I temi trattati negli appunti vanno dalla primaria questione della disaffiliazione, alla questione del libero accesso al lavoro, all'assistenzialismo, alle prime forme di corporativismo dei lavoratori, partendo dalla realtà rurale e urbana della Francia della seconda metà del '900.
La metamorfosi della questione sociale, una cronaca del salariato
di Anna Carla Russo
Riassunto del libro "La metamorfosi della questione sociale, una cronaca del
salariato" di Robert Castel. I temi trattati vanno dalla primaria questione della
disaffiliazione, alla questione del libero accesso al lavoro, all'assistenzialismo,
alle prime forme di corporativismo dei lavoratori, partendo dalla realtà rurale e
urbana della Francia della seconda metà del '900.
Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa -
Napoli
Facoltà: Scienze della Comunicazione
Esame: Sociologia generale e Controllo sociale
Titolo del libro: La metamorfosi della questione sociale, una
cronaca del salariato
Autore del libro: Robert Castel
Editore: Sellino Editore
Anno pubblicazione: 20071. Castel: la questione del salariato
Castel espone la questione del salariato prendendo come riferimento la Francia del 1974 spinta ai margini
della vita sociale e politica. Indaga il problema dell’esclusione nella realtà dei rapporti sociali mettendo in
evidenza che è l’approdo di sganciamenti dal contesto dell’inclusione. Il problema è stabilire come si passa
dalla zona di integrazione a quella della vulnerabilità e al dramma della “disaffilation” condizione di doppia
assenza dal lavoro e dai legami sociali. Il termine escluso è accompagnato a quello di marginalità. Castel
critica lo stato sociale a partire dalla crisi fiscale e dalla denuncia degli sprechi.
Castel analizza la situazione di disoccupazione di massa e precarizzazione delle situazioni di lavoro,
l’inadeguatezza della copertura nei confronti di questi stati, la moltiplicazione di individui non occupati o
occupato in modo intermittente. Cadere nel salariato voleva dire collocarsi alle dipendenze, negli anni 60 del
900 diviene una base della società ossia la SOCIETA’ SALARIALE. L’assenza di partecipazione a qualsiasi
attività produttiva porta all’isolamento. Il termine “metamorfosi” rappresenta problematiche che attraverso
momenti di crisi e aggiunta di dati tutt’ora presenti. La questione sociale viene posta nel 1830 per indicare le
popolazioni soggette alla rivoluzione industriale la questione riguarda il posto che possono occupare i
lavoratori in tale società. La questione del vagabondaggio esprime la rivendicazione del libero accesso al
lavoro, l’esistenza di inutili al mondo. Stato di handicap è attribuito a coloro che non possono provvedere ai
propri bisogni perché non possono lavorare per deficienze fisiche o psichiche. Ma questi non portano alla
questione sociale che riguardano quelli che sono capaci di lavorare. La questione del libero accesso al lavoro
si impone nel 700 e ha un impatto rivoluzionario e conduce alla questione del rivoluzione industriale e al
salariato. Ciò porta ad una schiavitù peggiore ossia il bisogno!
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La metamorfosi della questione sociale, una cronaca del salariato 2. Castel : la protezione ravvicinata
Il socio assistenziale si organizza intorno a delle caratteristiche formali equivalenti in tutte le società, il
termine “assistere” riguarda alcune pratiche che si inscrivono in una struttura determinate dalle categorie di
popolazione. Questa configurazione interferisce con la problematica lavoro.
Esistono società senza sociale, con il termine SOCIALE si definisce una configurazione specifica di pratiche
che non si ritrovano in tutte le collettività. Una società senza sociale è retta solo dalla sicurezza primaria
ossia sistemi di regole che connettono direttamente i membri di un gruppo in base alla loro presenza
familiare, di vicinato e di lavoro. Si tratta di una società stanziale in cui l’individuo riproduce elementi della
tradizione e del costume. Queste società sono dette senza storia, il cambiamento è percepito attraverso
fenomeni come la colonizzazione che impongono la trasformazione. Strutture di questo tipo si trovano nelle
società contadine. Anche in società regolate tradizionalmente si possono produrre strappi nei processi di
integrazione. La disaffiliazione è una rottura verso un rapporto di reti di integrazione primaria un primo
scollamento dalla famiglia e dal sistema di interdipendenze fondate sull’appartenenza comunitaria. Al di la
della famiglia la comunità territoriale può assicurare certe regolazioni collettive. Tali comunità possono
funzionare come sistemi autoregolati che ricompongono il proprio equilibrio mobilitando le proprie risorse.
Quando avviene uno strappo nel sistema, la sicurezza primaria deve essere elastica perché possono prodursi
dismissioni, abbandoni o rifiuti.
DUBY parla di società assicurate o garantite che attraverso la loro organizzazione interna possono
scongiurare rischi endogeni come la disaffiliazione permanente. La “generosità necessaria” è la presa in
carico dei deprivati non lasciata all’iniziativa personale ma l’effetto obbligato del posto occupato in un
sistema di interdipendenze. Tali comunità sono vulnerabili, difficilmente accolgono le novità. Questa
stabilità permette di comprendere come la povertà immensa e generale possa esistere senza porre una
questione sociale. Gli erranti e gli isolati sono fuori della comunità e della zona di vita domestica. Il
vagabondo è un disaffiliato in rapporto all’ordine sociale a cui è appartenuto, la figura del vagabondo infatti
appare solo in un mondo strutturato da cui si può sganciare. Appartiene alla massa dei poveri che possono
vivere solo del lavoro delle proprie braccia. La presa in carico dei deprivati diviene oggetto di pratiche
specializzate e ospedali e orfanatrofi sono istituzioni che procedono al trattamento particolare dei problemi.
