Appunti utili per l'esame di - Bioetica - Vengono analizzati temi d’interesse e d’attualità quali l’Eutanasia, i trapianti, le varie forme di fecondazione assistita, la donazione e la sperimentazione genetica.
Bioetica. Le scelte morali
di Marianna Tesoriero
Appunti utili per l'esame di - Bioetica - Vengono analizzati temi d’interesse e
d’attualità quali l’Eutanasia, i trapianti, le varie forme di fecondazione assistita,
la donazione e la sperimentazione genetica.
Università: Università degli Studi di Messina
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Scienze della Comunicazione
Esame: Bioetica
Docente: D. Neri
Titolo del libro: Bioetica. Le scelte morali
Autore del libro: Eugenio Lecaldano
Editore: Laterza
Anno pubblicazione: 20041. Le scelte morali
La nascita, la morte, la cura degli esseri umani, la crisi dei valori tradizionali, i pregiudizi, la questione delle
ricerche etiche e giuridiche posta davanti agli sviluppi della medicina e delle ricerche in campo biologico.
Questi i temi che vuole affrontare la Bioetica, una nuova disciplina che è andata consolidandosi partendo dal
dibattito su questi nuovi casi, e che coinvolge non solo gli specialisti della ricerca e nel campo dell’etica ma
tutti i cittadini dei paesi occidentali. Non c’è da meravigliarsi, questi temi riguardano tutti, ma nessuno può
pretendere di avere le credenziali per occuparsene in modo del tutto esclusivo o con autorità indiscussa. Lo
specialista di suo è una persona comune come tutte le altre a cui la bioetica si rivolge.
La discussione dei problemi centrali della bioetica è fatta cercando di assumere la prospettiva di una
qualsiasi persona comune che si ritrova di fronte alla scelta tra le nuove alternative poste e proposte dalla
nuova scoperta, di fronte alla nascita, alla morte e alla cura sua o dei suoi cari. Volendo, possiamo
sintetizzare il tutto dicendo che la bioetica vuole affrontare gli scrupoli morali di cui nessuno è immune. Il
libro vuole chiarire quali siano i principi, le regole e i criteri che si debbono far valere nello spazio dell’etica
applicata agli eventi umani. Sono essenzialmente scelte, quelle di cui parliamo e di cui, nella sua parte
essenziale parla da circa 30 anni la bioetica, che in primo luogo riguardano ciascuno di noi. Si propone
dunque ai fini di personale elaborazione e ricerca personale ulteriore un’analisi filosofica contro l’eclettismo
e alla commistione di stili a cui il nostro periodo è incline.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Bioetica. Le scelte morali 2. La bioetica definita
C’è chi sostiene che i primi problemi bioetici siano comparsi negli anni 40 con le sperimentazioni dei medici
nazisti e la successiva riflessione su di esse nel processo Norimberga; altri invece ne calcolano l’origine agli
anni 50 e 60 in relazione alle profonde trasformazioni realizzate nella pratica medica degli Stati Uniti. Risale
in realtà agli anni 70 il costituirsi della bioetica propriamente detta. È in quegli anni che compare il termine
(da Potter, biologo, in uno dei suoi articoli) e sempre negli stessi anni le grandi innovazioni della medicina e
della ricerca biologica cominciano ad avere ricadute sempre più interessanti nella quotidianità dei cittadini
del mondo occidentale. Ciò a cui faceva riferimento Potter era ad un interscambio tra moralità ed ecologia
ovvero alla necessità di costruire un’etica scientifica che sapesse fare tesoro delle componenti di
innovazione presenti nella biologia. Noi, in questo volume, intendiamo con bioetica una parte della
riflessione umana sulle questioni morali. Il nucleo essenziale della bioetica è costituito da tutte le questioni
etiche originate negli ultimi decenni dai mutamenti che medicina e biologia hanno provocato per quanto
riguarda il nascere, il curarsi e il morire degli esseri umani. La bioetica cerca di fungere come risanatrici di
conflitti derivanti da obblighi morali. È una scienza pluridisciplinare poiché si rifà alla
biologia,etica,filosofia,medicina. Gli orizzonti della bioetica hanno a che fare con quegli obblighi morali
fondamentali che abbiamo in quanto persone morali partecipi di una società civile.
