Questi appunti propongono una riflessione sul significato dell'educare oggi, a partire dal rapporto che l'educazione ha con il "prendersi cura". L'educazione permea oggi diversi ambiti e variegate situazioni, alcune dai confini più precisi e delimitati, altre più fumose e labile. In tutte, l'istanza della cura permea e modella l'approccio dell'educatore, che deve essere capace di fermarsi e di osservarsi per garantire un lavoro di qualità.
Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura"
di Anna Bosetti
Questi appunti propongono una riflessione sul significato dell'educare oggi, a
partire dal rapporto che l'educazione ha con il "prendersi cura". L'educazione
permea oggi diversi ambiti e variegate situazioni, alcune dai confini più precisi e
delimitati, altre più fumose e labile. In tutte, l'istanza della cura permea e
modella l'approccio dell'educatore, che deve essere capace di fermarsi e di
osservarsi per garantire un lavoro di qualità.
Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Scienze dell'Educazione
Esame: Didattica
Docente: Cristina Palmieri1. Cura, educazione e lavoro educativo
Il lavoro educativo implica una diversa posizione: uno scarto rispetto al semplice accadere educativo, quello
scarto che consente a chi lo agisce di governare processi intenzionalmente ed esplicitamente educativi
istituendone l’esperienza.
Da più di quindici anni a questa parte, la cura è divenuta oggetto di ricerca pedagogica. Ormai si può dare
per acquisita la centralità della cura come categoria pedagogica, come elemento che consente alla riflessione
pedagogica di pensare più radicalmente il suo oggetto, l’accadere educativo e formativo. Tra cura ed
educazione si è riconosciuta l’esistenza di un rapporto essenziale, radicale, originario.
Ogni contesto sociale, impegnato a dare continuità a se stesso e a crescere i propri figli, costruisce e
usufruisce le sue rappresentazioni di cura ed educazione.
Nel lavoro educativo, il senso comune agisce. Spesso convive con le teorie elaborate in ambito accademico.
La questione è quella di una loro trasformazione reciproca, per dar vita a pensieri e azioni che “reggano”
educazione e cura, nel loro farsi.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura" 2. Educazione a partire dal senso comune
Le idee, le intuizioni, le rappresentazioni cui in questa sede si fa riferimento sono state raccolte negli ultimi
quattro anni di lavoro formativo con studenti di Scienze dell’Educazione.
Le rappresentazioni, che educatori in formazione, studenti e professionisti dell’educazione hanno permesso
di raccogliere, non hanno certo valore assoluto, ma relativo ai contesti formativi e didattici in cui sono
emerse. Tuttavia, la loro ricorrenza può far pensare che esse siano indicative di un certo senso comune
intorno a cura e educazione.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura" 3. Definizione di cura
Nelle rappresentazioni e idee degli educatori (futuri e attuali), la cura è caratterizzata innanzitutto dalla
dimensione affettiva: è gesto, azione, accompagnamento, attenzione che implicano vicinanza fisica e un
coinvolgimento descritto come istintivo implicito In questa forma la cura e istintuale naturale perche
sollecitata da situazioni che chiedono di curare. L’impressione e che non ci si possa sottrarre dalla cura in
particolare di fronte a un bambino molto piccolo a un adulto in difficoltà o a un anziano che sta morendo.
Se la cura qui pare coincidere con l’educazione naturale, familiare, d’altronde essa è anche vista, forse più
radicalmente, come qualcosa che ha a che fare con la vita e la morte con ciò che permette di vivere e
accompagna a morire.
Le relazioni in cui la cura si esprime sembrano essere prevalentemente duali: evocano una certa intimità,
come nel rapporto materno o genitoriale o in rapporti di stretta amicizia.
La cura è descritta però anche come una pratica ambigua. Nei discorsi dei futuri o attuali educatori, si fa
largo un ipotesi che l’ambiguità della cura sia connessa a ciò che la mette in moto; la cura guidata
prevalentemente dall’istinto, dal dover intervenire”, non implica necessariamente un atteggiamento
riflessivo nei confronti delle azioni e dei gesti di cura, che accadono quasi automaticamente, sulla scorta di
memorie corporee, impresse dalle cure di cui è stato oggetto chi cura.
A volte essa è vista come azione volta a promuovere autonomia nei soggetti, che spesso sembra
concretizzarsi nell’ agevolazione di un naturale processo di crescita e cambiamento altre volte più raramente
la cura pare dar luogo a un processo in cui l’autonomia è vista come frutto di un apprendimento in questo
caso cura ed educazione coincidono Accanto a tale finalità compare poi una dimensione che potremmo
chiamare assistenziale: centrale sembra essere l’attenzione al bisogno, a esigenze particolari; la cura allora
corrisponde all’intervento che si effettua per colmare, rassicurare, evitare complicazioni, estinguere urgenze.
In tutto ciò, si attribuisce a chi cura i assunzione di una responsabilità di un ruolo “guida”, di una volontà di
accompagnare, di stare accanto, di proteggere.
