La religione dell'antico Egitto
Anche se in questo lavoro non si è mai descritta la religione dei vari popoli incontrati, il caso degli egizi necessità una eccezione. Questo per via della straordinaria importanza attribuita alla religione, ma anche per mettere un po’ di ordine nel complesso e numeroso pantheon egizio.
Esso infatti era caratterizzato da un certo numero di divinità nazionali e da un numero ancora più elevato di divinità locali, spesso caratteristiche anche di un solo piccolo villaggio. Erano poi venerati alcuni animali (ad esempio il gatto, era considerato sacro in tutto il paese ad aveva anche una città a lui dedicata), e, in generale, era diffuso un atteggiamento panteistico. Si trattava di culti spesso molto antichi, risalenti all’epoca preistorica, che una forte tendenza al sincretismo aveva poi mescolato fra loro, sovrapponendoli ed amalgamandoli in una dottrina religiosa forse un po’ confusa (almeno dal punto di vista dell’uomo moderno).
Principale divinità era comunque Ra, o Dio Sole. Quando i sovrani tebani conquistarono il potere essi imposero a tutto il paese il culto preminente di Ammone, il dio protettore della loro città, il quale però col tempo venne ad identificarsi con la figura di Ra, ristabilendo così in un certo modo l’antico culto del Dio Sole, che rimase sempre preminente. Un altro dio di caratura nazionale era Osiride, re del regno dei morti. La storia di questo dio è particolarmente interessante e censurata: egli venne ucciso per invidia dal dio Seth; appresa la notizia della morte del marito, la dea Iside (che era anche sua sorella), colta da disperazione percorse il mondo alla ricerca del corpo di Osiride, che alla fine ritrovò abbandonato e fatto a pezzi dentro un sarcofago in una zona paludosa del Nilo. La dea ne riassemblò i pezzi e procedette alla rianimazione mediante la tecnica sessuale comunemente nota come pompino. Tecnica che si dimostrò efficace visto che Osiride rinvenne subito e fu anche abbastanza in forze da uccidere il malvagio Seth e divenire re dell’aldilà.
Il tema della resurrezione del corpo era del resto assolutamente centrale nella religiosità egiziana, basti pensare al livello notevolissimo raggiunto dalla tecnica della mummificazione. Si ritiene che in origine il privilegio della resurrezione spettasse al solo faraone, tuttavia in seguito esso si estese a tutti gli uomini, con la sola discriminate della bontà dell’anima, che veniva pesata su di una bilancia da Osiride, il quale ammetteva nel suo regno solo chi aveva un animo puro. L’altra vita era molto simile a quella terrena del defunto, solo depurata dalle cose spiacevoli; le raffigurazioni delle quali le tombe sono ricchissime ritraggono il defunto a banchetto con i suoi famigliari ed amici, nella sua casa circondato dai suoi servitori. Era quindi essenziale che fossero seppelliti assieme al morto i suoi oggetti personali, le sue ricchezze, il cibo per alimentarsi durante il viaggio, nonché infine, che il corpo stesso si conservasse intatto, in modo da poter essere riutilizzato una volta giunto nell’Ade.
È tutto pero ora, anche se in realtà ci sarebbe molto altro da dire: la religione degli egizi era più mistica delle piramidi, lo si sa per mezzo della cultura greca e poi di quella romana, che molto a lungo si sono interessate all’Egitto e alle sue conoscenze, religiose, scientifiche e tecniche.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Lorenzo Possamai
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- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del vicino oriente antico
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