Appunti lezioni del prof. Giovanni Leone. Temi trattati: socializzazione, leadership, globalizzazione, devianza, norme sociali, Mutamento sociale, mobilità sociale.
Manuale di Sociologia
di Alessia Chiovaro
Appunti lezioni del prof. Giovanni Leone. Temi trattati: socializzazione,
leadership, globalizzazione, devianza, norme sociali, Mutamento sociale,
mobilità sociale.
Università: Università degli Studi di Palermo
Facoltà: Economia
Titolo del libro: Manuale di Sociologia
Autore del libro: Giovanni Leone
Editore: Kalòs
Anno pubblicazione: 20091. Introduzione alla sociologia
Il termine sociologia significa “studio scientifico della società”.
Definizione di società. La società è dunque oggetto di studio della sociologia. La definizione di società può
variare secondo quale sia l’elemento di essa (popolazione, cultura, organizzazione, etc) che lo studioso mette
in primo piano. Una società, ai fini dell’analisi sociologica, può essere considerata come un sistema assai
complicato di azioni e reazioni, effettuate da molteplici soggetti (individui, famiglie, gruppi, associazioni,
etc) in cui tutte le componenti sono strettamente collegate tra loro. Spiegare un tale aggrovigliato intreccio è
il compito principale della sociologia.
Elementi della società.
Se esaminiamo gli elementi costitutivi di una società vediamo che il concetto di società si può riferire ad un
qualsiasi gruppo, qualora si verifichino quattro fondamentali condizioni:
- che il gruppo viva in un determinato territorio;
- che i membri o almeno la maggior parte di essi nascano all’interno del gruppo;
- che i rapporti sociali esistenti tra i componenti del gruppo creino all’interno di esso una struttura
- che il gruppo sia culturalmente autosufficiente.
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
Manuale di Sociologia 2. Definizione del termine "cultura"
La caratteristica dell’uomo non si trova nell’esclusività del dono della cultura, intesa come una serie di
comportamenti appresi e trasmessi socialmente, ma piuttosto nella capacità di sviluppare le potenzialità
culturali a livelli elevati. La società umana infatti ha avuto uno sviluppo più profondo di quello delle altre
società animali determinando perciò una grande differenza tra la società primitiva e quelle moderne.
Nel suo significato sociologico per cultura si intende l’insieme complesso che include la conoscenza, i
valori, le credenze, i costumi, i principi, la morale, le regole, il diritto, l’arte, e ogni altra capacità e abitudine
acquisita dall’uomo come membro della società. Essa è considerata come un organismo comune ad ogni
società umana. La caratteristica principale di ogni cultura è la sua esistenza “super-individuale” nello spazio
e nel tempo.
Elementi della cultura: elementi conoscitivi(es conoscenze che permettono la loro sopravvivenza), credenze
(es ciò che si riferisce alle fedi religiose), valori (principi di orientamento comunemente accettati), simboli
(segnali che indicano l’esistenza passata presente o futura di una cosa un evento o una condizione, possono
essere naturali e artificiali).
esistono inoltre forme culturali, comportamenti, valori, aspirazioni che differiscono a secondo il ceto sociale.
Una cultura quando è complessa, (“avanzata”) presuppone l’acquisizione della scrittura, la divisione del
lavoro, l’esistenza di città e di tecnologie sviluppate, un approfondimento dei problemi artistici, politici,
religiosi, filosofici, Questo tipo complesso di cultura si è solito farlo coincidere con la cosiddetta “civiltà”.
L‘eredità culturale. L’insieme dei modelli di comportamento e dei simboli che un individuo riceve dal
gruppo sociale di cui fa parte, costituisce essenzialmente l’eredità culturale. Gli uomini sono sempre
culturalmente debitori verso le generazioni passate.
Anche la personalità è influenzata dalla cultura. Certi comportamenti, considearti caratteristici della natura
umana, non sarebbero naturali, ma condizionati dall’ambiente esterno, cioè dalla eredità culturale che
influenza profondamente l’esistenza dell’individuo al di là del suo consapevole controllo.
La cultura può essere anche definita come “memoria collettiva” dell’umanità. Così come avviene nella
memoria individuale, la cultura dimentica tutto quello che non ha trovato conferma nella realtà: si forma in
questo modo quell’insieme di esperienze selezionate dalla pratica storica di molte generazioni e di cui la
nuova entra in possesso, costituendo il punto di partenza per le sue esperienze.
Aspetti della cultura.
Si fa distinzione in genere fra:
* cultura immateriale (un’opera d’arte, una casa, etc) e immateriale (i costumi, le abitudini, etc);
* cultura diretta (un individuo vivendo insieme ai membri di un gruppo ne recepisce la cultura) e indiretta
(ricezione per via indiretta; es. lettura di un libro);
* cultura esplicita (consiste in tutti quegli aspetti di cui i membri della società sono consapevoli e che sono
immediatamente riconoscibili) e cultura implicita (consiste in forme mentali che influenzano il
comportamento ed il pensiero, ma che non sono comunemente verbalizzate e riconosciute. Coloro che
condividono una cultura sono cosi immersi in essa che ne accettano certi assunti inconsapevolmente per cui
accade che gli aspetti della cultura implicita siano riconosciuti più facilmente da individui provenienti da
altre culture).
Le aree culturali. Luoghi all’interno dei quali si esaurisce la validità di una determinata cultura. Il concetto
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
Manuale di Sociologia di area culturale è un artificio sociografico ed è essenzialmente statico anche se col passare del tempo le aree
possono cambiare dimensione o scomparire.
Le piccole aree culturali esercitano una influenza sul comportamento umano.
L’integrazione culturale. La cultura è un fatto reale ed obiettivo in cui l’individuo si ritrova immerso e da cui
riceve imperativi categorici, così come li riceve dalle leggi naturali.
Per quanto riguarda la coesistenza delle diverse culture e la loro integrazione, le culture possono mescolarsi
in quasi tutti i gradi (es civiltà greca classica r la civiltà giapponese). E’ possibile che per ogni cultura la
maggior parte del contenuto sia di provenienza esterna, anche se assimilato in un tutto che funziona in un
modo più o meno coerente ed è sentito come unitario.
La subcultura. La subcultura costituisce una parte della cultura totale di una società da cui si differenzia per
certi aspetti. Questa differenza non è mai stata ben definita, cioè ancora non è ben chiaro fino a che punto un
sistema di modelli culturali debba essere diverso per dar luogo a una subcultura. Alcuni studiosi indicano i
gruppi etnici come produttori di subcultura, altri vi aggiungono anche le categorie professionali, gli
adolescenti, i delinquenti, etc.
Si potrebbe far coincidere la differenza tra cultura e subcultura con quella tra gruppo e sottogruppo. Ogni
sottogruppo tende a crearsi una propria subcultura che in parte integra la cultura generale. A volte si ha un
costante scambio tra i due sistemi culturali; in altre circostanze i contrasti sono molto accentuati (in questo
caso non è più esatto parlare di subcultura ma di controcultura.
La controcultura. (subcultura negativa) Il termine indica quella subcultura che rifiuta certi valori e certe
regole sociali della cultura dominante, sviluppandone di contrari. (i valori della controcultura possono
influenzare o sostituire quelli dominanti).
La cultura di massa. La cultura di massa è quella che si determina per la trasmissione e la diffusione ad un
gran numero di di individui di contenuti simboli e forme di comportamento da parte dei cosiddetti mass
media cioè da tutti quei mezzi tecnici e quelle istituzione come la stampa, il cinema, la radio, la televisione,
che servono per la comunicazione.
I mass-media sono un fenomeno tipico della società moderna con un alto grado di industrializzazione e
portano alla standardizzazione della cultura, che può essere monopolizzata e strumentalizzata dalla
minoranza che detiene il potere, per cui le comunicazioni che l’individuo riceve possono risultare a senso
unico.
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Manuale di Sociologia 3. La socializzazione
La formazione del sé sociale.
La socializzazione è un processo che accompagna l’uomo per tutta la durata della sua vita. Attraverso questo
processo l’uomo assorbe la cultura del suo ambiente, apprende il proprio ruolo all’interno del gruppo sociale
cui appartiene e si integra in questo.
Durante i primi anni il bambino impara la maggior parte dei modelli basilari di comportamento della sua
società. Questo è il periodo della socializzazione primaria, la prima e probabilmente la più importante parte
del processo di socializzazione. In ogni società la famiglia sostiene la principale responsabilità della
socializzazione primaria. Nel suo ambito il soggetto interiorizza i valori, la subcultura, lo stile di vita che lo
prepareranno ad affrontare l’ambiente esterno.
Quando il bambino entra nella società più ampia inizia la socializzazione secondaria, durante la quale egli
apprende da una più vasto numero di persone e di istituzioni.
La formazione della coscienza.
Perché la società funzioni efficacemente i suoi membri devono imparare le norme e i valori, ma la semplice
conoscenza della cultura della propria società non significa necessariamente che le persone agiscano di
conseguenza: lo fanno se effettivamente vogliono conformarsi alla propria cultura.
Durante la socializzazione primaria entro la famiglia molti bambini non solo imparano le norme e i valori di
base della propria società ma sviluppano una coscienza che è quasi come un “poliziotto interiore” che
previene o punisce il comportamento deviante dai modelli accettati, con sensi di colpa e rimorsi (“voce della
coscienza”). Il comportamento del bambino sarà quindi guidato da controlli interni. Una volta stabilito un
legame emotivo con i genitori, il bambino adotta le norme e i valori trasmessi e sviluppa sensi di colpa al
pensiero di dover deviare al comportamento approvato.
La legge della Priorità.
La legge della Priorità sottolinea come il soggetto abbia la tendenza ad orientare la scelta relativa ai suoi
comportamenti anche sotto l’influenza dell’esperienza dell’età passata. Ciò dimostra come i primi anni di
vita dell’individuo lasceranno in lui un’impronta che durerà nella sua vita futura.
Specialmente nell’infanzia, la cultura di un gruppo penetra l’individuo che via via prende coscienza del suo
ruolo nella società. L’individuo prende coscienza di se stesso tramite l’atteggiamento e il comportamento
degli altri: con l’interpretazione dei ruoli sociali costituisce il sé sociale. Una teoria abbastanza diffusa
sostiene che specialmente nei primi anni di vita vengono assunti dall’individuo, come propri modelli, quelli
offerti da coloro che gli mostrano particolare affetto; secondo un’altra teoria, il processo d’imitazione si
svolge assumendo come modelli quelli offerti dagli individui più rappresentativi che godono di particolare
considerazione.
Le agenzie di socializzazione
A differenza delle epoche precedenti, nel processo di socializzazione alla famiglia si affiancano altri agenti
di socializzazione quali la televisione, i giornali, le associazioni, la scuola, i gruppi di divertimento, il
sindacato, etc che completano, e spesso sostituiscono la famiglia nel processo di socializzazione.
La socializzazione è un processo che non è limitato ad un solo stadio della vita di un individuo, ma al
contrario continua anche durante la vecchiaia: le persone anziane, di fronte ai mutamenti sociali devono
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Manuale di Sociologia promuovere il loro riadattamento per evitare l’isolamento.
In definitiva si può dire che tramite i processi educativi che spingono a conoscere ed accettare i ruoli, le
posizioni sociali e i dover nell’ambito di una società, la socializzazione svolge nell’ambito della società una
funzione di particolare rilievo che è quella di esercitare un controllo sociale sugli individui.
L’identificazione del genere.
Il processo di socializzazione di una società e la cultura trasmettono anche l’identificazione dei ruoli sociali
riferiti al genere maschile e femminile. Per secoli la donna è stata ritenuta inferiore all’uomo; solo di recente
le donne hanno iniziato a conquistare una graduale parità con l’uomo. Ciò ha prodotto dei cambiamenti
sociali che hanno modificato parecchi modelli culturali.
L’influenza dell’ambiente.
K. Lewin sottolinea che il comportamento umano va messo in relazione con l’ambiente fisico e sociale in
cui l’uomo vive. G.H. Mead sostiene che il mondo psichico non è a priori ma si costituisce tramite
l’interazione, il comportamento, il linguaggio, la società a tal punto ceh il privato si può spiegare risalendo
al sociale, cioè all’influenza del mondo esterno. Anche se alcuni autori tengono a precisare che la
socializzazione non può cancellare tutti i tratti fondamentali della personalità che abbiamo fin dalla nascita
(dibattito eredità-ambiente). In realtà i fattori “eredità” e “ambiente” sono strettamente interrelati e
inseparabili: non siamo il prodotto né dell’eredità né dell’apprendimento, ma della complessa interazione tra
i due fattori. La chiave per comprendere l’interazione tra eredità e ambiente è la socializzazione in cui
biologia e cultura si incontrano e si confondono.