Le questioni della bioetica riguardano tutti e sosteniamo debbano essere risolte da coloro che ne sono
direttamente coinvolti.
Per capire in cosa concerne la bioetica possiamo distinguerla in più componenti etiche. I problemi bioetici
delineano un sapere semplice che è spesso messo in pratica, consapevolmente o inconsapevolmente, da
coloro che nelle loro vite fanno uso di distinzioni morali e si pongono scrupoli etici. La meta-bioetica in
altre parole rende esplicito ciò che già sappiamo ma tendiamo a perdere di vista nella routine quotidiana.
Tale dimenticanza può produrre confusioni e problemi che è compito della buona filosofia dissolvere. La
filosofia così intesa può essere una buona proposta di guida ai “sani principi”. La bioetica tratta di tutte
quelle questioni che vengono collegate a domande del tipo “che cosa è giusto fare?” o “qual è il nostro
dovere o la soluzione giusta ?”, si occupa di valori ovvero di quei principi in nome dei quali gli esseri umani
hanno risolto le diverse alternative a loro presentatesi.
Si individuano due tipi di bioetica, la descrittiva che descrive le varie bioetiche esistenti (sacralità della vita,
disponibilità) e i loro concetti; e la normativa che mira all’individuazione di regole e principi e valori da
privilegiare nella soluzione delle questioni etiche.
Parlando di bioetica è inevitabile parlare di etica. L’etica non ha a che fare con ciò che è ma con ciò che
dovrebbe essere, come Hume rileva. In bioetica è molto frequente la tendenza a cade in quel tipo di errore
chiamato da Moore Fallacia Naturalistica che si ha nel momento in cui si pensa che la soluzione ai nostri
problemi parici stia nella ricostruzione del come vanno le cose e quali siano le conseguenza prevedibili. In
contrasto con questa visione della soluzione abbastanza riduzionistica sosteniamo che affinchè sia chiamata
in causa una valutazione etica si debba introdurre da qualche parte un sentimento o ragione morale che ci
porta a d accettare o rifiutare le cose e comportarci di conseguenza.
Hare sostiene che le valutazioni etiche debbano essere universalizzate ovvero che la soluzione che si
consideri post-esame buona e giusta debba esserlo non solo per noi ma anche per gli altri, valida per tutti
coloro i quali potrebbero essere coinvolti in una situazione analoga, l’etica vuole muoversi da un punto di
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Bioetica. Le scelte morali vista generale argomentando a sostegno delle norme e regole che privilegia. L’etica è in definitiva quella
riflessione che va alla ricerca di regole, norme e principi (regole morale, giuridiche e loro applicazioni) che
si prescrivono universalmente per la condotta umana.
Sempre a partire dagli anni 70 ci si è chiesti su quale modello di ragionamento pratico si dovesse
considerare appropriato per affrontare questo tipo di questioni etiche. La forma di ragionamento pratico
maggiormente adottato nell’etica è il modello ingegneristico alla luce del quale una volta fissato un
principio o una norma fondamentale la soluzione ai casi viene trovata deducendo le implicazioni e le
conseguenze che da essa ne derivano. Tale modello si mostra però inadeguato in quanto incapace di trovare
punti di convergenza, finisce con il ricondurre tutti i contrasti morali a profonde divergenze di principio, ciò
è la causa di un principio reso assoluto, un’unica visione imposta per tutti, a svantaggio del pluralismo. Si
critica anche il modello di Kant che sostiene di poter giungere a fissare dei principi assoluti della vita morale
ricavandoli dalle condizioni trascendentali di funzionamento della ragion pratica umana. Il ricondurre a un
solo principio in definitiva è inutile. Vanno inoltre escluse tutte le tentazioni e i tentativi di risolvere le
questioni bioetiche con forme di razionalità che si limitano a far valere le esigenze di una coerenza
normativa, ciò non può aiutarci ad individuare criteri e norme moralmente validi. Altrettanto scarsa
incidenza avrà un metodo di ragionamento utilitaristico ritiene possibile riunire in un unico calcolo il
confronto tra diverse alternative che coinvolgono le preferenze delle persone cercando la soluzione che
massimizza la soddisfazione di tali preferenze. Accettiamo un parte di tale modello ovvero quella che va a
considerare relativamente alle diverse alternative le conseguenze in termini di soddisfazioni e preferenze
delle persone coinvolte, non ne accettiamo però la pretesa di poter costruire un punto di vista unico e ideale
da cui un agente razionale possa confrontare i diversi assetti prevedibili. Critichiamo le visioni etiche
specifiche poiché è bene vi sia un etica dai principi generali. Tutte queste visioni producono un irrigidimento
delle valutazioni e considerano l’applicazione scientifica applicabile in tutti i contesti pratici.
