Appunti utili per l'esame - Antropologia dell'educazione - in cui ci si occupa di fornire un'ampia panoramica sulle diverse pratiche di allevamento dei figli nelle diverse culture. L'alimentazione, il sonno, lo svezzamento, il contatto fisico, visivo o verbale, i sistemi di protezione dei piccoli sono tutte componenti che variano a seconda della cultura di appartenenza e dell'ambiente dove i piccoli vengono allevate. Le donne immigrate con figli piccoli devono conciliare il sistema di riferimento del paese d'origine con quello che li ospita e non sempre le cose sono semplici. Il libro propone un'indagine su donne immigrate appartenenti a sei diversi paesi: Cina, Sri Lanka, Filippine, Marocco, Egitto, Perù, fornendo un'interessante riflessione sul tema dell'immigrazione e sulla necessità di servizi di mediazione culturale.
Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura
di Barbara Reanda
Appunti utili per l'esame - Antropologia dell'educazione - in cui ci si occupa di
fornire un'ampia panoramica sulle diverse pratiche di allevamento dei figli nelle
diverse culture. L'alimentazione, il sonno, lo svezzamento, il contatto fisico,
visivo o verbale, i sistemi di protezione dei piccoli sono tutte componenti che
variano a seconda della cultura di appartenenza e dell'ambiente dove i piccoli
vengono allevate. Le donne immigrate con figli piccoli devono conciliare il
sistema di riferimento del paese d'origine con quello che li ospita e non sempre
le cose sono semplici. Il libro propone un'indagine su donne immigrate
appartenenti a sei diversi paesi: Cina, Sri Lanka, Filippine, Marocco, Egitto,
Perù, fornendo un'interessante riflessione sul tema dell'immigrazione e sulla
necessità di servizi di mediazione culturale.
Università: Università degli Studi di Perugia
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Pedagogia
Esame: Antropologia dell'educazione - III modulo: la
cultura come ritualità legata alla nascita, saperi
allevanti, pratiche di cura dell'infanzia.
Docente: Faltieri
Titolo del libro: Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi
di cura.
Autore del libro: AA.VV.
Editore: Franco Angeli
Anno pubblicazione: 20021. Radicamento dell'immigrazione
La presenza di bambini stranieri nel nostro paese rappresenta il segnale che il fenomeno migratorio sta
cambiando molto. Da fenomeno legato soprattutto all’emergenza e all’assistenza si è passati a forme di
radicamento e stabilizzazione di medio/lungo periodo. Avere un figlio nel paese di accoglienza e crescerlo
in questo nuovo contesto modifica profondamente la storia familiare e la indirizza verso nuove forme di
appartenenza, verso progetti che riguardano il qui ed ora.
Sono madri e padri che hanno altre origini ma condividono le stesse preoccupazioni, gioie, ansie di chi è
genitore. Il libro presenta una ricerca partecipata condotta con le mediatrici culturali e madri immigrate
provenienti da diversi paesi sui modi di cura dei bambini fra zero e tre anni e propone anche progetti
concreti e suggerimenti per sostenere la funzione genitoriale nel paese di accoglienza e creare dei servizi
calibrati sulle loro esigenze attraverso progetti educativi interculturali che inzino a partire dai più
piccoli.“Occuparsi di neonati e bambini non è un lavoro per una persona sola. Chi fornisce le cure deve a
sua volta ricevere cure e assistenza” J. Bowlby, 1988.
La presenza di adulti stranieri da l’idea di provvisorietà, senso di passaggio; la durezza delle condizioni di
vita, la solitudine, il distacco con i familiari sottende ad un progetto di rientro: per i bambini non è così. La
nascita dei figli e la costituzione/ricomposizione delle famiglie fanno intravedere progetti basati sulla
continuità, la stabilizzazione. Sono i bambini stessi attraverso il loro bisogni di cura e di attenzioni educative
a costringere i genitori ad uscire da una sorta di invisibilità sociale che forse prima li rappresentava, a fare i
conti con la memoria, l’identità, la trasmissione culturale tra le generazioni a ridefinire il futuro e la propria
storia entro i confini di una storia familiare. La loro presenza è anche occasione per interrogarci sulle
modalità di cura dei più piccoli per esplorare il tema del maternage.