Fino ad oggi la scienza non ha trovato dei geni la cui influenza sulla personalità sia provata; tuttavia di pensa
che un’influenza genetica esista. Molti aspetti della personalità (come l’intelligenza e le capacità artistiche)
sembra che siano in parte influenzati da fattori ereditari. Tuttavia questi fattori costituiscono solo un
potenziale di base che le persone imparano a sviluppare in ambiente sociale ed è principalmente la loro
esperienza sociale che determina se questo potenziale sarà realizzato o andrà perduto.
L’uomo eterodiretto.
Il sociologo americano Riesman a proposito dell’influenza dell’ambiente sull’individuo, ha contrapposto
all’uomo autodiretto l’uomo eterodiretto (di personalità priva di autonoma capacita di elaborazione e le cui
scelte comportamentali sono a tutti i livelli influenzate dall’esterno). questi, secondo Riesman ha una
spiccata facoltà di percezione per quanto concerne gli orientamenti espressi dal suo gruppo e informa il
proprio comportamento alle norme condivise dal gruppo stesso. il moderno uomo eterodiretto cerca così nel
gruppo consenso e protezione e la sua paura è legata all’idea della disapprovazione del gruppo e
all’eventuale isolamento.
A differenza di quello autodiretto, l’uomo eterodiretto trova all’esterno, già confezionati, i modelli di
comportamento; non trova un’autonomia comportamentale, tralascia la vocazione interiore, mortifica lo
spirito critico favorendo il conformismo intellettuale e rischiando così la manipolazione resa oggi più
sofisticata dai mezzi che la tecnologia più avanzata mette a disposizione.
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Manuale di Sociologia 4. Lo status e il ruolo
Ogni società è caratterizzata da un insieme di status e ruoli.
Per status si intende la posizione occupata in un sistema sociale da un individuo, da una famiglia o da un
gruppo. Esso determina dei doveri e dei diritto ed influenza la natura e l’estensione dei rapporti con gli altri.
(esempi di status le posizioni di studente, figlio, marito, medico, musicista etc). Il contesto familiare è la
determinante più significativa dello status di una persona nella società. I soggetti che compongono il nucleo
familiare appartengono allo stesso gruppo razziale o etnico e di solito alla stessa confessione religiosa e
classe sociale.
Ognuno è titolare di uno status e ogni individuo possiede più di uno status. La maggior parte degli status
sono determinati dall’istruzione, dalla proprietà, dalla professione.
I sociologi distinguono questi due tipi di status. Lo status ascritto non è determinato dalla capacità di un
individuo di ricoprire certi ruoli, ma è di solito assegnato per eredità. (es: il sesso, l’età). Esempi di status
acquisito sono invece dati dal successo scolastico, da certe professioni, dalla capacità sportiva, dalle
posizioni di marito/moglie.
Il ruolo consiste in un sistema d’azione che ci si attende dagli appartenenti a un determinato status. Ogni
ruolo è collegato a una corrispondente controposizione; ruolo è quindi un termine relazionale. Quindi,
mentre lo status rappresenta un messo di identificazione (la parte statica della posizione sociale, cioè
l’etichetta), il ruolo costituisce il suo aspetto dinamico.
L’insieme di ruoli. Molti ruoli possono coesistere in uno stesso individuo. Le aspettative tra una posizione
centrale ed una serie di controposizioni costituiscono l’insieme di ruoli.
