La teoria della disorganizzazione sociale
Tale teoria ravvisa una stretta dipendenza tra destabilizzazione dei valori culturali di una società e l’irregolarità della condotta dei suoi membri, in quanto i fattori disorganizzativi sociali tolgono agli individui i parametri di riferimento normativo e di guida nella loro condotta.
Il deviante è un soggetto psicologicamente normale, che vivendo in una società disorganizzata, tende a disorganizzare la propria condotta.
La disorganizzazione sociale può prodursi perché esiste o conflitto di norme o anomia; nessuno particolare causa certi conflitti tra norme legali e norme soialmente accettate, che rendono più probabile l’inosservanza delle prime.
Questi si verificano a causa:
a.di socializzazione difettosa o mancante, come nel caso di norme che proteggono, prevalentemente, i diritti delle classi superiori;
b.di insufficiente intimidazione normativa per l’inadeguatezza delle sanzioni rispetto a certi delitti;
c.di deficienza negli apparati preposti all’applicazione delle norme, per cui le sanzioni restano scarsamente applicate;
d.di corruzione di detti apparati, con discriminazioni nell’applicazione delle norme a favore di gruppi di maggior prestigio sociale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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