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura 2. Ricerca sulle cure dei bambini immigrati
Fare ricerca sulle modalità di cura dei bambini immigrati fra zero e tre anni significa anche svelare le
dimensioni affettive e progettuali dei servizi educativi che si richiamano invece spesso a logiche di
assistenzialismo/contenimento e ristabilire con le donne coinvolte una condivisione paritetica del mondo
dell’infanzia. I temi di questa ricerca sono stati:
- Auto percezione e rappresentazione dei bisogni di cura dei bambini
- Soluzioni adottate, forme di auto-organizzazione, reti di aiuto
- Confronto fra le pratiche di cura
- Proposte per un sistema di servizi attento alla dimensione culturale.
La metodologia della ricerca invece riguardava: focus group con le mediatrici culturali appartenenti a sei
gruppi nazionali e interviste su un campione di 38 donne immigrate provenienti da:
- Filippine
- Perù
- Egitto
- Marocco
La scelta di queste nazionalità dipende dal fatto che queste erano residenti in percentuale maggiore tra
Milano e provincia.Non si possono riunire sotto l’unica categoria “immigrazione” più persone che si
differenziano per specificità importanti legate alla propria storia personale, familiare, sociale, culturale. Già
alla base della partenza risiedono motivi diversi: si può decidere di emigrare per motivi economici, politici
per il ricongiungimento familiare o per sfuggire a ruoli tradizionali ritenuti ormai inaccettabili.
Generalmente le donne, almeno in questa ricerca, sono più regolari dal punto di vista giuridico perché
inserite in un contesto lavorativo che offre più possibilità di collocamento, quello domestico. Raramente le
donne partono all’avventura allo sbando, la loro presenza qui si colloca entro ruoli e spazi sociali ben
definiti e condivisi. L’immigrazione familiare sta aumentando e si sta modificando profondamente: si pensi
che nel 1993 i bambini nati Italia erano 7.000 mentre nel 2000 se ne sono contati 25.916. Inoltre le persone
immigrate si stanno spostando dai centri urbani come città e capoluoghi a centri decisamente più piccoli,
segnale questo che indica la volontà di ripensare il proprio progetto migratorio in termini di stanziamento
medio - lungo. Ma ad aumentare sono anche i figli nati fuori dal matrimonio ed i nuclei monoparentali.
L’arrivo nel paese ospitante è ricco di situazioni diverse, nuovi contorni del sé e del mondo in cui si vive.
Ad esempio molte culture come quella araba- magrebina tende a vedere la gravidanza e il puerperio la
nascita come un affare esclusivamente femminile mentre al contrario nel nuovo contesto queste donne
devono necessariamente appoggiarsi ai mariti per l’accesso ai servizi data la loro precedente presenza sul
territorio (le donne arrivano per il ricongiungimento) quindi la migliore capacità di esprimersi in una lingua
straniera. Ma spesso non si riflette sull’importanza di tale dato: quante domande restano mute o inespresse
perché mettono a dura prova un differente senso del pudore e quindi sono causa di imbarazzi ?(Ivi pg 25)
sono iniziative, saperi e segreti che nel loro paese di origine appartengono all’universo femminile di madri,
sorelle, suocere..in una continuità di legami che rassicura e funge da contenitore affettivo ed esperto. Non a
caso un tema ricorrente nella maternità vissuta da immigrate è proprio quello della solitudine e
dell’isolamento esperito durante la gravidanza e il parto e l’impossibilità di condividere con qualcuno, con
un contenitore affettivo ansie, paure e sogni (pg26) “ non si può diventare madri senza avere accanto la
propria madre” dice una donna egiziana intervistata. La presenza della madre infatti assicura la continuità
dei legami e il passaggio dei saperi, protegge dai timori e dai rischi (ibidem). Per molte donne l’avere un
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura bambino fa parte integrante del proprio progetto migratorio. Sono donne che sono partite per raggiungere i
propri mariti con il ricongiungimento familiare ma qui senza un figlio non hanno scopi, obiettivi. Nei paesi
di origine, soprattutto quelli arabi- magrebini, aspettare un bambino, soprattutto se maschio, non solo
rafforza la propria identità di donna adulta e la rende degna di rispetto assegnandole un ruolo privilegiato
all’interno della coppia e della famiglia ma tale insieme di significati si vanno ad ampliare nel contesto
migratorio. Infatti avere un bambino nel paese di accoglienza diventa un vero e proprio ancoraggio perché
legittima la presenza in terra straniera, aiuta a sopportare il senso di sradicamento e solitudine a tal punto che
non avere un bambino in tempi brevi crea angoscia e depressione (ivi pg.26) .di seguito le esperienze di
donne immigrate appartenenti a sei gruppi etnici: filippine, peruviane, egiziane, marocchine,cinesi e
singalesi.