Status chiave. Indipendentemente dalla qualità e dalla quantità delle posizioni che un individuo occupa in
una società, egli ha sempre uno status-chiave che costituisce la sintesi dei modelli di condotta. Tutti gli
status di una persona si fondono, in termini di stima sociale, in quello che è in un determinato momento, il
più rilevante. (es. carica in Parlameto)
Simboli di status. Lo status spesso è associato concetti di prestigio, di preminenza sociale, di autorità. In
ogni società esistono sistemi di “onori” che esprimono il valore sociale mentre l’acquisizione di beni visibili,
caratteristici dello stile di vita di un gruppo considerato di rango superiore, ha introdotto il termine simboli
di status. Oggi il singolo è sottoposto all’esame di persone che non hanno altro mezzo per giudicare la sua
rispettabilità se non l’osservazione dello sfoggio di beni che egli è in grado di fare. E così la società dei
consumi determina la grande importanza dei simboli di status, favorendo il cosiddetto “sciupio vistoso”, con
la conseguenza di creare spesso tensioni tra gli individui.
Relatività degli status. Da tutti gli status deriva un insieme di diritti e doveri che possono variare non solo da
una società all’altra ma anche all’interno di una stessa società.
Non sempre poi c’è poi una costante relazione tra prestigio derivante da un certo status e la ricompensa
materiale che se ne ricava. La ripartizione degli status dipende anche da quella dell’autorità e del potere.
Inoltre, da tutte le posizioni sociali possono derivare valori positivi: anche gli status generalmente
condannati dall’opinione pubblica o dalla morale corrente possono avere un loro valore.
Gruppi di status. Gli uomini giudicano se stessi e si collocano “più in alto” o più in basso nella scala sociale
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Manuale di Sociologia secondo come è concepito il prestigio sociale. L’idea della differenza di altezza sociale deriva dai principi
propagandati dalla cultura prevalente che gli individui fanno propria.
Nelle nostre società si privilegiano i rapporti tra pari, mentre sono considerati meno onorevoli quelli con
appartenenti a ranghi inferiori. E’ in tal maniera che specialmente nelle piccole società si formano dei gruppi
di status saldati da vincoli sociali e formati da individui pari tra loro. Nelle grandi città non si avverte in
maniera decisa la presenza di gruppi di status però anche qui gli uomini sono divisi secondo il criterio della
stratificazione, cosa che tende a delimitare gli ambienti in cui un individuo si muove e sotto la cui influenza
agisce.
Immagine di se stesso. Tutti adeguando il proprio comportamento all’immagine di se stessi che si vanno
formando; questa immagine è in larga misura quella che ciascuno ha della propria collocazione rispetto agli
altri. E’ una componente molto importante della personalità individuale in quanto determina in maniera
notevole la scelta tra le norme e i fini offerti dalla società. L’immagine di se stessi si sviluppa e cambia a
misura che l’individuo, grazie alle sue esperienze sociali, prende coscienza di ciò che ci si attende da lui e
impara a conoscere come è valutato dagli altri. L’immagine di se stesso che l’individuo va maturando si
forma sull’immagine che gli altri hanno di lui e che esprimono con il loro consenso e con la loro
disapprovazione.
Conflitto di ruoli. Quando una persona in sfere sociali diverse interpreta due o più ruoli si può produrre un
conflitto di ruoli:
- se due o più ruoli di una persona si scontrano (es agente di polizia che deve arrestare il figlio);
- se c’è incompatibilità tra l’esecuzione delle precise prescrizioni di uno dei propri ruoli e l’esecuzione di
quelle di un altro. (impiegato-marito che porta a casa il lavoro d’ufficio e rinunzia a parte del tempo da
dedicare alla famiglia)
La forza del ruolo. Tra il sembrare e l’essere, tra il ruolo e l’individuo nella sua unicità, spesso possono
esistere tensioni, antagonismi o contraddizioni come acutamente vede Luigi Pirandello che nelle sue opere Il
fu mattia Pascal e Uno nessuno e centomila, sviluppa una polemica contro la società che immobilizza
l’individuo nella maschera e la vita nella forma. Oggi si parla di forza coercitiva dei ruoli sia perché alcuni
sono diventati sorpassati sia perché altri sono imposti dalle nuove mode. La mobilità sociale propone nuovi
status è nuovi ruoli a categorie di persone alle quali un tempo erano del tutto preclusi. Può capitare di
attribuire alla propria maschera un’importanza esagerata nel tentativo di mantenere lo stile di vita richiesto
dal nuovo status.