Per rientrare nel campo dell’assistenza si prevedono due criteri: l’appartenenza alla comunità e l’inettitudine
al lavoro.
Le strutture assistenziali hanno riguardato fin dall’inizio le popolazioni incapaci di lavorare. L’indurimento
nei confronti dei poveri visti come una popolazione ingombrante inizia con pratiche ispirate al
CRISTIANESIMO. In particolar modo il problema di una popolazione che si pone il problema del lavoro
inizia nel 14 sec con il cristianesimo medievale. Per il cristianesimo la carità è la virtù per eccellenza ma la
povertà collegata alla vita di Cristo non può essere di tutti. Nell’iconografia cristiana il povero si trova alle
porte del ricco, e la carità cristiana non accorre tutte le forme di povertà. Questa contraddizione è superata
da due modi di gestire la povertà: l’assistenza cioè l’economia della salvezza e l’attitudine cristiana che
classifica le forme di povertà.
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La metamorfosi della questione sociale, una cronaca del salariato 3. Castel - Economia della salvezza
L’ECONOMIA DELLA SALVEZZA è rappresentata dal fatto che il povero è strumentalizzato dal ricco che
può esercitare la carità operando per la propria salvezza, ecco l’elevato numero di testamenti che lasciano
ricchezze ai poveri ciò non vuol dire che il povero sia amato ma l’elemosina estingue il peccato. Ciò non
toglie che la povertà sia una disgrazia. Questa concezione porta ad una concezione discriminatoria dei
poveri e ad uno stretto legame tra povertà ed eresia se non si accetta la condizione di povertà. La cristianità
opera una distinzione tra la povertà spirituale esaltata perché manifesta il disprezzo per le cose terrene e
forme di povertà subita infatti la povertà materiale assume dignità spirituale se manifesta miseria corporale.
La povertà si esprime attraverso la degradazione dell’involucro carnale e il povero che esibisce impotenza e
sofferenza è degno di carità. Questa concezione si è diffusa nel tempo, infatti sono assistiti coloro che per
handicap non possono lavorare. All’apogeo del medioevo cristiano si sviluppa un altro tipo di miseria quella
delle persone che sopravvivono alle frontiere dell’indigenza è una miseria fatta di mancanza di lavoro, di
abiti, di alimenti che rappresenta un popolo sofferente.
L’assistenza non si basa solo sull’incapacità fisica ma bisogna appartenere alla comunità infatti il
cristianesimo medievale ha contribuito a diffondere l’idea del prossimo come vicino intendendo una
prossimità sociale. Esistevano le MATRICULE: liste di poveri mantenuti dalla chiesa locale. La chiesa è
dunque la principale istituzione di gestione dell’assistenza. L’organizzazione dell’assistenza in base alla
domiciliazione si sistemizza con lo sviluppo delle città, in Francia la maggior parte delle istituzioni religiose
di assistenza si diffonde tra il 1180 e il 1350. L’assistenza si organizza in base al locale e impone una
selezione tra gli assistiti i soccorsi vengono dati a coloro che sono ben localizzati. Dal 14 sec si impongono
agli indigenti dei marchi distintivi per poter frequentare le istituzioni ospedaliere. Prima del 500 l’assistenza
si organizza su base territoriale e accanto alle chiese altre autorità si moltiplicano per i soccorsi. L’avvento
di una nuova politica nel 500 sistematizza il movimento. La povertà diviene oggetto di dibattito pubblico. Le
città assumono delle disposizioni basate su principi come l’esclusione degli stranieri e la proibizione della
mendicità. La preoccupazione di organizzare sistematicamente l’assistenza su base locale sfocia in un
innovazione. Il grande internamento dei mendicanti fatto nel 600. Conseguenza dello sviluppo delle città, le
relazioni dilatate della sicurezza urbana rendono difficile il tipo di assistenza di prossimità. Per il numero
accresciuto i mendicanti costituiscono un popolo indipendente non soggetto né a leggi né a religioni e
minacciano una rottura per la comunità. D fronte a questa minaccia si fa strada la soluzione
dell’internamento e quindi L’OSPEDALE GENERALE rappresenta un innovazione. In un primo momento
prende di mira i mendicanti domiciliati escludendo vagabondi e stranieri. Quanto alle tecniche c’è lavoro
forzato preghiere e l’apprendimento dell’ordine e della regolarità per riportare ognuno nel suo posto nella
comunità. L’esigenza di territorializzazione per beneficiare dei soccorsi si sente ancora verso la fine
dell’ancien regime ed è rappresentata in particolare da un ordinanza del 1764 che assimila i mendicanti
validi ai vagabondi condannando alla galera gli uomini e all’internamento donne e bambini mentre i malati e
gli invalidi sono soccorsi o a domicilio o in ospedale.
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La metamorfosi della questione sociale, una cronaca del salariato