Antico Egitto: il nuovo regno (1567 - 1075 a. C.)
Con Amosi l’opera di ripristino era completata ed iniziava per l’Egitto il periodo più splendido della sua storia. Il dominio degli hyksos non era infatti stato del tutto negativo; anzi, l’arrivo in Egitto dei cavalli e dei carri, nonché di altre scoperte asiatiche come il telaio verticale, la coltura dell'olivo, la lavorazione del bronzo, avrebbero permesso ai faraoni di espandersi come non mai prima di allora.
Grazie anche a queste nuove tecnologie, Amosi poté ristabilì i confini dello stato in Nubia. Poi, ottenuta al vittoria sui nemici, egli si dedicò alla politica interna, ristabilendo le strutture di governo del Medio Regno, e riprendendone anche il programma di bonifiche; seppe mantenere la propria autorità sui governatori locali grazie alla fedeltà dell'esercito. La capitale fu spostata ancora una volta a Tebe -la città natale della dinastia- ed il suo dio, Ammone, divenne il più importante d’Egitto. Un elemento di novità del Nuovo Regno fu l'importanza acquisita dalle donne, illustrata dagli alti titoli e dalle posizioni riconosciute alle mogli e alle madri dei sovrani.
Ad Amosi succedette il figlio Amenofi I (1551-1524), che estese i confini dell'Egitto in Nubia e in Palestina, trasformando il regno d’Egitto in un vero e proprio impero. Amenofi è anche ricordato perché, diversamente dai suoi predecessori che si erano fatti seppellire nelle piramidi, egli si fece tumulare in una tomba a camera scavata nelle pareti rocciose di una valle vicino a Tebe (detta poi Valle dei Re). Dopo di lui questo nuovo sistema divenne la norma e le piramidi non furono più costruite.
Con Tutmosi III (1504-1450), l’Impero egizio raggiunse la massima espansione territoriale. Questo sovrano condusse ben 17 spedizioni militari in Asia (leggi medioriente), con l’obiettivo di far diventare l’Egitto la prima potenza del mondo di allora. La più celebre è l’ottava: il faraone sbarcò in Fenicia e, attraverso la Siria, giunse al fiume Eufrate, che superò utilizzando delle imbarcazioni che aveva trasportato attraverso il deserto; dichiarata guerra al regno di Mitanni, lo conquistò; la sua vittoria ebbe così grande risonanza che i babilonesi, gli assiri e gli ittiti, che pur non si erano scontrati con il suo esercito, accettarono di versargli un tributo. Alla sua morte l’Egitto controllava stabilmente il Sud (la Nubia, fino alla quarta cataratta del Nilo) e l’Est fino all’Eufrate (cioè Sinai, Palestina, Siria e Fenicia). E con questa estensione raggiungeva probabilmente anche il primato di più grande impero mai esistito.
Si trattava del resto di un momento particolarmente favorevole: la situazione interna era stabile e, a livello internazionale, le nuove potenze non avevano ancora raggiunto un livello di sviluppo sufficiente per rivaleggiare con l’Egitto. La Babilonia cassita era confinata nella regione di Sumer; gli Hittiti attraversavano un momento di difficoltà e sarebbero diventati un impero solo nel XIII secolo; solo Mitanni iniziava la sua fioritura ma non sarebbe comunque mai stato uno stato abbastanza forte da poter competere con l’Egitto. In effetti, nei decenni successivi, quando queste potenze si rafforzarono, i successori di Tutmosi III, Amenofi II (1453-1419), Tutmosi IV e Amenofi III(1413-1371), ricorsero spesso a matrimoni diplomatici per difendere senza troppo sforzi le conquiste territoriali e mantenere la pace.
Il figlie di quest’ultimo, Amenofi IV (1372-1354), si rese protagonista assieme alla consorte Nefertiti, di una rivoluzionaria riforma religiosa, volta a limitare il potere eccessivo del clero, abolendo il culto di Ammone in favore di quello di Aton, dio del Sole; fece addirittura erigere una nuova capitale al posto di Tebe. Si trattava di un culto con caratteristiche più ‘democratiche’, che presupponevano un certo egualitarismo fra gli uomini; anche l’arte ne prese atto, cominciando a ritrarre il faraone anche in atteggiamento informali e quotidiani. Sul piano internazionale però i disordini legati alla liquidazione del clero dissidente furono colti al volo dagli hittiti, che promossero la sollevazione dei vassalli egizi in Asia: in poco tempo gli amorrei riassunsero il controllo di Siria e Fenicia, mentre Mitanni veniva spartito fra hittiti ed accadi. La riforma religiosa di Akhenaton terminò con il suo regno; gli succedette il giovane genero Tutankhamon, che riportò la capitale a Tebe e restaurò il culto di Ammone. Del regno di Tutankhamon non si sa quasi nulla: il faraone morì giovanissimo ed è noto soprattutto per la scoperta nel 1922 del suo splendido corredo funerario.
Nel 1293 salì al trono Ramesse I, che regnò fino al 1291, fondando la XIX dinastia. Gli succedette il figlio Seti I (1291-1279), che condusse campagne militari contro la Siria, la Palestina, la Libia e gli l’Impero hittita. Suo figlio Ramesse II fu uno dei più famosi sovrani egizi, anche perché il suo regno fu lunghissimo: ben 67 anni. È ricordato per la grande battaglia di Qadesh (in Siria, sul fiume Oronte) nei primissimi anni del XIII secolo, quando un gigantesco esercito egiziano si scontrò con un gigantesco esercito hittita con lo scopo di stabilire una volta per tutte la supremazia sulla Siria. Sebbene la battaglia sia celebrata come una trionfale vittoria è sicuro che essa fu più che altro un pareggio che confermò status quo. Del resto, solo vent’anni dopo, egiziani e hittiti firmarono uno storico trattato di pace, rispondente alla comune necessità di fronteggiare la nascente potenza assira.
Ma una ben più grave minaccia stava per piombare sull’intero medioriente: una popolazione semitica di origine incerta, chiamata dalle fonti egizie popoli del mare, stava invadendo l’intera regione, dissolvendo al suo passaggio regni ed imperi con incredibile facilità. L’Impero hittita ne fu completamente travolto e lo stesso avvenne per tutte le altre entità statali, assiri compresi. Solo l’Impero Egizio riuscì a contrapporsi efficacemente ai popoli del mare, ma lo scontro fu terribile e per diversi secoli dopo di esso l’Egitto rimase chiuso entro i suoi confini naturali. Ciò avvenne sotto il regno del figlio di Ramesse, Merneptah (1233-1223), e del suo successore Ramesse III. Questo è anche l’ultimo grande faraone d’Egitto: alla sua morte il paese entro in forte crisi: la perdita dell’impero e i disordini interni causati dallo scontro con i popoli del mare avevano dissestato gravemente l’economia e minato la capacità di comando del potere centrale. Iniziava la decadenza.
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Autore:
Lorenzo Possamai
[Visita la sua tesi: "Enrico Mattei, qualcuno mi sostituirà"]
- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del vicino oriente antico
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