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Castel - Economia della salvezza


L’ECONOMIA DELLA SALVEZZA è rappresentata dal fatto che il povero è strumentalizzato dal ricco che può esercitare la carità operando per la propria salvezza, ecco l’elevato numero di testamenti che lasciano ricchezze ai poveri ciò non vuol dire che il povero sia amato ma l’elemosina estingue il peccato. Ciò non toglie che la povertà sia una disgrazia. Questa concezione porta ad una concezione discriminatoria dei poveri e ad uno stretto legame tra povertà ed eresia se non si accetta la condizione di povertà. La cristianità opera una distinzione tra la povertà spirituale esaltata perché manifesta il disprezzo per le cose terrene e forme di povertà subita infatti la povertà materiale assume dignità spirituale se manifesta miseria corporale. La povertà si esprime attraverso la degradazione dell’involucro carnale e il povero che esibisce impotenza e sofferenza è degno di carità. Questa concezione si è diffusa nel tempo, infatti sono assistiti coloro che per handicap non possono lavorare. All’apogeo del medioevo cristiano si sviluppa un altro tipo di miseria quella delle persone che sopravvivono alle frontiere dell’indigenza è una miseria fatta di mancanza di lavoro, di abiti, di alimenti che rappresenta un popolo sofferente. 
L’assistenza non si basa solo sull’incapacità fisica ma bisogna appartenere alla comunità infatti il cristianesimo medievale ha contribuito a diffondere l’idea del prossimo come vicino intendendo una prossimità sociale. Esistevano le MATRICULE: liste di poveri mantenuti dalla chiesa locale. La chiesa è dunque la principale istituzione di gestione dell’assistenza. L’organizzazione dell’assistenza in base alla domiciliazione si sistemizza con lo sviluppo delle città, in Francia la maggior parte delle istituzioni religiose di assistenza si diffonde tra il 1180 e il 1350. L’assistenza si organizza in base al locale e impone una selezione tra gli assistiti i soccorsi vengono dati a coloro che sono ben localizzati. Dal 14 sec si impongono agli indigenti dei marchi distintivi per poter frequentare le istituzioni ospedaliere. Prima del 500 l’assistenza si organizza su base territoriale e accanto alle chiese altre autorità si moltiplicano per i soccorsi. L’avvento di una nuova politica nel 500 sistematizza il movimento. La povertà diviene oggetto di dibattito pubblico. Le città assumono delle disposizioni basate su principi come l’esclusione degli stranieri e la proibizione della mendicità. La preoccupazione di organizzare sistematicamente l’assistenza su base locale sfocia in un innovazione. Il grande internamento dei mendicanti fatto nel 600. Conseguenza dello sviluppo delle città, le relazioni dilatate della sicurezza urbana rendono difficile il tipo di assistenza di prossimità. Per il numero accresciuto i mendicanti costituiscono un popolo indipendente non soggetto né a leggi né a religioni e minacciano una rottura per la comunità. D fronte a questa minaccia si fa strada la soluzione dell’internamento e quindi L’OSPEDALE GENERALE rappresenta un innovazione. In un primo momento prende di mira i mendicanti domiciliati escludendo vagabondi e stranieri. Quanto alle tecniche c’è lavoro forzato preghiere e l’apprendimento dell’ordine e della regolarità per riportare ognuno nel suo posto nella comunità. L’esigenza di territorializzazione per beneficiare dei soccorsi si sente ancora verso la fine dell’ancien regime ed è rappresentata in particolare da un ordinanza del 1764 che assimila i mendicanti validi ai vagabondi condannando alla galera gli uomini e all’internamento donne e bambini mentre i malati e gli invalidi sono soccorsi o a domicilio o in ospedale.

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