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Il problemi dell'Italia dopo la Prima Guerra Mondiale


Con la vittoria, l’Italia restava alle prese coi 1000 problemi che la grande guerra aveva comunque lasciato dietro di sé. L’economia presentava i tratti tipici della crisi postbellica: Sviluppo abnorme in alcuni settori industriali, deficit gravissimo nel bilancio statale, inflazione galoppante. Tutti i settori della società erano in fermento, la classe operaia reclamava maggior potere e manifestava tendenze rivoluzionarie, i contadini tornavano dal fronte decisi a ottenere le promesse fatte dalla classe dirigente. I ceti medi tendevano a difendere i loro interessi e i loro ideali patriottici.

Furono i cattolici a portare il primo e più importante fattore di novità, dando vita nel ’19 al Partito Popolare Italiano con Don Luigi Sturzo. L’altra grande novità fu la crescita impetuosa del partito socialista, schiacciante al suo interno era la corrente di sinistra chiamata “massimalista”, che si poneva come obiettivo immediato l’instaurazione della repubblica socialista fondata sulla dittatura del proletariato; più che preparare la rivoluzione, come i bolscevichi russi che ammiravano, i massimalisti la aspettavano ritenendola inevitabile. In polemica con questa impostazione, si formarono nel PSI gruppi di estrema sinistra che si battevano per un più coerente impegno rivoluzionario (tra questi gruppi quello che operava a Torino attorno a Antonio Gramsci). Questa radicalizzazione finì con l’isolare il movimento operaio riducendone i margini di azione politica. Il 23 Marzo 1919 Benito Mussolini fonda a Milano i fasci di combattimento, dichiarandosi favorevole alla repubblica, ma ostentando nel contempo un acceso nazionalismo e una feroce avversione nei confronti dei socialisti. I fascisti furono protagonisti del primo grave episodio di guerra civile dell’Italia postbellica: l’incendio della sede dell’Avanti.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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