiale fu fissata a Uruk e con il suo regno i sumeri
raggiunsero la massima estensione territoriale; il loro impero comprendeva Assiria e Babilonia, estendendosi
ai monti Zagros sino alla catena del Tauro e dal golfo Persico sino al mar Mediterraneo. Ma a questo punto
entrò in gioco un nuovo popolo di origine semitica proveniente da regioni confinati; questa popolazione
avrebbe in poco tempo avrebbe strappato ai sumeri il controllo dell’intera regione babilonese, limitandoli via
via sempre più a sud, fino ad inglobarli definitivamente assimilandone però la civiltà. Si trattò ad ogni modo
di un processo graduale e i sumeri continuarono a predominare nel sud del paese, dove ebbero ancora
numerosi regni semindipendenti, e ancora più tardi, fecero registrare una vera rinascita, sia pure tale da
rammentare quella di un fuoco fatuo.
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Storia del vicino oriente antico 2. Definizione di semita
Chi appartiene ai popoli abitanti in ampie zone del Medio Oriente, dell'Africa settentrionale e dell'Etiopia,
con fortissime radici culturali in tempi preistorici e storici.
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Storia del vicino oriente antico 3. Mesopotamia
La Mesopotamia è la regione fertile fra il Tigri e l’Eufrate; essa si divide in Babilonia e Assiria. La prima si
estende da circa l’attuale Bagdad fino al Golfo persico, mentre la seconda da Bagdad fino alle sorgenti dei
due fiumi.
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Storia del vicino oriente antico 4. Aspetti economici e sociali dei sumeri
Come detto il regno sumero non era un’entità statale unitaria ma piuttosto un alleanza di città stato che
rimanevano unite grazie all’autorità del re. Ne consegue che il paese apparisse più compatto sotto il governo
di un re stimato e forte, come ad esempio Lugalzaggisi, e più instabile e disgregato durante le reggenze di
monarchi più deboli. Le guerre fra le città-stato per l’egemonia sono infatti una costante della storia sumera.
Questa disomogeneità politica si ritrova identica anche sul piano religioso: ogni città-stato aveva la sua
divinità protettrice; solo molto successivamente, durante il periodo mesopotamico, emerse un pantheon di
divinità ‘principali’ adorate in tutto il paese. Accadeva inoltre che i vincitori di una città assediata,
sottraessero dal tempio la statua della divinità protettrice, per trasportarla nella loro città, dove veniva
costruito un nuovo tempio per ospitarla, assicurando alla città un'altra divinità protettrice oltre a quella
patrona.
La frammentazione religiosa e politica era del resto inevitabile se si considera l’organizzazione socio-
economica sumera: la città (intesa come area urbana e contado agricolo) era il centro della vita sociale;
protetta da mura, costituiva il luogo di protezione durante le guerre, il centro religioso e di organizzazione
del lavoro. Tutto ruotava attorno al sistema cosiddetto dal tempio-palazzo: la proprietà privata era quasi
inesistente e tutte le risorse erano amministrate dall’elite del tempio, cui faceva capo, quale manifestazione
della volontà divina, la figura del Re. I sacerdoti adempivano alle funzioni rituali ma erano, almeno in
origine, anche gli ‘amministratori civili’; erano essi a distribuire le terre ai contadini e ad amministrane il
prodotto, secondo le necessità dell’esercito e del popolo. Organizzavano le scuole e formavano i tecnici
(scribi, astronomi, medici,architetti).
La base dell’economia era costituita dalla coltivazione di cereali e palme da datteri; importante doveva
essere anche l’allevamento, che forniva la materia prima per l’unica manifattura che veniva praticata su
ampia scala, quella tessile. Rilevante ma secondaria la pesca. È presumibile che tutte le attività di
trasformazione ricedessero sotto l’autorità organizzatrice del tempio-palazzo, che oltre a offrire protezione
agli artigiani, garantiva il loro approvvigionamento e lo smercio dei loro prodotti. I prodotti della terra
venivano infatti portati al tempio, dove i sacerdoti li dividevano in base alle esigenze delle varie componenti
della società (elite, guerrieri, artigiani e contadini). Lo stesso accadeva per i prodotti lavorati, dalle armi agli
utensili, che i sacerdoti del tempio distribuivano a guerrieri e contadini. Questa teoria sembra confermata -
oltre che dalla struttura edile delle città- dal fatto che non compaiano mai nei reperti accenni ai mercati,
intesi come luoghi di scambio dei prodotti. Pare ragionevole perciò pensare che tale funzione fosse svolta
dai templi.
