I fenici dalle origini alla fioritura
I fenici dalle origini alla fioritura (XX circa - 1250 a.C. circa)
I fenici sono i discendenti di una delle tante popolazioni semitiche che attorno al 2500 a.C. erano giunte nell’area mediorientale e dalle quali poi germogliarono diverse civiltà. Gli avi dei fenici si stanziarono nella zona libano-palestinese, fondando già introno al 2000 diverse città lungo la costa ed acquisendo una notevole conoscenza dell’arte marinara; erano noti all’epoca con il nome di cananei. L’arrivo degli ebrei determinò una serie di conflitti a seguito dei quali i cananei di Palestina si fusero con le genti di Israele mentre quelli stanziati in Libano continuarono la vita di sempre e divennero la popolazione nota come fenici (termine greco) o sidoni (termine biblico).
I Fenici non diedero mai vita ad uno stato unitario ma furono uniti da un sistema politico simile a quello che caratterizzò il primo impero sumerico, ossia ad una lega di città-stato in cui una città assumeva per un certo periodo una indiscussa supremazia. Fra le prime è più importanti città fenicie si ricordano Arwad, Sidone, Biblo e Tiro.
Esse dovettero entrare nella sfera di influenza dei faraoni attorno al 1800 circa, quando l’Egitto si espanse fino alla Siria centro-settentrionale. Dopo il 1400 circa le città fenice dovettero godere di un periodo di relativa indipendenza, dovuto agli scontri fra egiziani ed hittiti per il controllo della Siria, che occupavano tutta l’energia della due potenze, rendendo possibile ai fenici di ricavarsi una nicchia di autonomia. Ma la vera svolta sarebbe giunta nel 1200, con le invasioni da parte dei popoli del mare, che rivoluzionarono profondamente lo scenario mediorientale. L’Impero hittita fu travolto e così le roccaforti commerciali in Siria; l’Egitto seppe resistere ma uscì stremato dalla guerra e fin quasi al X secolo non esercitò più influenza sulla Fenicia; gli ebrei non si sarebbero costituiti in uno stato unitario per altri due secoli; ma soprattutto, la talassocrazia cretese crollava in quello tesso periodo, lasciando il Mediterraneo privo di quella che era stata la “Venezia” di allora.
In questo contesto di grande vuoto di potere, le città fenice, che pure avevano subito anch’essa gravi devastazioni (gli scavi rivelano sicure tracce di incedi), si trovarono però in una situazione assolutamente favorevole alla ripresa. Anche perché potevano contare su due vantaggi naturali: la posizione del libano, al centro di diverse vie commerciali terrestri, e le grandi foreste di cedri delle sue montagne, che fornivano alle città costiere una materia prima ideale per le navi e richiestissima in tutto in tutta l’area mediorientale, e soprattutto nel ricco Egitto, dove il legname era da sempre merce d’importazione.
Non è noto quasi nulla delle città fenice, tutte le fonti sono indirette (assiri, ebrei, egizi). È certo in ogni modo che prosperarono dapprima vendendo legno ed altre merci all’Egitto, e poi estendendo al rete dei loro traffici all’intero Mediterraneo. Non avendo praticamente neppure un fazzoletto di terra da coltivare, i fenici divennero abilissimi artigiani e commercianti. Ma sopratutto erano conosciuti in tutto il Mediterraneo come validissimi marinai (e temibili pirati). A loro si deve lo viluppo della tecnica di navigazione che con pochi miglioramenti rimase inalterata sino alla fine dell’età antica. Furono i primi a praticare la navigazione notturna, utilizzando l’osservazione delle stelle ed orientandosi con la stella polare: questo consentì loro di estendere enormemente il raggio d’azione delle navi, fino a località allora difficili da raggiungere. Per molto tempo detennero il monopolio del commercio marittimo, diventando presto la flotta-a-nolo dei grandi imperi terrestri, come l’egizio e l’assiro, che rifornivano di ogni genere di merce.
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Autore:
Lorenzo Possamai
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- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del vicino oriente antico
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