Riassunto del testo "Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura" di Giovanni Siri.
Vengono sintentizzate le note teorie del comportamentismo, secondo la visione darwiniana, gli studi cognitivisti e la psicologia dello sviluppo contemporanea.
Accenni anche al concetto di sé all'interno del gruppo sociale, sé oggettivo e soggettivo.
Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura
di Priscilla Cavalieri
Riassunto del testo "Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di
cultura" di Giovanni Siri.
Vengono sintentizzate le note teorie del comportamentismo, secondo la visione
darwiniana, gli studi cognitivisti e la psicologia dello sviluppo contemporanea.
Accenni anche al concetto di sé all'interno del gruppo sociale, sé oggettivo e
soggettivo.
Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione
(IULM)
Corso: Relazioni Pubbliche
Esame: Psicologia dei Consumi
Docente: Russo
Titolo del libro: Io e sé. Psicologia della personalità e
contraddizioni di cultura
Autore del libro: Giovanni Siri
Editore: UTET Università1. Il Comportamentismo: la visione darwiniana
Il comportamentismo (o Behaviorismo) esclude dal proprio campo di studio tutte le variabili metafisiche ed
interiori, ed evita qualsiasi riferimento a mente, coscienza, Sé, personalità. Il concetto principale è quello
della “tabula rasa” secondo cui tutto ciò che ritroviamo in una persona adulta si è formato attraverso
apprendimenti indotti dall’ambiente, come reazione agli stimoli che l’ambiente ci invia. L’organismo in sé è
portatore solo di pochi bisogni primari, accompagnati da una grande capacità di adattamento che si basa
sulla capacità di memorizzare associando effetti positivi e negativi (apprendimento a carattere associativo).
Tramite questa capacità siamo in grado di rispondere all’ambiente in modo appropriato. Secondo questa
concezione, la persona è intesa come plasmabile e quindi passiva, ed il motore fondamentale dell’evoluzione
umana è l’ambiente. È una visione darwiniana che accentua l’aspetto della selezione operata dall’ambiente;
la finalità dell’uomo è la sopravvivenza tramite l’adattamento.
Priscilla Cavalieri Sezione Appunti
Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura 2. Il Comportamentismo: le ricerche di Lorenz e Tinbergen
Alcuni elementi di questa teoria non hanno retto alle critiche successive. Secondo le ricerche di Lorenz e
Tinbergen (inventori della moderna etologia) hanno evidenziato che gli istinti non sono così semplici come
vorrebbe il comportamentismo.
Attraverso gli studi sugli animali hanno evidenziato che gli istinti sono complessi e non sono una forza cieca
indipendente dall’ambiente da cui verrebbero plasmati. In realtà l’istinto è preorientato a selezionare fra
l’offerta dell’ambiente quegli stimoli adeguati a scatenare l’istinto in modo da costituire un sistema di
interazione fra individuo e ambiente finalizzato ad un’azione sensata e produttiva. La critica di questi due
autori al comportamentismo fu duplice: da una parte sottolinearono la forza e l’importanza degli istinti nel
plasmare il comportamento, rifiutando l’idea che la forza fondamentale fosse il condizionamento
ambientale; dall’altra indicarono che gli istinti sono più estesi e complessi di quanto ha rappresentato il
comportamentismo. L’organismo non è ciecamente condizionato dall’ambiente ma è piuttosto teso ad un
adattamento intelligente, sistemco, armonico, globale.
Etologi e studiosi del comportamento infantile hanno poi contribuito ad estendere la gamma delle
motivazioni del comportamento, che non possono essere limitate agli istinti elementari della sopravvivenza,
così come voleva il comportamentismo. Istinti altrettanto importanti sono la curiosità e l’esplorazione.
Altre motivazioni importanti sono quelle sociali e parasociali, che si concretizzano nel bisogno di contatto e
di relazione con i propri simili. Ad esempio l’attaccamento del cucciolo alla madre è indipendente dalla
gratificazione del bisogno di fame e di sete. Il bisogno di relazione sociale è un bisogno biologicamente
programmato e primario.
Priscilla Cavalieri Sezione Appunti
Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura 3. Il comportamentismo: studi cognitivisti
Secondo gli studi di Chomsky sul linguaggio, l’apprendimento del linguaggio avviene attraverso la
formazione precoce di regole. Il linguaggio quindi sarebbe programmato e neurologicamente predisposto ad
uno sviluppo attraverso regole e un attivo processo di elaborazione guidato da strutture organizzative e
attive: è un sistema organico che si sviluppa passando da uno stato ad un altro secondo una sequenza
programmata. Il comportamentismo invece asseriva che il linguaggio fosse un’abilità progressivamente
acquisita attraverso tentativi ed errori e rinforzi casuali o programmati che portavano ad associare parole ai
significati e poi le parole ad altre parole. Secondo il cognitivismo l’attività conoscitiva umana non è un
processo passivo ma anzi attivo, teso ad elaborare teso ad interpretare, elaborare e anche distorcere i dati
sensoriali. L’attività cognitiva consiste in una serie di trasformazioni dello stimolo, passando dall’input
sensoriale all’interpretazione che attribuisce significato. É un processo che seleziona gli stimoli, anche se
esistono schemi prefisati che pilotano la selezione e l’interpretazione, ed a questo contribuiscono anche
l’apprendimento sociale e la culturizzazione del soggetto. Il processo cognitivo è un processo attivo teso a
costruire il significato che guida l’azione in un certo contesto, e orientato all’astrazione e alla creazione di
regole. Questa concezione contrasta con la visione passiva proposta dal comportamentismo.