Una delle forme di riflessione a cui possiamo sottoporre le discussioni intorno ai casi della bioetica è quella
che privilegia l’esame delle conseguenze delle diverse soluzioni che si prospettano. L’esame delle
conseguenze non esclude che poi si debba valutare quale tra i diversi risultati probabili dobbiamo preferire,
ma guardare alle conseguenze è un modo per avviare su una base empiricamente controllabile la
discussione.
Uno dei nuclei della nostra tesi è quello di cercare di evitare di frammentare l’etica in una seri di situazioni
incomunicabili, non è cioè accettabile un metodo che per ogni determinato tipo di problemi morali ne
generi una norma o un principio ad hoc. È bene anzi avere un concetto morale generale da applicare nei vari
specifici contesti.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Bioetica. Le scelte morali 3. L’etica e la legge
Ma l’etica, quindi l’autonomia decisionale, dove contrasta con le leggi? La visione tradizionale sostiene che
ciò che è immorale debba essere vietato per legge. Sosteniamo noi che a volte la regolamentazione di leggi
non serve: Mill era del parere che bisogna limitare la volontà di qualcuno solo nel momento in cui vada a
ledere o danneggiare qualun altro. L’individuo sul suo corpo è sovrano.
Non diciamo che ognuno può far quel che gli pare, diciamo solo che è bene procedere valutando le azioni
moralmente e agire quindi moralmente. Non sarebbe bello pensare che la stabilità sociale sia solo il frutto di
leggi rispettate per timore da sanzione. La stabilità è garantita dall’impegno morale di ognuno.
Secondo la visione relativista, ogni decisione è rispettabile, è un punto di vista, la si pensa diversamente e
non è necessario una soluzione comune (invece la morale tende alla coesione). Mill sostiene che ognuno
abbia diritto alla propria libertà di disegnare il proprio piano-vita (senza ledere altri).
La nostra è considerata l’età dei diritti viste le continue richieste di riconoscimento di nuovi diritti (come
nascere, morire, curarsi...). Nel riconoscimento e giustificazione dei diritti possiamo rifarci e riferirci a
diverse concezioni:
Il giusnaturalismo considera che le questioni morali poste dalla bioetica vadano risolte con rinvio al giudizio
divino. IL giuspositivismo sostiene invece che si debba accettare i diritti scritti nell’ordinamento di uno stato
ma che ciò non esclude che spesso le questioni morali vadano oltre le leggi di cui si dispone.
Se tutti dobbiamo avere pari diritti e non subire diverso trattamento la legge deve non impedire la
realizzazione della propria autonomia con imposizioni circa l’uso o meno delle nuove tecniche di assistenza
medica. La moralità può spesso sfociare in polita, ma ciò avviene per poter mettere in condizioni tutti i
membri.
Pur trattando argomenti generali come l’eutanasia, il diritto a vivere etc, tali concetti morali sono validi
sempre considerando l’individuo inserito in un contesto che crea conflitti ideologici e morali.
NORMA ETICA GENERALE DEL LIBRO: privilegiare le situazioni che migliorino le condizioni di vita x le
persone umane, rendendolo più libere e capaci di scegliere autonomamente ciò che le rende più felici e ciò a
cui legano il riconoscimento della propria dignità. Si vuole ottenere una situazione che vada a favore
dell’adempimento della propria dignità.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Bioetica. Le scelte morali 4. Diritto a morire
Le nuove situazioni in cui le persone negli ultimi decenni vedono verificarsi il decorso (non più
completamente naturale) della morte hanno fatto sorgere una serie di problemi etici che tra le altre cose
spingono ad un riesame dei nostri diritti e doveri di fronte alla morte. Si tratta di situazioni che portano
inevitabilmente ad un’indagine circa l’accettabilità o meno dei tradizionali principi morali. Si tratta di
mutamenti nelle condizioni psicologiche o sociologiche del morire prodotti con progressivo miglioramento
della qualità della vita nelle società industrializzate avanzate, che hanno allungato notevolmente la vita
media.
Nel 1968 la commissione di Harbard fissava i criteri della morte cerebrale: il dibattito è ad oggi tutt’altro
che concluso, continuano a confrontarsi cioè differenti concezioni sulla natura della morte: che sia un
processo, un evento, collegata all’arresto cardiaco o alla fine dell’attività cerebrale; c’è anche chi sostiene
che la definizione di morte non sia derivabile da ragioni mediche o biologiche bensì sia da considerare,
come sosteneva Singer, essa stessa (la morte) una decisione etica.
Per quanto importante, la questione del criterio di accertamento empirico della morte è solo indirettamente
rilevante per risolvere la questione se vi siano differenze eticamente significative fra diversi modi di morire.
Il problema etico centrale relativo alla morte degli esseri umani non è quello del decidere se essi siano o
meno morti ma quello di chiederci se siamo legittimati a compiere azioni che comportino o agevolino la
morte di qualcuno e conseguentemente quali siano i casi di morte che chiamano in causa giudizi di illiceità.
Le nuove condizioni del morire a cui ci riferiamo sono quelle legate ad un ampio ricorso di strumenti e
macchine usate per ritardare la morte, la novità significativa si incontra in quelle situazioni da “stadio
terminale”, situazioni in cui molte delle funzioni del morente vengono artificialmente surrogate da
macchine. Ciò comporta periodi che possono essere lunghi di irreversibili stati vegetativi, in condizioni in
cui sembra assente qualsiasi forma di coscienza.
La riflessione bioetica ha largamente discusso i casi emblematici*
È atteggiamento comune (soprattutto in Italia) risolvere i casi di questo tipo ricorrendo al principio della
sacralità della vita, da parte di coloro i quali si definiscono contrari all’uso della tecnica e della scienza
medica come forma di assistenza (etica della non disponibilità).
Fattostà che queste nuove situazioni di morte portano inevitabilmente ad un riesame critico dei principi
morali tradizionali, da cui gli esseri umani si sono fatti guidare quando hanno dovuto affrontare la loro
morte o quella dei loro simili o vicini. Questi casi limite rappresentano il nucleo della bioetica, a tale nucleo
possiamo collegare la riflessione critica circa la possibilità o meno di riconoscere un diritto morale a morire,
un diritto che la morale tradizionale non ha mai ammesso e che una volta riconosciuto dovrebbe portare ad
una revisione radicale delle nostre leggi. Alcuni degli interrogativi proposti dalla riflessione bioetica
possono essere:
Fino a che punto accettare un prolungamento artificiale della vita?
Come e quando eventualmente interrompere questo prolungamento artificale?
È giusto attivare un apparecchio sussidiario per le funzioni vitali ad un uomo che si trova in una situazione
allo stadio terminale?
Ci sono dei diritti che le persone coinvolte in una morte del genere possono far valere?
Quale è la natura di tali diritti (morale o giuridica)?
Quali limiti o criteri porre o seguire? Chi li fissa?
