Appunti per l'esame di "Tecniche di Valutazione e Intervento Nella Famiglia". Il pensiero di Minuchin analizza le principali tecniche psicoterapeutiche approntate dall'orientamento sistemico-relazionale. La famiglia viene presa in carico nel suo insieme, considerando il membro patologico il "malato designato"; gli schemi disfunzionali vengono identificati e poi modificati nel corso delle sedute nelle quali il terapeuta attua diverse manovre con lo scopo di ristrutturare il sistema famiglia. Ampio spazio a casi clinici per illustrare i vari momenti salienti della terapia.
Famiglie e terapia della famiglia
di Antonino Cascione
Appunti per l'esame di "Tecniche di Valutazione e Intervento Nella Famiglia". Il
pensiero di Minuchin analizza le principali tecniche psicoterapeutiche
approntate dall'orientamento sistemico-relazionale. La famiglia viene presa in
carico nel suo insieme, considerando il membro patologico il "malato
designato"; gli schemi disfunzionali vengono identificati e poi modificati nel
corso delle sedute nelle quali il terapeuta attua diverse manovre con lo scopo di
ristrutturare il sistema famiglia. Ampio spazio a casi clinici per illustrare i vari
momenti salienti della terapia.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Psicologia
Corso: Psicologia
Esame: Tecniche di valutazione e intervento nella
Famiglia
Docente: Malagoli Togliatti
Titolo del libro: Famiglie e terapia della famiglia
Autore del libro: Minuchin S.
Editore: Astrolabio
Anno pubblicazione: 19771. Terapia familiare strutturale
Minuchin propone un nuovo orientamento di base: la terapia familiare strutturale, ovvero un insieme di
teorie e tecniche rivolte a trattare l’individuo nel suo contesto sociale, che mira a cambiare l’organizzazione
interna della famiglia.
Che l’uomo sia influenzato dal contesto sociale, che a sua volta egli influenza, non è un concetto nuovo, ma
basare le tecniche psichiatriche su questo concetto è di per sé un’ottica nuova.
Questa preminente preoccupazione per l’individuo ha indotto i terapisti a concentrarsi sull’intrapsichico, con
tecniche terapeutiche rivolte esclusivamente verso l’individuo, senza tener conto dell’ambiente. Perciò
poiché il paziente era preso in cura da solo, i dati erano inevitabilmente limitati a quanto egli sentiva o
pensava accadesse intorno a lui, escludendo il contesto sociale, e non consentiva molte possibilità a una
verifica che potesse correggerlo. L’individuo era considerato il depositario della patologia.
Nell’approccio individuale una riorganizzazione interna sia cognitiva che affettiva sarà considerata quale
stadio necessario per facilitare il miglioramento del problema emergente.
Il terapista della famiglia non deve dipendere dalle descrizioni del paziente: i componenti della famiglia
sono presenti e dimostrano il comportamento da loro assunto nei confronti del soggetto, comportamento che
può essere operativamente descritto.
Il terapista non è più limitato a tener conto delle interazioni con la famiglia interiorizzate dall’individuo, ma
può egli stesso fare esperienza del modo in cui i componenti della famiglia si sostengono e si qualificano gli
uni con gli altri.
Le teorie e le tecniche della terapia familiare si prestano facilmente a lavorare con l’individuo in contesti
anche diversi da quelli strettamente familiari (scuola, ecc..). La concezione della patologia è assai più ampia
e cosi anche le possibilità di intervento.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 2. L’uomo nel suo contesto
La terapia strutturale della famiglia che studia l’uomo nel suo contesto sociale, si sviluppò nella seconda
metà del XX secolo.
La metafora di Bateson sulla percezione mentale (uomo che sta abbattendo un albero con un’accetta: ogni
colpo dell’accetta è modificato o corretto, a seconda della forma del taglio della superficie dell’albero
lasciata dal colpo precedente: processo auto correttivo: sistema analogo alla mente) e l’immagine poetica di
Ortega riguardo all’uomo e la sua storia (un uomo non è sé stesso senza fatti che condizionano il suo
destino), sono corroborate da esperimenti che hanno dimostrato quanto il contesto influenza, in modo
diretto, i processi della mente. Ad esempio Delgado ha sperimentato che provocando l’aggressività
intraspecie in un gruppo di scimmie, attraverso la stimolazione elettrica di parecchie strutture cerebrali,
l’espressione di tale aggressività dipende dal contesto sociale: un atto aggressivo, stimolato artificialmente
può essere diretto contro un membro specifico del gruppo o può essere represso del tutto, a seconda del
rango sociale del soggetto stimolato.
Delgado inoltre sostiene che non possiamo essere liberi dai genitori, dagli insegnanti e dalla società perché
sono fonti extracerebrali delle nostre menti. Una mente umana si sviluppa man mano che il cervello sviluppa
e incamera gli stimoli plurimi scaricati sia internamente che esternamente. La famiglia è un fattore altamente
significativo all’interno di questo processo.
L’influenza esercitata dalla famiglia sui suoi membri è stata dimostrata sperimentalmente da un’indagine
sulla malattia psicosomatica infantile (condotta da Minuchin e Baker): durante un’intervista strutturale di
una famiglia sono stati eseguiti prelievi di sangue a tutti i componenti, in modo da avere i campioni
sanguigni, senza peraltro interferire con le interazioni in atto. Il livello di acidi non adiposi (free fattly acid:
FFA) del plasma è stato analizzato in un secondo tempo, esso è un indice biochimico di tensione emotiva: la
concentrazione sale nell’arco di 5-15 minuti di tensione. Paragonando il livello di FFA in tempi diversi
durante l’intervista , si può documentare fisiologicamente la reazione di ciascun individuo alle tensioni
familiari.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 3. Locazione della patologia psichica
Quando la mente è considerata in termini di “extracerebrale” e “intracerebrale”, localizzare la patologia di
un individuo nella mente, non indica se è all’interno o all’esterno della persona stessa. La patologia può
essere nell’individuo, nel suo contesto sociale, o nell’interazione tra i due.
La terapia strutturale della famiglia si rifà a 3 assiomi:
1. La vita psichica di un individuo non è un processo totalmente interno: l’individuo influenza il suo
contesto e ne è influenzato tramite costanti e ricorrenti sequenze interattive, l’individuo può essere visto
come un sottosistema o una parte del sistema, tenendo però conto del tutto.
2. I cambiamenti nella struttura familiare contribuiscono ai cambiamenti nel comportamento e nei processi
psichici interiori dei componenti del sistema.
3. Quando un terapista lavora con un paziente o con una famiglia che ha in cura, il suo comportamento
diventa parte del contesto.
Questi 3 assunti hanno sempre appartenuto al fondamento razionale della terapia, tuttavia non sono mai
divenuti centrali nella prassi psicoterapeutica.
Un esempio si può ricavare da concetti di modalità di pensiero paranoico, perché è proprio in questo campo
che una comprensione del contesto del paziente è essenziale. Goffman ha rilevato che nei primi stadi di
sviluppo della malattia il contesto sociale è complementare al paziente che sostiene la propria malattia: si
costituisce una vera e propria comunità paranoica.
Il pensiero e il comportamento paranoico possono anche essere attivati sperimentalmente mediante
esperienze comunitarie. Nell’ ”esercizio di gruppo ampio” da 30 a 50 partecipanti sono seduti in cerchi
concentrici, i membri della facoltà sono sparsi nei cerchi, silenziosi e impassibili, al gruppo viene dato un
compito ambiguo: studiare il proprio comportamento. All’interno di questa struttura i partecipanti fanno
affermazioni che non sono dirette a nessuno in particolare; a causa della disposizione, metà di essi sono di
spalle e non possono vedere colui che parla. Non si sviluppa dialogo, le comunicazioni non sono convalidate
da reazioni di conferma o dissenso. Si nota la rapida apparizione di sospetto e confusione sulla natura della
realtà sperimentata, la ricerca di un bersaglio e infine la comparsa di capri espiatori nel gruppo o la
definizione dei membri della facoltà come persecutori onnipotenti.
E’ dunque evidente che l’esperienza individuale dipende dalle caratteristiche idiosincratiche dell’individuo
nel contesto di vita in cui si trova ad operare.
UN CASO CLINICO
Signora anziana vedova trasloca, compaiono sintomi paranoici, uno psichiatra voleva internarla, un terapista
comportamentale capisce che il problema è causato da una “crisi ambientale” dovuta al trasloco e la aiuta a
costruirsi un nuovo guscio, ad adattarsi al nuovo ambiente.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 4. La sfera d’azione del terapista della famiglia
La sfera d’azione del terapista della famiglia e le tecniche da lui usate per conseguire i suoi obiettivi sono
determinate dalla sua impostazione teorica. La terapia strutturale della famiglia è una terapia d’azione. Lo
strumento consiste nel modificare il presente, e non nell’esplorare o interpretare il passato.
L’obiettivo dell’intervento terapeutico è il sistema familiare. Il terapista si associa a quel sistema e poi usa
se stesso per trasformarlo. Cambiando la posizione dei componenti del sistema, cambia le loro esperienze
soggettive. In questo il terapista si basa su certe caratteristiche del sistema familiare:
1. Una trasformazione di struttura produrrà perlomeno una possibilità di ulteriore cambiamento.
2. Il sistema familiare è organizzato attorno al sostegno, alle regole, alla crescita e alla socializzazione dei
membri; dunque il terapista si associa alla famiglia non per educarla o socializzarla, ma piuttosto per
riassettare o modificare il funzionamento interno della famiglia cosi che possa svolgere al meglio i propri
compiti.
3. Il sistema familiare ha proprietà di autoperpetrazione: i processi iniziati dal terapista all’interno della
famiglia saranno mantenuti dai meccanismi di autoregolazione della famiglia.
Questi concetti di struttura sono il fondamento della terapia familiare; tuttavia il terapista strutturale della
famiglia deve cominciare con un modello di normalità, in base al quale misurare la devianza.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 5. I Wagner e Salvador Minuchin: un modello familiare
Gli uomini vivono in gruppi: comunità sociali che variano per grado di organizzazione e di differenziazione.
Una civiltà moderna, urbana e industriale, esige dall’uomo due contrastanti funzioni: l’attitudine a
sviluppare conoscenze altamente specializzate e la capacità di adattarsi rapidamente a un panorama socio-
politico in costante cambiamento. La famiglia ha sempre subito cambiamenti paralleli ai cambiamenti della
società, essa risponde a due diversi obiettivi: uno interno, la protezione psico-sociale dei suoi membri; l’altro
esterno, l’accomodamento a una cultura e la sua propagazione.
La società industriale urbana ha invaso la famiglia, assumendo funzioni che, un tempo, erano considerate
doveri specifici della famiglia stessa (ospizi, scuole, mezzi di comunicazione di massa, enti assistenziali,
tecnologia moderna…). Tuttavia l’uomo moderno aderisce ancora a un insieme di valori che appartengono a
una società diversa, quella in cui i confini tra la famiglia e i rapporti esterni erano chiaramente delineati.
L’adesione a un modello superato porta a catalogare molte situazioni, chiaramente di transizione, come
patologiche o patogene. Vige ancora il leggendario ideale : “si sposarono e vissero felici e contenti”.
Il mondo occidentale è in uno stato di transizione e la famiglia, dovendo sempre adeguarsi alla società, sta
cambiando con essa. Proprio a causa di queste difficoltà transizionali, il principale compito psico-sociale
della famiglia, che è quello di sostenere i suoi componenti, è divenuto più importante che mai.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 6. La matrice dell’identità: appartenenza e differenziazione
L’esperienza dell’identità umana si fonda su due elementi: un senso di appartenenza e un senso di
differenziazione. In tutte le culture le famiglie modellano e programmano il comportamento e il senso di
identità del bambino. Il senso di appartenenza si forma nel bambino con il suo adattamento ai gruppi
familiari e con la sua appropriazione di modelli transazionali della struttura familiare che permangono nelle
diverse circostanze della vita. Il senso di differenziazione e di individualità si forma con la partecipazione,
sia a differenti sottosistemi in diversi contesti familiari, sia a gruppi extrafamiliari. Man mano che il
bambino e la famiglia crescono, l’adattamento della famiglia ai bisogni del bambino delimita campi di
autonomia che egli sperimenta come differenziazione.
Ma il senso di identità di ciascun individuo è influenzato da un senso di appartenenza a diversi gruppi. La
famiglia, sebbene sia la matrice dello sviluppo psico-sociale dei suoi membri, deve anche adeguarsi alla
società e assicurare una certa continuità alla cultura. Le prese di posizione contro la famiglia sono tipiche di
periodi rivoluzionari.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 7. Famiglia e società
Qualsiasi studio sulla famiglia deve essere visto in chiave complementare alla società. La famiglia nucleare
è la norma della classe medio-borghese americana, rappresenta una recente evoluzione storica. A tutt’oggi è
un fenomeno ampiamente limitato alle società industrializzate urbane. Anche le concezioni sulle funzioni
della famiglia cambiano in relazione ai mutamenti sociali.
Il cambiamento va sempre dalla società alla famiglia, mai dall’unità più piccola a quella più grande. La
famiglia cambierà, ma anche rimarrà, perché è la migliore unità umana per le società in rapido
cambiamento. Più flessibilità e adattamento la società chiederà ai suoi membri, più significativa diventerà la
famiglia quale matrice di sviluppo psicosociale. La famiglia è un sistema aperto in trasformazione, cioè
riceve e trasmette, a sua volta, stimoli dal mondo esterno, adattandosi alle diverse richieste degli stadi
evolutivi che affronta. I suoi compiti evolutivi non sono facili.