Priscilla Cavalieri Sezione Appunti
Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura 4. Io nella psicanalisi
La psicoanalisi ha fortemente tematizzato il concetto di “Io”, e lo studioso che più rappresenta questa
corrente è Freud. Secondo Freud l’Io è composto da due versanti: 1. un versante funzionale, secondo cui
l’Io ha lo scopo di garantire l’adattamento e la sopravvivenza nell’ambiente fisico e sociale in cui
l’organismo vive. È una funzione primaria che l’Io può adempiere perchè è detentore di tutti i processi
cognitivi (linguaggio, controllo motorio, memoria, attenzione, coscienza); 2. un versante “affettivo”,
secondo cui l’Io deve garantire la funzionalità proteggendo dall’ansia. L’adattamento non deve avvenire
sono nei confronti del mondo esterno, ma anche nei confronti del mondo interno, cioè il mondo delle
pulsioni e degli istinti, ma anche di tutto ciò che è inaccettabile per la coscienza. L’Io deve garantire
l’adattamento interno grazie a dei meccanismi di difesa. In sostanza per Freud l’Io deve garantire
l’adattamento finalizzato alla sopravvivenza dell’individuo, mentre le pulsioni sessuali devono garantire la
sopravvivenza della specie. L’Io svolge questa funzione sia verso il mondo esterno (tramite processi
cognitivi classici: percezione, apprendimento, linguaggio, memoria) sia verso il mondo interno (attraverso
processi inconsci che costituiscono i meccanismi di difesa, che controllano il mondo interno degli istinti).
La novità di questa concezione è quella di ipotizzare all’interno dell’Io un’attività diretta all’inconscio ed
inconscia essa stessa (i meccanismi di difesa sono inconsci). Nonostante questo però la concezione
freudiana dell’Io rimane simile a quella della tradizione occidentale: l’Io è la parte organizzata della
personalità, che controlla-pianifica-programma attraverso processi di razionalizzazione che permettono una
rappresentazione di sé e del mondo ordinata e coerente. Ma esiste un altro elemento di innovazione nella
visione freudiana, costituito dalla dottrina del Super-Ego, e legato al tema dell’incorporazione delle
identificazioni primarie. Secondo la teoria dell’identificazione, l’Io (inteso come nucleo di riferimento ad
un sé interiore) si genera nel corso dello sviluppo psichico attraverso il processo di incorporazione. Per
Freud oltre all’Io funzionale che presiede all’organizzazione dell’adattamento e alla difesa dall’ansia, esiste
un Io costituito dalla somma delle identificazioni a partire da quella della madre fino alle altre
identificazioni con altre figure affettivamente rilevanti. Man mano che il bambino cresce, il cerchio
costituito dalla mamma e dalle figure genitoriali, si estende ai fratelli, agli amici, agli insegnanti e ad altre
figure. Ciascuno di noi diventa un “se stesso” a partire dalla sedimentazione delle identificazioni, cioè del
vissuto e della percezione del legame con le figure emotivamente significative nel corso della nostra vita
(teoria delle relazioni oggettuali). Connessa all’identificazione è anche l’imitazione, in quanto modo di
assomigliarsi all’oggetto di riferimento. La prospettiva delle relazioni oggettuali ha assunto una importanza
maggiore dell’aspetto funzionale dell’Io, anche se si pone il problema di rendere coerenti le diverse figure,
che probabilmente portano degli aspetti in contraddizione tra loro (esempio: possiamo identificarci
contemporaneamente con personaggi aggressivi e con personaggi caritatevoli).
Priscilla Cavalieri Sezione Appunti
Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura 5. La psicologia sociale funzionalista
La psicologia sociale funzionalista viene anche indicata come “interazionismo simbolico”. Il punto
specifico di questa concezione è l’importanza attribuita all’ambiente sociale come specifico ambiente di
crescita dell’essere umano e alla comunicazione (interazione simbolica che avviene non tramite atti fisici
ma attraverso atti di informazione e di linguaggio). Secondo Mead e Dewey, l’Io continua ad essere la
struttura che condensa tutte le funzioni di tipo cognitivo orientata all’adattamento con l’ambiente mentre
quello che abbiamo precedentemente definito come “Io affettivo” viene qui denominato come “Sé”.
L’adattamento più importante per l’essere umano è quello agli altri, al contesto sociale e quindi il contenuto
più importante dell’apprendimento, attraverso cui ci adattiamo all’ambiente sociale, è costituito
dall’interiorizzazione delle immagini di Sé che ci vengono trasmesse dagli altri. Quando nasciamo
all’interno di un gruppo sociale, tutte le componenti del gruppo (prima di tutto i genitori) ci considerano
attribuendoci una serie di tratti e caratteristiche ed esprimendo una serie di aspettative, perché le persone
NON possono evitare di avere un’immagine degli altri. A questo si deve aggiungere che lo scopo di ogni
conoscenza è quello di introdurre o estrapolare delle regolarità che rendano prevedibile l’ambiente in cui
viviamo e le azioni che in esso accadono. La necessità di prevedibilità e regolarità è ancora più forte
nell’ambiente sociale perché la relazione sociale è molto importante per l’uomo e da essa dipende la nostra
possibilità di sopravvivenza (fisica all’inizio della vita, e poi si trasforma in necessità di ottenere
approvazione da parte degli altri). Una persona non può vivere se si sente rifiutata dalle persone che
appartengono al suo gruppo sociale. Unendo questi due presupposti (la necessità di essere accettati + la
necessità di prevedibilità e regolarità), la psicologia ha sottolineato l’importanza che le aspettative degli
altri hanno nei confronti del nostro ruolo e del nostro comportamento.
Priscilla Cavalieri Sezione Appunti
Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura