La teoria delle associazioni differenziali
Nell’ambito della corrente criminologica della “trasmissione culturale”, particolare rilievo assume la teoria delle associazioni differenziali, per la quale il comportamento criminale è inteso non come mera imitazione, ma come apprendimento attraverso l’associazione interpersonale con altri individui che sono già criminali.
Il comportamento criminale non è né ereditario, né il prodotto di una patologia personale, ma è appreso come ogni altra attività umana.
La “formazione criminale” comprende l’orientamento in senso antisociale degli impulsi, tendenze ed attitudini, nonché l’insegnamento delle tecniche criminali.
La teoria si è dimostrata incapace di spiegare sia le origini della criminalità, che deve esistere prima di essere appresa da altri, sia la criminalità dei soggetti che non hanno avuto precedenti contatti con criminali, sia le “risposte differenziali” di singoli individui innanzi alla comune esposizione ad associazioni criminose.
Criticato è stato pure il rigido determinismo della teoria, considerando essa l’uomo come entità passiva, condizionata unicamente dalle circostanze e priva di possibilità di controllo della situazione.
Più che spiegare le cause e il significato della criminalità, la teoria in esame rappresenta piuttosto un valido tentativo di comprendere le modalità attraverso le quali la delinquenza si trasmette e si diffonde.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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