Alla cura, qualche volta, si attribuisce un altro significato: quando è legata alla malattia le si riconosce una
connotazione terapeutica e quindi una connotazione professionale che la distingue nettamente dalla cura fa
miliare o “naturale”.
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Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura" 4. Definizione di educazione
Ciò che contraddistingue l’educazione, nelle rappresentazioni raccolte, è la dimensione di sollecitazione del
cambiamento, connessa alla creazione di situazioni di apprendimento. Come la cura, l’educazione ha a che
fare con la crescita: qui però l’accento è posto maggiormente sulla scoperta di autonomie, capacità, sul
superamento di limiti, personali e contestuali, sull’apertura al futuro.
La finalità dell’ educazione è identificata per lo più con la promozione dell’attività e della differenza di ogni
soggetto con la possibilità di aprire nuovi “campi di esperienze”, ma anche con la cura, in particolare quando
essa sia vista come accompagnamento esistenziale. All’ educazione si riconosce una dimensione sociale che
in linea generale sembra aver a che fare con l’istituzione di luoghi e di pratiche in cui i soggetti possano
sviluppare le abilità richieste dai contesti socio-culturali di appartenenza.
“S-oggetti” dell’intervento educativo sono i corpi: si tratta di lavorare, più o meno direttamente, sul corpo
dell’altro.
All’educazione è riconosciuta una dimensione di potere: potere che si esercita sui corpi degli educandi,
mettendoli o meno nella condizione di fare o non fare qualcosa che dice dell’asimmetria costitutiva della
relazione educativa, che pone l’accento sulla condizione di dipendenza che si instaura nel rapporto
educativo. Chi educa è chiamato a svolgere con competenza il suo lavoro: ciò significa agire con
intenzionalità educativa, progettando interventi e utilizzando strategie adeguate i contesti e ai soggetti
coinvolti, esercitando uno sguardo critico su quanto avviene. La relazione è vista come strumento
dell’educazione: è in essa che si danno accompagnamento, condivisione, accoglienza, ma anche distanza,
invadenza. Nonostante siano maggiormente citate qualità che sottolineano la “bontà” della pratica educativa,
tuttavia la relazione sembra fare necessariamente i conti con gli aspetti vissuti come emotivamente più
faticosi il distacco la costrizione, l’imposizione. L’alternanza di queste modalità relazionali mobilita affetti
contrastanti in chi educa e rende pesante il lavoro educativo.
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Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura" 5. Cura ed educazione
La cura pare esaltare le componenti istintuali che contraddistinguono, nel senso comune, le pratiche di
allevamento; in educazione, invece, si fa spazio il ragionamento, la riflessione, che dà luogo a mediazioni, a
un agire competente progettato e pensato.
La cura si gioca nell’informalità, nell’immediatezza relazionale; l’educazione invece è formale: risente dei
contesti in cui avviene e assume le finalità che le vengono attribuite da questi stessi contesti.
Nel rapporto di cura sembra realizzarsi all’interno di una relazione intima, esclusiva, tra due persone; in
educazione questa non sembra essere l’unica modalità di relazione possibile anche se nei discorsi degli
educatori non si fa esplicita menzione, per esempio, del gruppo come contesto relazionale.
Una condizione imprescindibile perché vi sia cura/educazione è la partecipazione consapevole di chi educa
alla relazione che mette in atto. L’educazione e la cura, in altre parole, paiono aver comunque a che fare con
l’intenzionalità soggettiva.
Educazione e cura paiono esistere perché vi sono soggetti che, grazie alla loro capacità relazionale, le
pongono in atto Ci si chiede se sia veramente cosi soprattutto quando sempre più spesso assistiamo a eventi
che indipendentemente dalla volontà dei singoli soggetti producono cambiamenti più o meno consapevoli
nella vita dei soggetti eventi in seguito ai quali i soggetti imparano vo lenti o nolenti, a vivere diversamente.
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Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura" 6. Ricomporre un quadro teorico
cura ed educazione si richiamano a vicenda ancorandosi soprattutto intorno a tre nuclei; poter individuare
questi nuclei nella spontaneità o naturalità delle pratiche educative e di cura; nello sfondo sociale in cui esse
si producono; nella dimensione esistenziale a cui cura ed educazione si ancorano.
Cura familiare ed educazione “naturale”
Anche nei primi anni di vita, la cura si giocherebbe quindi in un sottile equilibrio tra istanze di protezione e
istanze di emancipazione, tra un “tener dentro e un lasciar andare che hanno senso proprio nella loro
continua alternanza, a seconda delle evenienze e delle esigenze che emergono nella quotidianità.
Enfatizzando la dimensione spontanea e istintuale della cura, educatori e studenti faticano a riconoscere in
essa tracce di educazione, “educazione vera connotata invece da una certa intenzionalità tecnica
professionale.
Nella cura familiare l’educazione c’è. È quell’educazione che ci si trova a esercitare nella posizione naturale
di adulti che devono aiutare i figli a crescere e che per farlo mettono a disposizione la loro esperienza.
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Rapporto tra l'educazione e il concetto di "prendersi cura"