Infine, a causa dell’immedesimazione eccessivamente rigida ed automatica del proprio ruolo si può stabilire
la cosiddetta deformazione professionale. L’interpretazione troppo meccanica delle funzioni mortifica
spesso l’individualità. Classici sono i casi limite del militare e del burocrate come ruoli particolarmente
esposti al pericolo della cristallizzazione. Nessuno dovrebbe identificarsi interamente con il proprio ruolo
sociale senza mantenere qualche margine di evasione.
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Manuale di Sociologia 5. Definizione di "gruppo"
Il gruppo è un insieme di due o più individui i quali costituiscono tra loro una comunicazione e
un’interazione ed il cui comportamento è regolato da norme e valori comuni. Il gruppo quindi è un insieme
di persone che condividono interessi e/o obiettivi e interagiscono per il loro raggiungimento. Il gruppo non
può essere ridotto alla somma dei singoli membri: è un’entità complessa, in cui il tutto e più e diverso
rispetto alla sommatoria delle parti.
Elementi del gruppo. Gli elementi che distinguono la struttura del gruppo sono:
- le interazioni (reciproca influenza, interdipendenza);
- le percezioni (distinte per ciascun membro ma integrate e sintetizzate dal gruppo)
- gli obiettivi (interni e peculiari del gruppo si associano sempre all’obiettivo formale e dichiarato)
- le norme (la violazione delle norme anche di quelle informali comporta l’emarginazione)
- l’assunzione di ruoli
- le relazioni affettive (tra i componenti non vi è mai neutralità)
- le comunicazioni. (si strutturano in maniera tipica secondo la leadership e il compito)
Tipologie di gruppo.
Secondo la dimensione può essere: piccolo (4-20 elementi), grande (i rapporti faccia a faccia sono difficili)
Secondo la durata può essere: gruppo temporaneo (persegue un obiettivo a breve termine; il compito è
specifico),
gruppo a durata indeterminata (lavora a un progetto; il compito è articolato)
Secondo il grado di strutturazione può essere: strutturato (centrato sui contenuti, sulle cose che si fanno;
ruoli ben definiti), destrutturato (centrato sulle reazioni e sui sentimenti; ruoli non definiti)
Identità di gruppo. I membri del gruppo tendono a sviluppare una consapevolezza della loro appartenenza,
del loro essere noi in antitesi a loro cioè a quelli che non fanno parte del gruppo.
Questo senso di appartenenza incrementa i legami reciproci tra i membri del gruppo; inoltre i membri del
gruppo sono percepiti come tali dagli altri: il gruppo acquisisce un’identità agli occhi degli estranei. Spesso i
comportamenti e le decisioni delle persone possono essere notevolmente influenzate dal loro percepirsi
come membri di un gruppo.
Le dinamiche inconsce nell’adesione al gruppo. Le principali spinte emotive, che possono portare un
soggetto ad aderire ad un gruppo sono: di dipendenza (per risolvere problemi e avversità personali), di
accoppiamento (clima di speranza e aspettativa per un futuro radioso), di attacco-fuga (per sfuggire o per
attaccare qualcuno; il gruppo attacco-fuga ha sempre idealmente dei nemici e richiede un capo forte).
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Manuale di Sociologia 6. I problemi del dipendente all’ingresso nel gruppo
L’ingresso di un individuo in un gruppo può comportare una serie di problemi:
* L’identità. Consiste nella scelta del ruolo. (“chi sono e che cosa sono in questo gruppo?)
Il controllo, il potere, l’influenza. All’interno del gruppo bisogna attuare la distribuzione del potere e
dell’influenza. Si può ritenere che ogni membro del gruppo abbia un qualche bisogno di controllare ed
influenzare gli altri, ma la grandezza di tale bisogno varia da individuo a individuo.
* I bisogni individuali e gli obiettivi del gruppo. Gli individui che entrano in un gruppo possono creare
problemi nel percepire che gli scopi del gruppo non includono i loro fini e i loro bisogni. Il problema
riguarda il coinvolgimento dei membri per la realizzazione degli obiettivi del gruppo. Di conseguenza è
auspicabile manifestare bisogni individuali per raggiungere validamente gli obiettivi del gruppo
* L’accettazione. Non esiste un livello assoluto di accettazione e di familiarizzazione per tutti i gruppi e per
tutti i casi. Esso dipende dai membri stessi, dai fini del gruppo, dal tempo disponibile e dal altri fattori.
Ciascuno dei problemi elencati può suscitare tra i membri del gruppo tensione, frustrazione, preoccupazione;
in alcuni casi si possono costituire alleanze tra i membri del gruppo formando sottogruppi e dando luogo a
forme di dipendenza.
* Il morale. Possiamo definire morale come lo stato di salute di un’organizzazione, risultato di un insieme di
fattori fisici, psichici e sociali. Sebbene non possiamo dare un’esatta definizione di morale, tuttavia è
possibile riconoscere alcuni aspetti caratteristici, cosi facilmente riconoscibili nel comportamento associato:
a) Coesione nel lavoro associativo.
b) Integrazione o assimilazione culturale (le regole sono assimilate, accettate e integrate nella vita sociale)
c) Adattabilità. (risposta positiva a nuovi incentivi e nuove problematiche)
d) Rispetto di se stessi. (orgoglio di fare parte del gruppo unito al rispetto di sé)
e) Fiducia nella funzione del comando.
Gli studi sulla formazione del morale. Molte sono le cause da cui può dipendere il morale dei membri di
un’organizzazione. Fattori quali prosperità, profitto, buoni stipendi possono contribuire ad elevare il morale
se servono a soddisfare uno stato di malcontento presente tra il personale; ma il trattamento economico
contribuisce solo in parte alla formazione del morale. Il morale è determinato soprattutto da motivi inerenti
al gruppo e non da attività collaterali.
Gli studi sul morale hanno rilevato che esso tende ad alzarsi più nelle piccole che nelle grandi
organizzazioni e in quelle dove ci sia decentramento del potere e di funzioni.
Vi sono inoltre cause di origine psicologica e sociale che contribuiscono alla formazione del morale. E’
importante che i membri di un’organizzazione abbiano fede negli scopi che essa si prefigge; se questi sono
oscuri la lealtà va diminuendo e l’attaccamento al lavoro è poco sentito e i dissapori si fanno più frequenti.
Per mantenere la fiducia verso l’organizzazione e quindi un morale alto bisogna che i membri abbiano la
sensazione di progredire verso la realizzazione degli obiettivi stabiliti.
E’ necessario che le organizzazioni introducano nuovi obiettivi quando quelli in precedenza fissati sono stati
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Manuale di Sociologia raggiunti oppure sono stati conseguiti da altre organizzazioni (minaccia della stessa ragione di esistere
dell’organizzazione).
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Manuale di Sociologia 7. La prestazione del gruppo
Un gruppo è efficace se raggiunge lo scopo cui è destinato; è efficiente se è nelle condizioni di funzionare
positivamente (l’efficienza riguarda l’ottimizzazione delle risorse, la tempistica; mentre l’efficacia riguarda i
risultati e la qualità).
I fattori che determinano l’efficienza e l’efficacia del gruppo sono:
FATTORI ORGANIZZATIVI:
chiarezza degli obiettivi
definizione dei vincoli e delle risorse
definizione dei ruoli
integrazione del gruppo nel sistema organizzativo
FATTORI DI GRUPPO:
accettazione obiettivi organizz.
coesione
impegno
clima
leadership
competenze
norme funzionali
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Manuale di Sociologia 8. I principi del Tavistock Institut
Il Tavistock Institut a riguardo del funzionamento del gruppo ha elaborato i seguenti principi:
- l’unità di base nell’organizzazione dovrebbe essere un gruppo di piccole dimensioni;
- tutti i membri del gruppo debbono essere remunerati in base ad un medesimo sistema retributivo e debbono
godere delle stesse condizioni contrattuali;
- gli accordi di lavoro tra membri dello stresso gruppo vanno massimizzati;
- ciascun gruppo dovrebbe fare capo a un leader formale oppure essere guidato da un capo designato;
- ciascun gruppo dovrebbe essere responsabile, attraverso il capo, della pianificazione della propria attività
lavorativa;
- ciascun gruppo dovrebbe avere la possibilità di valutare i risultati del proprio operato e di paragonarli con
appositi standard;
- ciascun gruppo di lavoro dovrebbe, per quanto possibile, eseguire una serie di attività relativamente
indipendenti e significative che raggruppate insieme costituiscono un compito intero, qualcosa di completo.
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