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La patologia della normalità


Un sistema sociale sano ha bisogno di norme, di una dimensione della legge vissuta dai partecipanti al sistema sociale in modo positivo con valori e identificazioni che siano complementari e si rafforzino a vicenda.
Nella nostra cultura anche questo aspetto è vissuto in modo contraddittorio.
La legge è un valore su cui la nostra cultura ha molto insistito, intendendo la legge come una specie di madre che si deve prendere cura dei suoi figli e li protegge dal “padre cattivo” (il sistema politico). Ma anche questa situazione non viene vissuta senza intoppi, perché la legge viene vissuta come qualcosa di diverso dalla giustizia. La legge viene percepita come burocrazia, che la rende anonima, meccanica e sostanzialmente ingiusta e quindi come valore negativo contrapposto al valore positivo della giustizia.
In secondo luogo, anche la giustizia risente dell’esercizio del sospetto, per cui essa potrebbe essere manovrata da giudici parziali.
Siamo di nuovo in una situazione in cui i valori rappresentati e le aspirazioni/identificazioni emotive contrastano con i sospetti e generano scissioni psichiche che indeboliscono il rapporto fiduciario con queste entità psicologiche.
Anche in questo caso opera un ideale di legge governato dalla logica del Sé, in cui la legge è vista come un genitore che deve essere giusto nei confronti dei figli, amministrando la legge tenendo anche conto della diversità dei figli.

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