Più complessa è la questione della terra. Sicuramente la maggior parte della terra era di proprietà del tempio-
palazzo, che la assegnava alle famiglie contadine e che ne ricavava in cambio l’ecceden-za per sfamare
l’elite, i guerrieri e gli artigiani. Ma non è possibile escludere -anzi è probabile- che le esistesse allo stesso
tempo anche una proprietà fondiaria privata, appartenete a potenti personaggi dell’elite che grazie alla loro
posizione avevano ottenuto l’amministrazione di aree terriere magari in zone periferiche del contado
cittadino (una sorta di aristocrazia). È da ritenersi comunque che si trattasse di tenute volte all’autoconsumo,
coltivate da poche famiglie contadine o da schiavi. Potevano diventare schiavi i prigionieri di guerra, gli
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Storia del vicino oriente antico indebitati, coloro che erano stati venduti dai genitori o chi aveva recato danno ad altri e non era in grado di
risarcire. Non si ha notizia di maltrattamenti verso gli schiavi e i loro figli nascevano liberi. Infine, in merito
all’organizzazione sociale, è da evidenziare la condizione della donna, che era, seppure non totalmente, di
sostanziale parità a quella dell’uomo. Non rari sono i casi di donne al vertice dell’ordinamento sacerdotale
del tempio e le fonti confermano che in caso di morte del marito, la moglie ne subentrava nei diritti,
compreso quello i vendita dei figli (a cui di solito essa è sottoposta nelle società patriarcali).
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Storia del vicino oriente antico 5. Gli Accadi
Popolazione semita con un livello di civiltà molto inferiore a quello sumero, gli accadi avevano già da
tempo disceso le alture siriane insediandosi nella pianura, dove avevano costruito un regno con capitale ad
Agade. La loro definitiva presa di potere nei confronti dei sumeri si ebbe probabilmente nel 2370, quando re
Sargon si volse contro Lugalzaggisi, riuscendo a sconfiggerlo ed impadronendosi dell’importate città di
Uruk. In poco tempo questo energico sovrano, diventato leggenda come Sargon il Grande, sottomise tutte le
città della Mesopotamia, costruendo un impero che si estendeva dalla Siria al Golfo persico e dal Mar Rosso
alle alture della Persia. Un impero enorme per i tempi, più grande anche di quello realizzato da
Lugalzaggisi, che egli divise in varie province con a capo governatori. La leggenda vuole la nascita di
Sargon misteriosa; si racconta che egli fu raccolto neonato mentre giaceva abbandonato in un canestro
trasportato dalle acque di un fiume.
A Sargon successe il figlio Rimush, che riuscì a mantenere unito l’impero paterno sconfiggendo una grande
coalizione di città sumere guidata dal re di Ur. Dopo sette anni gli succedette al trono il fratello
Manishtushu; anch’egli, nei suoi 15 anni di regno, dovette più volte affrontare ribellioni da parte delle città
sumere. Salì quindi al trono di Akkad suo figlio Naramsin, che regnò per ben 39 anni. Sappiamo che le
rivolte dei popoli sottomessi -e non solo dei sumeri- durante il suo regno furono varie ma che gli seppe
sempre vincere, sembra anzi che abbia ulteriormente ampliato i confini dell’impero. Gli successe il figlio
Sharkalisharri, anch’egli grande conquistatore. Pare tuttavia che proprio durante il suo regno, i gutei, una
popolazione montanara dell’altopiano iraniano caratterizzata da un bassissimo livello di civiltà, abbiano
progressivamente dilagato in Mesopotamia e Assiria. Al venticinquesimo anno del regno di Sharkalisharri la
sovranità imperiale era ridotta alla sola Agade e alla sua morte si aprì un periodo di anarchia tristemente
tramandato dai reperti scritti. Il grande impero akkadico era finito per sempre.
I gutei tuttavia non riuscirono ad assimilare, come invece avevano fatto gli accadi, gli elementi della civiltà
sumera, e il loro controllo sulla fertile pianura rimase debole e frammentario per tutti i 125 anni in cui durò.
