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Cambiamenti sociali negli anni '50-'60-'70


Questa società del benessere venne fu oggetto di contestazione specialmente tra i giovani che promossero la creazione di una cultura alternativa in cui confluivano: pratica della non violenza, consumo di droghe leggere e messaggi della nuova musica. La rivolta giovanile assunse forme più politicizzate nelle università, ne è un esempio l’occupazione dell’università di Berkeley nel ’64. mentre la protesta studentesca fu prevalentemente pacifica, la mobilitazione dei neri, in un primo tempo promossa da leader non violenti come Martin Luther King, esplose tra il ’65 e il ’67 con una serie di aspre rivolte dei ghetti metropolitani ispirate all’ideologia rivoluzionaria e separatista del “black power”. A partire dal ’66 e con un apice nel ’68 la rivolta giovanile si estesa ai maggiori paesi dell’Europa occidentale: Nel maggio ’68     il quartiere latino di Parigi fu teatro di una violenta guerriglia urbana. Al di là dei loro risultati politici che furono nel complesso modesti le rivolte del ’68 lasciarono un segno profondo nella società occidentale, lasciando un patrimonio di memorie e tradizioni in cui molti giovani avrebbero continuato a riconoscersi anche negli anni successivi.

A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 venne sollevato anche il problema sulla parità dei sessi per opera dei primi gruppi femministi.

In questo clima di fermento Giovanni XXIII salito al soglio nel ’58 cercò di instaurare un dialogo con le realtà esterne o addirittura ostili al mondo cattolico, l’atto più importante di questo pontificato fu la convocazione di un Concilio Ecumenico nel ‘62: il Concilio Vaticano II. Dal concilio la Chiesa uscì riformata: sia nell’organizzazione interna, sia nel dialogo con le altre religioni.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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