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Bioetica. Le scelte morali 5. Le varie vie etiche in questione
Le spine sono di diverso tipo, perciò a seconda delle funzioni che vengono sorrette vi è la possibilità di
diverse alternative etiche. Di fronte a questi interrogativi le persone tendono a ricercare principi e regole a
cui ispirare la condotta, tale dimensione ci riporta automaticamente alla questione se riconoscere o meno
delle prerogative da far valere a favore della persona coinvolta, ci si chiede poi cosa è giusto o virtuoso che
una persona faccia o dica in situazioni di questo tipo.
Il tipo di riflessione che avviamo quando ci chiediamo se una certa condotta relativa alla fine di una vita
umana sia accettabile moralmente o meno, chiama in causa due prerequisiti: l’universalità delle regole, dei
principi, dei diritti e dei doveri che si intendono sostenere e la coerenza delle applicazioni, moralità
frammentate e dunque dall’incoerente risoluzione e molto probabilmente contraddittorie non saranno in
grado di aiutare la nostra riflessione.
Negli ultimi secoli, la questione di cosa è doveroso o giusto fare in presenza della morte, è stata affrontata da
due diverse concezioni etiche: il punto fondamentale di contrasto è quello tra coloro che ritengono che la
vita umana non sia disponibile alle persone e quelle che ritengono che le persone ne possano disporre.
Coloro che sostengono la tesi della non disponibilità della vita umana presentano spesso un principio con cui
giustificano il loro atteggiamento: il principio della sacralità della vita umana, tale espressione presenta in
realtà diversi significati: la concezione tradizionale riconosce una sacralità alla vita in quanto vuole
rimarcare il particolare valore che l’essere umano possiede rispetto agli altri all’interno della catena degli
esseri in quanto dispone di un’anima immortale che richiama e postula la sua creazione da parte di Dio, i
sostenitori di tale concezione finiscono col considerare assoluto il principio di non disponibilità di ciò che il
creatore ha donato alle persone. Accanto a questa concezione ne troviamo un’altra che presuppone rispetto
fondamentale per l’investimento umano nella vita (dotata quindi di valore e dignità). Tale concezione non ha
presupposti teologici come quella tradizionale ed è conciliabile con l’ammissione della disponibilità della
vita e della morte riconoscendo che la vita di cui dispone ciascuna persona è sacra e per tale motivo deve
essere rispettata, tale rispetto può spingersi fino a riconoscere un diritto a porre fine a questa stessa (nel
momento in cui non più vissuta con dignità).
L’etica che sostiene un principio assoluto di non disponibilità della propria vita è stata sottoposta negli
ultimi anni ad una serie di critiche. Le argomentazione fornite e con cui Hume giunge a restituire agli
uomini la loro nativa libertà mostrano, sul piano razionale, le assurde implicazioni dell’etica della non
disponibilità (la concezione tradizionale di ispirazione teologica per intenderci). Hume sostiene che la vita
degli uomini sia soggetta alle stesse leggi cui è soggetta la vita di tutti gli altri animali tutte queste esistenze
sono soggette alle leggi generali della materia e del moto (per l’universo la vita di un uomo non più
importante di quella di un’ostrica) dunque non si vede il perché il diritto che hanno gli animali di seguire per
la vita e la morte la loro prudenza non debba essere riconosciuto anche agli uomini.
Le conseguenze derivanti dall’accettazione del principio della non disponibilità della vita, come fondamento
delle proprie decisioni etiche, risultano del tutto contraddittorie: se disporre della vita fosse una prerogativa
peculiare dell’onnipotente sarebbe ugualmente criminoso salvare o preservare la vita da parte degli uomini,
per intenderci, se cerco di scansare un sasso che mi cade sulla testa disturbo il corso della natura e invado il
dominio peculiare di dio prolungando la mia vita oltre il periodo che in base alle leggi della materia e del
moto, le era assegnato. È un’assurdità, e questo giustamente lo sostiene Hume, inoltre, se la mia vita non
fosse del tutto mia, sarebbe egualmente immorale sia metterla in pericolo sia disporne. L’analisi razionale
permette di accorgersi che al fondo di questa etica della non disponibilità della vita permangono residui di
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Bioetica. Le scelte morali