Essi continuarono a vivere nell’altopiano (le fonti dicono che “il regno di Sumer fu trasportato nelle
montagne”) e da lì compivano feroci scorrerie contro le città mesopotamiche. Durante questo periodo
tuttavia alcune città sumere ritornarono a prosperare, in particolare Lagash e Ur; di questo periodo ci sono
noti alcuni nomi di principi, che pur non compiendo gesta militari sono passati alla storia per il loro
mecenatismo nel costruire templi e canali (strumenti questi ultimi in grado di assicurare grande prosperità
all’agricoltura). In particolare rimase famoso il principe Gudea, grande mecenate e a cui furono dedicati
sacrifici anche molti secoli dopo la sua morte.
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Storia del vicino oriente antico 6. Aspetti economici e sociali degli accadi
È comunemente ritenuto che l’idea di impero universale nacque in occidente per merito degli accadi.
Effettivamente Sargon realizzò quel grande impero che prima di lui, solo Lugalzaggisi, l’ultimo re sumero,
aveva prefigurato. Il grande re accade fu oggetto di venerazione religiosa dopo la sua morte, e continuò ad
esserlo anche molto successivamente, quando l’impero accadico tramontò e quello di Babilonia sorse. I suoi
successori -come abbiamo visto- portarono avanti l’idea imperiale e ne allargarono ulteriormente i confini,
in ossequio al principio -che non è mai più da allora stato abbandonato- che il compito del re, quale
prediletto di Dio, fosse quello di estendere la sua sovranità a tutti i popoli confinati, fino a comprendere tutto
il creato. Già Naramsin si proclamava “re delle quattro parti del mondo”, mentre in Cina, due millenni dopo,
Shi Huangdi -primo imperatore- realizzava l’antico sogno di unificazione del tianxia, letteralmente
traducibile come tutto ciò che sta sotto il cielo.
Per quanto riguarda l’evoluzione sociale ed economica, invece, essa appare come il logico risultato
dell’ibridazione che avvenne fra la cultura accadica e quella sumera. La famiglia si fece più marcatamente
patriarcale; l’economia divenne più capitalistica e numerosi fondi terrieri furono venduti a famiglie private
da parte dei templi, che in età sumera amministravano al proprietà collettiva. Quanto all’organizzazione
dello stato accadico, appare improbabile l’esistenza di un apparato amministrativo di qualsiasi tipo; quasi
certamente gli accadi -come i sumeri prima di loro- si affidavano a rapporti di fedeltà-alleanza fra le città, o
si limitavano a controllare tramite governatori le più importanti. Ciò pare confermato dalle numerose rivolte
che si ebbero nella Mesopotamia durante tutto l’arco di tempo che li vide dominatori, e dall’abbondanza di
fonti che descrivono l’efficienza del loro esercito. Anche la pratica di distruggere le mura delle città subito
dopo averle conquistate conferma questa tesi: le città erano legate al centro da rapporti di vassallaggio, resi
stabili dalla minaccia del potente esercito accadico.
Infine risalgono al periodo accadico le prime prove archeologiche dei rapporti commerciali fra la regione
mesopotamica e l’Oman (penisola arabica) e con l’India (la maggior parte dei sigilli indiani rinvenuti
risalgono al periodo di Sargon). Proprio sulla base dei contatti con la Mesopotamia è infatti stata ricostruita
la cronologia della fase matura della valle dell’Indo, che è stata fissata dagli archeologici fra il 2550 e il
2050 a.C.
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Storia del vicino oriente antico 7. Il periodo neosumerico
Il triste periodo di dominazione e razzie dei barbari gutei terminò intorno al 2250 quando Utukhegal,
principe della città di Uruk, organizzo una vasta lega di città sumere che riuscì infine a scacciare i gutei dalla
Mesopotamia, e che diede l’avvio al cosiddetto periodo neosumero. Un periodo che vide sorgere
nuovamente le gloriose città che prima degli accadi avevano costituito la civiltà sumera.
La cacciata dei gutei vide la prosperità tornare abbondante nel paese di Sumer (in pratica l’area della
Babilonia); Utukhegal vinta la guerra contro i barbari cominciò la costruzione dello stato. Fu però in questo
fermato da Urnammu, principe di Ur (2112-2095), che lo spodestò fondando la III dinastia di Ur. Da quel
momento la potente città divenne il centro della rinata Babilonia; il nuovo sovrano pacificò il paese e compì
grandi sforzi per ristabilirlo anche economicamente; furono costruiti nuovi templi e canali in tutto il paese;
erette le mura di Ur ed edificato il colossale ziqqurat, un gigantesco tempio ad emblema della grandezza
culturale della capitale Ur.
L’impero di Ur durò 108 anni e costituì il momento di massimo della risorta civiltà sumera, ma anche la sua
ultima definitiva apparizione; ebbe cinque re: Shulgi (2094-2047), che continuò l’opera paterna ed estese ad
Est i confini dell’impero. Anch’egli, al pari del padre, fu venerato religiosamente dopo la morte. I successivi
due sovrani, Amarsin e Shusin, furono combattenti: estesero i confini dell’impero e contennero la pressione
degli Amorrei, una popolazione semitica della Siria che compiva incursioni in Mesopotamia discendendo
l’Eufrate. Propria a causa di questi, sotto il regno dell’ultimo imperatore della dinastia, Ibbisin (2028-2004),
l’Impero di Ur iniziò a disfacersi. Il crollo avvenne infine per opera di un'altra popolazione barbara, gli
Elamiti, che assediarono e rasero al suolo Ur, saccheggiandone il tesoro cittadino. La fine di Ur non
rappresentò solo la fine della città o del suo impero: con Ur finì per sempre anche la civiltà sumera; la
Mesopotamia rimaneva in balia degli Amorrei, sprofondando in una situazione di generale anarchia.
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Storia del vicino oriente antico 8. Aspetti economici e sociali del periodo neosumerico
Il periodo neosumerico è segnato, per quanto riguarda la struttura economia e sociale, da un ritorno al
passato, e da un’evoluzione rispetto al presente per quanto concerne invece l’organizzazio-ne politica.
Durante il regno della dinastia di Ur infatti la struttura economia-sociale del tempio-palazzo riprende terreno
rispetto alla proprietà privata, con la maggior parte delle terre e della popolazione di nuovo inquadrate nella
sua organizzazione (ripristinando così la situazione precedente al dominio degli Accadi) e favorendo quindi
l’accentramento del potere economico e delle risorse. Sul piano politico però, non si verifica un analogo
ritorno alla vecchia struttura sumerica dell’impero di città-stato: l’impero di Ur è fortemente accentrato: le
città sono rette da governatori-funzionari nominati dalla capitale e non affiliati ai potentati locali. Si
mantiene insomma il sistema di potere statale istruito dagli Accadi.
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Storia del vicino oriente antico 9. Il primo impero babilonese
Gli Amorrei, che dopo la caduta di Ur erano rimasti padroni della Mesopotamia non seppero organizzare un
impero ma conquistarono il potere in diverse città e assimilarono l’elevata cultura neosumerica; i nomi dei
primi re babilonesi infatti tradiscono chiaramente un’origine amorrea. Dopo la caduta dell’Impero
neosumerico, infatti, le varie città non più assoggettate ad Ur, iniziarono a combattersi per l’egemonia. Per
molto tempo l’intera regione fu un fermento di imperi e regni, che nascevano e morivano in tempi brevi,
lasciando dietro di sé solo il segno delle fugaci conquiste e dei travagli dovuti alle troppe e continue guerre.
Fra questi effimeri imperi c’era anche quello fondato nel 1894, presso la città di Babilonia, da Sumuabum, il
re che ne eresse le mura e che ne iniziò l’espansione. Probabilmente anche l’impero di Sumuabum sarebbe
stato destinato a soccombere prima o dopo, ma la fortuna lo salvaguardò fino al 1792 quando Hammurabi,
ne divenne il re.
Fino a questa data l’Impero babilonese era rimasto una piccola entità forte nella Babilonia centrale, con
Hammurabi esso so trasformò velocemente nella potenze egemone della Babilonia arrivando ben presto ad
occupare anche l’intera Assiria. Nel momento della sua massima espansione -che fu negli ultimi anni del
regno di Hammurabi- l’Impero babilonese occupava l’intera Mesopotamia, dal Golfo persico ai confini
meridionali dell’odierna Turchia, spingendosi fino alle coste mediterranee della Siria. Questo successo fu
dovuto secondo le fonti alle grandi doti personali di Hammurabi, che si dedicò all’amministrazione del suo
impero con grandissimo impegno e capacità fuori dall’ordinario, e che fu venerato nei secoli successivi
quale sovrano leggendario, assieme a Sargon e Naramsin. Babilonia divenne il centro politico e culturale
della Mesopotamia; il suo dio protettore, Marduk, cominciò ad essere adorato in tutta la regione.
Ma la forza centralizzatrice di Babilonia fu messa sotto pressione già subito dopo la morte del grande
sovrano; il suo successore Samsuiluna (1749-1712) dovette affrontare diversi problemi: in primis un
tentativo di invasione da parte dei cassiti, una bellicosa popolazione proveniente dalle montagne orientali,
che successivamente sarebbe riuscita a stabilirsi in Mesopotamia; secondariamente le rivolte delle città
meridionali che unendosi in leghe tentarono, fallendo, di porre fine al dominio di Babilonia; e infine
l’affermarsi di un’entità autonoma presso le foci dei due fiumi chiamata Paese del mare.
Anche il successore di Samsuiluna, Abieshukh (1711-1684), dovette continuamente reggere le armi per
difendere l’integrità dell’impero, che però cominciava già a perdere alcuni dei suoi territori. Gli ultimi tempi
dell’Impero babilonese sono pressoché avvolti dall’oblio, quel che è certo è che furono principalmente i
cassiti -che avevano costituito un regno nella Babilonia meridionale- e i re del Paese del mare, a
determinarne l’inevitabile crollo, che avvenne poco dopo il 1600 a.C. ad opera però di un incursione
(peraltro senza seguito) da parte del re ittita Samsuditana. Gli ittiti avevano infatti dato vita ad un vasto e
potente impero centrato pressappoco dove oggi sorge Ankara, la capitale della Turchia. Ma di questo grande
impero parleremo nel prossimo capitolo.
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Storia del vicino oriente antico 10. Aspetti economici e sociali dell'impero babilonese
Anche l’impero di Babilonia fu accentrato, nel senso che il potere centrale nominava direttamente i
governatori delle città i quali riferivano direttamente al re. È infatti giunta sino a noi la vasta corrispondenza
di Hammurabi, che tramite continue lettere prendeva conoscenza e si intrometteva direttamente negli affari
dei suoi stessi governatori. Fu inoltre ripresa la tradizionale impostazione sumerica dello stato quale
detentore di tutte le risorse e regolatore della vita economia e sociale. Tale impostazione (che si ritrova
anche in Cina e che deriva dalle necessità di controllo delle acque), si era infatti notevolmente allentata dopo
il crollo di Ur, quando la generale situazione di anarchia aveva permesso ai privati di impadronirsi delle
risorse e della loro gestione. Hammurabi ridiede centralità allo stato sottraendo da una parte le terre ai
privati e dall’altra erodendo le prerogative della casta sacerdotale. Il palazzo divenne il centro non solo della
politica, ma anche dell’economia. Diversamente dal periodo sumero era il palazzo a distribuire le terre ai
suoi dipendenti (soldati, funzionari) ed ad organizzare le spedizioni commerciali all’estero.
Hammurabi ed i suoi successori incentrarono l’azione di governo sul controllo dei governatori, sulla
manutenzione dei canali e sulla costruzione e protezione dei tempi. I Canali erano in particolare importanti
per l’agricoltura che, nel clima caldo e secco della Babilonia, necessitava di un imponete sistema di
irrigazione; i babilonesi restaurarono ed ampliarono il vasto sistema di canali già costruito dai neosumeri.
Quanto alla protezione dei templi si trattava di un ruolo tradizionale del monarca mesopotamico, che
assicurava al re il prestigio necessario a governare.
È infine molto importante il celebre Codice di Hammurabi, giunto a noi pressoché intatto, inciso in una stele
monumentale. Si tratta di una raccolta di norme che svela il sistema del diritto babilonese e che restituisce
anche uno schema della struttura sociale di allora, basata essenzialmente su tre classi. I cittadini liberi, i
dipendenti del palazzo (che godevano di alcuni privilegi ma anche di specifici doveri) e gli schiavi, sia
pubblici che privati. Il Codice regolava i rapporti fra questi tre stati e fra essi e lo stato. Famosa è la legge
del taglione, riportata nel Codice, la quale è con tutta probabilità un elemento importato dal diritto amorreo
(in quanto si ritiene che la tradizione sumera regolasse le offese in base a contrattazioni fra le parti). Anche
se si ritiene che non sia stato un elemento inedito, il Codice di Hammurabi rimane ad oggi in primo codice
di leggi scritto promulgato da un sovrano ad uso del popolo e riveste quindi una grandissima importanza.
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Storia del vicino oriente antico 11. Il crollo di babilonia: i Cassiti
Dopo l’incursione ittita del 1595, l’Impero babilonese scivolò nel caos ed in pratica si spense. Di questa
situazione di debolezza, nella quale Babilonia non era più in grado di controllare i suoi territori, approfittò il
re cassita Agum II, che praticamente senza colpo ferire conquisto l’ormai trapassato Impero babilonese,
incorporandone i territori che, nel vuoto di potere che si era creato, non opposero resistenza ed assumendo il
titolo di Re di tutte le quattro parti del mondo. Fu Agum a riscattare dagli ittiti l’effige di Marduk (il Dio
venerato in tutta la Mesopotamia) che era stata trafugata durante il sacco di Babilonia.
Verso la metà del XV secolo (1550 circa), proprio grazie alla conquista cassita, Babilonia tornò ad essere il
centro politico della Babilonia, sia pure sotto il governo di una dinastia straniera. Assieme ai regni ittita,
mitanno ed egizio, quello cassita di Babilonia era uno dei quattro maggiori stati della regione mediorientale.
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In effetti il regno cassita di Babilonia durò per ben 450 anni; nel 1225 a.C. il re assiro Tukulti-Ninurta I
conquistò Babilonia, indebolendo il potere dei cassiti che, tuttavia, riuscirono a conservare il trono fino al
1155 ca. a.C., quando furono vinti da un altro sovrano assiro, Shutruk-Nahhunte I, che nominò re il proprio
figlio, fagocitando anche la Babilonia nel grande Impero assiro e chiudendo, in un certo senso, l’epoca dei
grandi imperi mesopotamici, ossia di quei regni che avevano come centro politico la Babilonia. Sotto
quest’ottica il regno cassita di Babilonia si configura come l’ultimo di una gloriosa tradizione: una
tradizione che parte dal primo regno sumero, ossia da quello che si ritiene abbia inventato la civiltà in
Occidente.
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Storia del vicino oriente antico 12. La caduta di Babilonia
La caduta di Babilonia nel 1595 si chiude idealmente l’epoca dei sumeri, ossia di quel mondo limitato alla
Mesopotamia, e fondato sulla lotta per l’egemonia combattuta dalle potenti città della fertile regione della
Babilonia. Ciò che seguì il crollo dell’Impero babilonese fu senza alcun dubbio una nuova epoca storica,
caratterizzata da un mondo più grande, da un estendersi degli orizzonti politico-militari: l’impero universale
non fu più quello che domina sono su Babilonia ed Assira, ma quello che dominava sull’intera grande
regione mediorientale, dall’Egitto ai monti Zagros, dal Golfo Persico al Mar Egeo. Il contesto internazionale
si allargò e divenne più complesso: da un unico grande impero mesopotamico messo in crisi da popolazioni
più o meno barbariche ai confini, si passò ad un vero e proprio sistema internazionale, con quattro
superpotenze (Egitto, Babilonia cassita, Impero hittita e Mitanni) e diverse entità minori (Fenici, Ebrei,
Assiri), sempre in lotta fra loro con le armi o con la diplomazia. Tale situazione conflittuale perdurò diversi
secoli, fino a quando gli assiri non riuscirono a sottomettere tutti i popoli della vastissima regione, nel VI
secolo.
In questo nuovo contesto la Babilonia cassita fu sempre poco dinamica. Non partecipò con l’entusiasmo
dell’Egitto o degli Hittiti al nuovo gioco internazionale: rinunciò del tutto ad una politica estera aggressiva.
Del restò si trattava di una scelta obbligata, poiché pur restando indipendente fino al XII secolo, essa era in
realtà uno stato ormai spento, privo di slancio militare; quasi a simboleggiare la sua appartenenza ad una
tradizione, quella sumera, ormai conclusa dalla storia.
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