La psicologia contemporanea: Cognitivismo
Nasce alla fine degli anni ’60. Nasser inventò il termine di psicologia cognitivista, e superò il limite del comportamentismo di non voler studiare la mente ed il suo funzionamento. Il cognitivismo difende lo studio dei processi mentali ma non propone uno studio oggettivo della soggettività. Per il cognitivismo, oggetto della psicologia è lo studio di processi cognitivi che sono percepiti in analogia con i programmi di elaborazione e le modalità di operazione di un computer. La mente umana viene considerata come un elaboratore di informazioni: si può entrare nella “scatola nera” della mente senza però ipotizzare l’esistenza di una dimensione propriamente mentale, aspetto su cui il cognitivismo non si pronuncia. Non esiste una teoria cognitivista sulla personalità, né sull’Io/Sé, anche se queste tematiche vi sono implicitamente incluse: la visione cognitivista dell’uomo è una visione attiva, in cui l’uomo si accosta alla realtà modificandola, e a questa visione ha poi aggiunto elementi di tipo motivazionale e sociale. Secondo questo “aggiustamento” del cognitivismo, l’apparato cognitivo continua a funzionare nello stesso modo (e viene mantenuta l’analogia con il computer) ma può avere una diversa velocità a seconda dello scopo e della motivazione. Anche il linguaggio, inizialmente inteso come strumento di elaborazione dell’informazione, viene successivamente arricchito con gli aspetti legati alla costruzione di significato, alla definizione della relazione, con la consapevolezza che l’acquisizione del linguaggio dipende dal contesto socio-culturale. Questa psicologia, nata da una fredda comparazione fra mente e computer, si è evoluta arricchendosi di elementi diversi fino a considerare il funzionamento della mente umana come un sistema complesso che implica variabili multiple a diversi livelli. Il cognitivismo comincia a svilupparsi secondo due direzioni contrapposte:
Una direzione secondo cui l’analogia mente/computer deve diventare più stretta e più tecnica
Una seconda direzione che comporta un aspetto più umanistico, legato alla costruzione del significato.
In questa visione il concetto di “Sé” diventa un tema centrale, e per Sé si intende l’insieme delle nozioni e delle relazioni che poniamo tra le nostre esperienze organizzate in una sequenza storica. Il Sé è una narrazione autobiografica: narrare se stessi è il segno della compiuta acquisizione di un Sé. Ma per acquisire un Sé così concepito bisogna esporre sistematicamente il bambino a tutte le narrazione che la cultura offre: cinematografiche, letterarie, pubblicitarie, ecc. Il Sé diventa un nucleo che consente di integrare le esperienze e di trasformarle in significati grazie alla disponibilità di una serie di schemi narrativi riferiti al proprio Sé .
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Dettagli appunto:
- Autore: Priscilla Cavalieri
- Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM)
- Corso: Relazioni Pubbliche
- Esame: Psicologia dei Consumi
- Docente: Russo
- Titolo del libro: Io e sé. Psicologia della personalità e contraddizioni di cultura
- Autore del libro: Giovanni Siri
- Editore: UTET Università
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