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura 3. Le mamme filippine immigrate
Tra il 1976 ed il 1985 arrivano donne sole con regolare contratto di lavoro; sostenute da strutture religiose-
la chiesa cattolica ha rappresentato e continua a farlo un punto importante di riferimento e di aiuto al
momento di arrivo nonché un luogo di aggregazione e orientamento permanente. Il tasso di scolarità è molto
alto, ci sono anche laureate emigrate perché nei loro paesi gli stipendi erano troppo bassi. Si recavano in
grandi città e allo scadere del contratto o tornavano a casa o si spostavano sul territorio. I contratti di lavoro
prevedevano in questa fase che la colf lavorasse continuativamente in casa per cui coabitava con i datori di
lavoro. Questo significava un sostanziale isolamento della donna e una mancanza di spazio fisico per se e
per gli eventuali figli. I figli infatti rimanevano con le donne anziane a casa, nelle filippine; sono le donne
adulte e anziane della famiglia a permettere la migrazione di quelle più giovani perché si prendono cura dei
loro figli si occupano della loro custodia, dell’allevamento e dell’educazione nonché della gestione delle
risorse monetarie inviate. Le donne della prima generazione rappresentano le pioniere, lo zoccolo duro
dell’immigrazione filippina perché hanno portato anche alla costituzione di associazioni, enti di tutela e
organizzazioni sindacali rappresentando una fondamentale rete di scambio di informazioni. Queste donne
assunsero un ruolo fondamentale nel sostegno economico alla famiglia di origine dove gli uomini
rimangono sullo sfondo: al contrario di altre culture in quella filippina è la donna a partire in cerca di
migliori condizioni di vita.
Tra il 1985 ed il 1990 : il flusso migratorio si intensifica, le nuove arrivate sono accolte nel nuovo paese da
quelle vecchie. Iniziano ad arrivare anche gli uomini che trovano nel reticolo femminile la soluzione ai loro
problemi economici: mariti, fratelli, figli e nuove famiglie si creano. Il rovescio della medaglia è che questa
diversa concezione della migrazione fa sentire l’uomo in condizione di dipendenza dalla donna comportando
una sostanziale regressione, inferiorità, perdita del ruolo e del prestigio sociale e familiare dovuto all’uomo.
Per questo spesso il ricongiungimento può configurarsi come un problema: la presenza del coniuge richiede
un raggiustamento dei ruoli, un confronto tra l’immagine dell’altro mantenuta durante il distacco e quella
reale. Con il prolungarsi del tempo della migrazione il bilancio degli investimenti simbolici, affettivi e
economici tende a spostarsi sul qui ed ora, suggerendo nuovi comportamenti. Se è vero che i piccoli
venivano e vengono tuttora affidati alle cure delle donne della famiglia nel paese di origine è anche vero che
in questa seconda fase con un miglioramento delle condizioni lavorative di passaggio da domestica fissa a
domestica a giornata o part time ha implicato la possibilità di avere una casa per sé, avere marito e figli e la
cosa più importante, la loro istruzione. Le pioniere hanno favorito l’ingresso in Italia di sorelle, zie, cugine,
cognate ecc laddove il loro arrivo è stato sicuramente più facile data la presenza delle vecchie connazionali.
Per le filippine non esiste il problema della solitudine perché c’è una rete diffusa di solidarietà consolidata
attorno a diversi fattori di aggregazione, in primis la chiesa. Fase attuale: l’unica occupazione possibile in
Italia sembra essere la domestica che rappresenta altresì uno status symbol per la medio alta borghesia
italiana. Esse però hanno generalmente un tasso di scolarità molto elevato per cui spesso le loro aspettative
vengono disilluse; ma in Italia il bisogno di questi lavori è molto forte e si sta valutando il fatto che tale
domanda dipenda da una carenza del sistema dei servizi alla persona. Tra i filippini sono anche diffuse le
famiglie monoparentali in ogni caso tutte le donne sono lavoratrici e sono emigrate per prime.