La visione idealizzata che predomina è quella che la famiglia normale non produce tensioni di alcun tipo;
tuttavia questa immagine di gente che vive in armonia, misurandosi con stimoli sociali senza scomporsi e
cooperando perpetuamente, si sgretola quando si osserva una qualsiasi famiglia che presenti problemi di
ordine comune.
Perciò è preoccupante che questo criterio di normalità spesso non sia messo in discussione neppure dai
terapisti che misurano il funzionamento effettivo delle famiglie dei loro pazienti secondo il metro
dell’immagine idealizzata.
Dato che non è l’assenza di problemi a distinguere una famiglia normale da una anormale, un terapista deve
avere uno schema concettuale del funzionamento della famiglia,che lo aiuti ad analizzarla. Uno schema
basato sulla visione della famiglia come sistema operante all’interno di specifici sistemi sociali, si fonda su 3
elementi:
1. La struttura della famiglia quale sistema socio-culturale aperto, in trasformazione.
2. La famiglia subisce un’evoluzione, passando attraverso stadi che richiedono una ristrutturazione.
3. La famiglia si adatta a situazioni nuove, così da mantenere continuità e assicurare crescita psico-sociale a
ciascuno dei suoi membri.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 8. La struttura della famiglia
La struttura familiare è l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti
della famiglia interagiscono. Una famiglia è un sistema che opera tramite modelli transazionali. Transazioni
ripetute stabiliscono modelli su come, quando e con chi stare in relazione. Questi modelli definiscono il
sistema.
I modelli transazionali, che regolano il comportamento dei membri di una famiglia, sono mantenuti da due
sistemi di costrizione: il primo è generale, perché coinvolge le regole universali che governano
l’organizzazione familiare (es. deve esserci una gerarchia di poteri, una complementarità di funzioni); il
secondo è specifico delle singole famiglie perché comprende le reciproche aspettative dei singoli
componenti della famiglia (l’origine di queste aspettative risale ad anni di negoziati espliciti o impliciti tra i
componenti della famiglia, riguardo a piccoli eventi quotidiani; spesso la natura dei contratti originari è stata
dimenticata, anche perché possono non essere mai stati espliciti, ma i modelli permangono).
Cosi il sistema mantiene sé stesso. Esso fa resistenza ai cambiamenti che superino un certo limite, e
mantiene i modelli preferiti più a lungo possibile. Modelli alternativi sono disponibili all’interno del sistema.
Ma ogni deviazione che oltrepassa le soglie di tolleranza del sistema fa scattare meccanismi atti a ristabilire
l’assetto abituale. Quando insorgono situazioni di squilibrio del sistema è abituale che alcuni componenti
della famiglia pensino che gli altri non adempiano ai loro doveri. Allora compaiono appelli alla lealtà e
manovre colpevolizzanti.
La struttura della famiglia deve essere capace di adattarsi se le situazioni cambiano, senza perdere quella
continuità che dà uno schema di riferimento ai suoi componenti.
Il sistema familiare differenzia e svolge le sue funzioni per mezzo di sottosistemi. Gli individui sono
sottosistemi in una famiglia (diadi come moglie-marito, madre-figlio..). Ogni individuo appartiene a diversi
sottosistemi, in cui ha differenti livelli di potere e dove acquista capacità differenziate. Ognuno si adatta in
modo estremamente vario per raggiungere quella reciprocità di rapporto che rende possibile la
comunicazione umana. L’organizzazione in sottosistemi di una famiglia fornisce un valido addestramento a
mantenere “l’io sono” differenziato, esercitando, nel contempo, le capacità interpersonali a diversi livelli.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 9. Confini del sistema famiglia
I confini di un sistema sono le regole che definiscono che partecipa e come. Hanno la funzione di proteggere
la differenziazione del sistema. Perché la famiglia funzioni bene, i confini tra i sottosistemi debbono essere
chiari, debbono essere definiti in modo tale da permettere ai membri del sottosistema di esercitare le loro
funzioni senza indebite interferenze, ma debbono permettere il contatto fra i componenti del sottosistema e
gli altri. La composizione dei sottosistemi non è significativa quanto invece lo è la chiarezza dei confini tra i
sottosistemi.
In una famiglia la chiarezza di confini è un parametro utile per la valutazione del funzionamento i cui
estremi sono: invischiamento e disimpegno. In termini umani, invischiamento e disimpegno stanno a
indicare uno stile transazionale, la preferenza di un tipo di interazione, piuttosto che una differenza
qualitativa tra funzionale e disfunzionale. La maggior parte delle famiglie ha sottosistemi invischiati e
disimpegnati (es. il sottosistema madre-figli può tendere verso l’invischiamento finchè i figli sono piccoli e
il padre può prendere una posizione disimpegnata. Operazioni agli estremi, tuttavia, indicano zone di
possibile patologia:
- i componenti di famiglie o sottosistemi invischiati, possono essere svantaggiati dal fatto che un più intenso
senso di appartenenza richiede una maggiore concessione di autonomia; la mancanza di differenziazione
scoraggia l’esplorazione autonoma e il padroneggia mento dei problemi; vengono inibite, soprattutto nei
bambini, le capacità cognitive e affettive;
- i componenti di famiglie o di sottosistemi disimpegnati possono funzionare autonomamente, ma hanno un
senso distorto dell’indipendenza e mancano di sentimenti di lealtà e di appartenenza nei confronti della
famiglia e della capacità di interdipendenza e di richiedere aiuto e sostegno quando necessario.
Quando insorgono meccanismi di adattamento, entrambi questi tipi di relazione provocano problemi alla
famiglia: la famiglia invischiata risponde a ogni variazione dell’usuale con eccessiva velocità e intensità; la
famiglia disimpegnata tende a non rispondere quando una risposta è necessaria.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 10. Il sottosistema dei coniugi
Si forma quando due adulti di sesso diverso si uniscono con l’espresso proposito di formare una famiglia.
Tale sottosistema ha compiti specifici o funzioni vitali per il funzionamento della famiglia. Le principali
capacità richieste sono: complementarità e reciproco adattamento. La coppia deve sviluppare modelli in cui
ciascun coniuge sostiene il modo di agire dell’altro in molti campi, modelli di complementarità che
permettano a ciascun coniuge di cedere senza pensare di essere sconfitto,entrambi devono cedere parte del
loro individualismo per riguadagnarlo nel rapporto di coppia.
Il sottosistema coniugale può diventare un rifugio dalle tensioni esterne e la matrice che promuove il
contatto con gli altri sistemi sociali. Può favorire l’apprendimento, la creatività, la crescita. Le coppie però,
possono anche attivare gli aspetti negativi della personalità dell’uno o dell’altra. Ad esempio possono
insistere nel “migliorare” o “salvare” il compagno o la compagna, e con questo processo escluderli,invece di
accettarli come sono; possono stabilire modelli transazionali del tipo protettivo-dipendente, in cui il coniuge
dipendente rimane tale per far sì che i sentimenti di quello che si sente protettore siano difesi.
Tali modelli negativi possono esistere in coppie normali senza implicare una patologia estesa o cattive
motivazioni da parte di uno dei due coniugi. Se un terapista si propone di mettere in discussione un modello
divenuto disfunzionale, deve ricordarsi di discutere il processo senza attaccare le motivazioni dei
partecipanti.
Il sottosistema coniugale deve raggiungere dei confini atti a proteggerlo da interferenze scaturite da richieste
o esigenze di altri sistemi. Gli adulti devono avere un territorio psico-sociale proprio, un rifugio dove si
possono dare reciproco sostegno emotivo.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia 11. Il sottosistema genitoriale
Si deve tracciare un confine che permetta al bambino di interagire con tutti e due i genitori, escludendolo,
nel contempo, dal funzionamento specifico della coppia. La funzione genitoriale consiste in un difficile
processo di reciproco adattamento che rende il processo educativo molto complesso. I genitori non possono
proteggere e guidare senza esercitare allo stesso tempo un’azione di controllo e restrizione. I figli non
possono crescere e acquistare individualità senza rifiutare e ribellarsi. Il processo di socializzazione è di per
sé conflittuale.
La funzione genitoriale richiede la capacità di allevare, guidare e controllare. L’equilibrio tra queste
mansioni dipende dai bisogni evolutivi dei figli e dall’abilità dei genitori. Ma la funzione genitoriale esige
sempre l’uso dell’autorità. Genitori e figli e, talvolta, anche i terapisti, descrivono frequentemente la
famiglia ideale come una democrazia. Ma a torto credono che una società democratica sia priva di capi, o
che la famiglia sia una società fatta di coetanei. Per funzionare adeguatamente, bisogna che sia i genitori sia
i figli accettino il fatto che l’uso differenziato dell’autorità è un ingrediente necessario del sottosistema
genitoriale. Diviene una specie di apprendistato sociale per i figli, che hanno bisogno di imparare a
negoziare in situazioni di impari potere. Compito del terapista è di aiutare i sottosistemi a negoziare gli uni
con gli altri e ad adattarsi reciprocamente.
Antonino Cascione Sezione Appunti
Famiglie e terapia della famiglia