Crisi sanitaria italiana alla fine della seconda guerra mondiale
Quindi dal luglio 1943 per tutto il 44 e fino al 25/4/45 (l'Italia si considera liberata) sul piano sanitario che succede? È un periodo di guerra.
In questi anni si risponde in modo differenziato al problema della salute a seconda dei soggetti presenti sul territorio italiano.
L'Italia è occupata diversamente tra nord, centro e sud.
Per ogni occupante c'è una risposta differenziata.
A sud l'esercito alleato, che si attesta sulla linea di Cassino, sui territori che ha liberato, cerca di riorganizzare il sistema sanitario creando una struttura sanitaria provvisoria gestita dall'esercito alleato, in primis inglesi e americani che organizzano come possono le strutture sanitarie; creano una struttura di coordinamento sanitario immaginando che diventerà la struttura sanitaria dell'intero paese.
Avevano proprio personale e strutture sanitarie. Ma ci sono anche le poche strutture del sud che non dipendevano da nessuno e che vanno coordinate.
Ma ci sono due concezioni opposte di sanità:
americani, basata sul privato.
inglesi, basata sul servizio sanitario nazionale.
Sono due concezioni diverse totalmente. Questo già crea confusione; nei progetti quegli degli inglesi e degli americani sono diversi.
Nel centro-nord (dal 43 è occupato dai tedeschi, c'è la Repubblica di Salò e ci sono anche partigiani). I partigiani liberano alcune zone dal di dentro e creano alcune repubbliche molto piccole in zone impervie. Dove la resistenza crea piccoli spacci di libertà si scrivono documenti su come riorganizzare la futura sanità che viene messa in pratica in queste zone.
I tedeschi hanno la loro organizzazione sanitaria. Repubblica di Salò si occupa poco.
Dal 1943 al 48 si dovrebbero mettere le basi per la riorganizzazione del servizio sanitario nazionale ma le idee non sono chiare né univoche.
Quando si ricompongono i partiti, si crea la costituente e si decide di andare alle elezioni ci si rende conto che la questione della sanità è cruciale ma complessa da risolvere.
Ci sono documenti incerti sul da fare e posizioni politiche diverse.
L'Italia ha vissuto l'occupazione e la distribuzione di gran parte dei propri territori con l'avanzare degli alleati e dei partigiani.
Anche i morti civili sono molti per la prima volta oltre quelli dell'esercito per i bombardamenti e le rappresaglie tedesche.
L'economia è in crisi, la povertà cresce, l'agricoltura abbandonata, le industrie sono rase al suolo o con difficile riconversione.
Il territorio è dilaniato, la popolazione civile è poca, povera e spesso mutilata.
Diversamente dalla prima guerra mondiale: anche bambini sono caduti sulle bombe o sono stati in una rappresaglia. Se ne fa carico Don gnocchi.
Situazione di crisi economica, politica, con problemi sociali e sanitari.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Barbara Pavoni
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- Università: Università Politecnica delle Marche
- Facoltà: Economia
- Esame: Sociologia delle aziende pubbliche e sanitarie
- Docente: Maria Giovanna Vicarelli
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