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura 4. Le mamme peruviane immmigrate
Anche il Perù ha visto un primo flusso migratorio di donne con figli ma senza il compagno perché divorziate
o separate; emigravano sole senza i propri bambini che affidavano alle famiglie di origine. In un secondo
momento hanno richiamato sorelle, parenti, amiche. Donne forti nelle scelte, nelle capacità decisionali
eppure così fragili, legate all’uomo la cui parola ha una rilevanza fondamentale, fosse anche solo per salvare
la faccia. Fa i peruviani l’aggregazione di tipo comunitario è indefinita e sporadica anzi a volte preferiscono
proprio discostare dai propri connazionali; hanno un immagine svalorizzata del proprio gruppo. Tutti i
problemi vengono risolti in famiglia.
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura 5. Le mamme egiziane immmigrate
Al contrario dei primi due esempi le donne egiziane hanno più che altro subìto la decisione del loro viaggio:
l’arrivo in Italia è dettato dalla necessità di stare vicino al coniuge. La loro partenza coincide con il cambio
di ruolo: spesso emigrano subito dopo essersi sposate. Lo sposalizio può derivare da un rapporto di
consanguineità o vicinato che legava le due famiglie, sulla base di un contratto stabilito con un emigrato che
torna saltuariamente nel paese di origine con la famiglia della sposa, oppure per frequentazione dei giovani.
Avere un figlio subito è un imperativo categorico, a cui nessuna di loro si è sottratta. Spesso lasciare il
proprio paese per raggiungere il marito in terra straniera significa anche perdere il lavoro. Mentre nel loro
paese esse, avendo studiato avrebbero potuto avere cariche di impiegate nel pubblico impiego, la situazione
è molto più complessa all’estero per diversi motivi: le occasioni di lavoro riguardano quasi esclusivamente
impieghi ritenuti dequalificanti e umilianti (lavoro domestico, pulizie). Per questo uomini e donne
concordano nel rifiutare questo tipo di lavoro; inoltre c’è il fatto che il marito ritiene inqualificabile che la
moglie possa partecipare al sostentamento suo e della famiglia intera perché a tutto ciò deve badare lui. In
Italia quindi quasi tutte fanno le casalinghe anche se in una condizione di forte isolamento e solitudine.
L’esigua minoranza che ha un impiego non partecipa alle spese della famiglia: i soldi guadagnati dalla
moglie sono per lei o un di più.
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura 6. Le mamme marocchine immmigrate
Le donne marochhine intervistate hanno in comune con le egiziane la stessa appartenenza all’islam. Anche
loro sono giunte a seguito del marito o del fratello. Ma a differenza delle egiziane sono giunte non subito
dopo il matrimonio ma in un secondo momento insieme ai figli. La ricomposizione del nucleo familiare in
terra straniera non è affare da poco. Esso comporta non solo la gioia del ritrovarsi dopo anni di separazione
ma anche un profondo raggiustamento della propria vita. Significa fare i conti con il senso di estraneità e di
diffidenza che può essersi sedimentato durante il periodo del distacco, ricostruire un equilibrio familiare
mutato, adattarsi alle aspettative del coniuge e al tempo stesso adattarsi al nuovo ambiente.
Tradizionalmente il padre occupa il ruolo dell’autorità mentre la madre quello dell’affettività; con l’assenza
del padre vengono a mancare i ruoli di autorità e potere che la donna non può sostituire. Pertanto l’immagine
di se ne risulta profondamente modificata anche perché magari con la lontananza dei mariti le mogli
immigrate hanno potuto sperimentare maggiore autonomia e libertà e c’è il rischio che possano scontrarsi
con una visione cristallizzata del marito, derivante da rappresentazioni più tradizionali che questo ha
mantenuto. Tra gli egiziani e i marocchini è diffusa la famiglia allargata ed è la donna casalinga ed emigrata
a congiungersi al coniuge.
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Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura