Gli appunti si concentrano sul concetto di anima nella storia della filosofia, partendo dagli autori presocratici arrivando fino a Freud.
Storia della filosofia
Università: università degli studi di Milano Bicocca
Facoltà: Psicologia
Corso: scienze e tecniche psicologiche
Esame: storia della filosofia
Docente: Vittorio Morfino
Anno accademico: 2015/2016
Introduzione (concetto di anima)
Foucault parlava di anima come prigione del corpo (Platone diceva: “corpo come prigione
dell’anima”), e con ciò intendeva che un determinato concetto di anima porta a determinati
comportamenti. Con anima si indicano una serie di funzioni Kant diceva che non si può
dimostrare l’esistenza dell’anima, però tale concetto spiega una serie di fenomeni. Quali
fenomeni?
1. Il percepire (i sensi) l’anima è qualcosa che percepisce e così ci mette a contatto col
mondo esterno (natura)
2. Il sentire, cioè gli effetti della percezione, che sono piacere e dolore (ad es. vedo i raggi del
sole e ciò mi provoca piacere). Anche il sentire ci mette in contatto con il mondo, ma in
modo diverso dal percepire, perché ogni cosa acquista una colorazione verso il piacere o il
dolore.
3. Il desiderio. Che è legato al movimento noi desideriamo e a causa di tale desiderio ci
muoviamo verso l’oggetto desiderato. Al desiderio sono legate tutte le passioni (gioia,
dolore, amore, odio…)
4. Immaginazione, che è la possibilità di costruire un altro mondo rispetto a quello percepito
Immaginare permette di smembrare le emozioni e rimontarle in modo diverso.
5. Ragione, che consiste nel costruire strategie di azione rispetto al mondo.
6. I sogni. Ciò che sta tra immaginazione e sogni è il reverie (libero abbandonarsi al flusso
delle immagini).
7. Ricordare, che è far riaffiorare percezioni passate quando hanno una verità sono storie
ricordare permette di costruire una storia la natura è ciò che ci circonda (coordinata
spazio), la storia è ciò mi precede (coordinata tempo)
8. Il pensare mi mette in contatto con la logica, che è il pensare corretto
9. Il volere è diverso dal pensare? secondo alcuni si, secondo altri no
10. Il linguaggio, che è una funzione dell’anima.
Domande fondamentali:
- L’anima è unita?
- L’anima è libera?
- L’anima è immortale?
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Legati a tali domande sono i destini dell’anima (escatologia discorso sui fini, fini dell’anima
qual è il nostro destino?).
Unità-libertà-immortalità sono strettamente legate fra loro di solito se si sostiene l’immortalità
si sostengono anche gli altri 2.
Escatologia significa soprattutto scienza del premio e del castigo come la nostra esistenza viene
premiata o castigata. Se però l’anima non è immortale tale discorso non vale. Perché ci sia
punizione ci deve essere libertà, altrimenti non si è responsabili di ciò che si fa. Locke dice se
abbiamo 2 coscienze nello stesso corpo (l'uomo della notte e l’uomo del giorno) , entrambi
incoscienti di ciò che fa l’altro come facciamo a imputare all’uomo del giorno le azioni
dell’uomo della notte (solo per il fatto che è lo stesso uomo)? Se non c’è consapevolezza di ciò che
si è fatto e non c’è stata scelta, non si può essere considerati responsabili. Solo laddove siamo
responsabili siamo liberi e dunque passibili di premio o punizione.
Un’altra importante questione riguarda il carattere è immutabile o si modifica? Schopenhauer
sosteneva che il carattere è una scelta libera che la volontà fa prima del tempo ciò che noi
siamo l’abbiamo scelto, però prima del tempo e dunque tutto ciò che facciamo dipende dalla
scelta originaria dunque per lui il carattere è immutabile, mentre secondo altri è determinato
dalle occasioni.
Il carattere è iscritto nel DNA? Oppure è determinato dalla società? L’anima è individuale o
transindividuale? [transindividuale: tale termine si usa per definire la differenza tra individuo
costituito dalle relazioni e individuo che precede le relazioni. Si riferisce alle relazioni tra gli
individui come costituenti degli individui stessi]
In sintesi: l’anima è il principio della vita, principio della sensibilità e principio delle attività
spirituali.
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Breve sintesi degli autori che saranno trattati durante il corso
PRESOCRATICI
Intendevano l’anima come archè (principio, sostrato). Secondo loro il principio che regge l’anima è
il principio che regge l’universo. Secondo Anassimene è l’aria, secondo Eraclito il fuoco, secondo
Democrito gli atomi, secondo i pitagorici l’armonia fra i numeri. L’anima è fatta di tale principio.
PLATONE
L’anima è ciò che si muove da sé (ogni corpo che si muove da dentro di per sé è animato
l’anima è causa della vita e perciò è immortale)
Platone postula l’esistenza di un mondo delle idee, che proviene dalla necessità di trovare il
correlato dell’universale (un insieme di parti es. universale di cane)
Secondo lui all’universale di cane corrisponde l’idea di cane, che è immutabile (a differenza di
Eraclito che dice: “Non ci possiamo bagnare 2 volte nello stesso fiume”)
Secondo Platone dunque c’è un variare delle opinioni (la doxa), sotto cui però si trovano le idee
immutabili ciò che ha per oggetto le idee immutabili è la scienza.
ARISTOTELE
Nel “De anima” fa la prima grande trattazione sistematica dell’anima. Cosa è per lui l’anima? È
atto, è la forma del corpo. Aristotele introduce il seguente parallelo: Anima: corpo = visione: vista
se consideriamo solo l’organo della vista non abbiamo la visione, che è l’atto della vista, allo
stesso modo l’anima è l’atto del corpo. L’anima è la capacità propria del corpo organico. In che
misura questo atto è separabile dal corpo? Si può separare l’anima dal corpo? Qui si apre una
discussione sulla tradizione aristotelica il pensiero sembra essere separabile dal corpo, ma
anche qui non c’è una risposta univoca. Il De anima per molti secoli incarna il progetto di una
psicologia. L’unica eccezione è Plotino, per cui l'anima non è forma del corpo, ma è da esso
indipendente in quanto ha caratteri divini grazie a essi può guardarsi dentro (introspezione) e
guardare tali caratteri divini
CARTESIO
“cogito ergo sum” identifica una realtà sostanziale, cioè il pensiero, che per Cartesio è sostanza
divisa dal corpo 2 sostanze: res cogitans e res extensa. Il cogito dà accesso immediato alla
sostanza pensante così divide tra pensiero ed estensione (cosa che non si ritrova in Aristotele).
Si ha dunque la fondazione di un vero e proprio dualismo poiché anima e corpo sono 2 diverse
sostanze, con la stessa dignità, ma con diversi attributi (una è libera. L’altra necessaria). Cartesio
poi usa per la prima volta nella storia del pensiero il pronome ego: “Ego existo, ego sum” non si
parla più di coscienza astratta, ma di ego, cioè uno spazio di interiorità separata radicalmente dal
mondo esterno meccanico (meccanicismo del 500)
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LOCKE
Mette in discussione il concetto di sostanza, perché dice che è qualcosa di inconoscibile sotto il
variare delle cose, dunque, qualcosa di metafisico (Locke è empirista radicale). Dunque non si può
ammettere la coscienza come sostanza, ma la si può ammettere nella misura in cui tornando al
passato si ritrova la coscienza che percepisce, ciò permette l’identità della persona.
KANT
Afferma la disgiunzione di coscienza e anima (dopo di lui non si possono più pensare come unite).
Scrive la critica della ragion pura. La ragion pura è la ragione che cerca di fondare la realtà
esistono 3 realtà: Dio, anima, corpo.
L’opera stabilisce i limiti della conoscenza umana (oltre è metafisica e non si può andare perché la
ragione non ha esperienza). Di Dio non abbiamo esperienza. Non possiamo fare l’esperienza del
mondo, intendendo per mondo la totalità delle cose (includendo anche tutta la cosmologia). Non
abbiamo esperienza dell’anima perché il soggetto, nell’esperienza del conoscere modifica
l’oggetto del conoscere, ma se l’oggetto è l’anima, allora il soggetto dovrebbe modificare sé
stesso, ma ciò non è possibile.
HEGEL
Dice che l’intelletto archetipico che noi chiamiamo anima non sta al di là (nella metafisica), ma di
qua, ed è lo spirito è la storia collettiva di un popolo. L’Io non esiste di per sé, ma esiste sempre
dentro una tradizione, una città, una credenza religiosa gli ego non sono separati ma esistono
come espressione di questo essere collettivo. L’Io è un prodotto storico ed è permeato dal
linguaggio che lo esprime, dalla società in cui nasce (ad esempio in Grecia l’individuo non è libero
in quanto uomo, ma in quanto cittadino). L’Io è dunque un effetto storico-politico. Ciascun Io (o
autocoscienza) può affermare sé stessa solo confrontandosi con altre autocoscienze.
MARX
Ha una prospettiva vicina a quella di Hegel, perché pensa che la coscienza è un effetto storico, ma
mentre per Hegel è l’affermazione della libertà, per Marx il motore della storia è l’economia
(mezzi di produzione e rapporti di produzione), intendendo con essa il modo in cui gli uomini
riproducono la loro vita e i rapporti in cui ciò avviene sono rapporti fra classi la storia è una
storia di lotta fra classsi
FREUD
2 idee sconvolgenti nella psicoanalisi
1. Riconduce alla pulsione erotica gran parte della vita psichica
2. Nuova idea di coscienza.
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I presocratici
Omero
L’L’iliade e l’Odissea non sono una trattazione teorica dell’anima, ma in essi si può trovare la prima
concezione dei greci testimoniata pre-filosofica (prima che la filosofia elabori un concetto di
anima). I tre termini che Omero utilizza sono:
Psiche soffio vitale
Thymos
Noos
Omero dice che la psiche abbandona l’uomo quando muore e quando sviene e quando si
combatte si cerca di salvarla. Quando sveniamo e moriamo la psiche esce dalla bocca attraverso il
respiro oppure dalla ferita mortale. Poi la psiche vola verso l’Ade e diventa un’immagine (eidol).
Solo con la morte e lo svenimento si mostra la psiche. Thymos e noos sono quelle che
chiameremmo funzioni psichiche (però secondo Omero fanno parte del corpo, non dell’anima)
thymos sono le emozioni, noos sono i pensieri. Infatti quello che noi attribuiamo alla psiche viene
attribuito da Omero ad una serie di organi (cuore, fegato, ecc.…). in omero vi è una netta
distinzione tra psiche e carattere individuale la psiche non rappresenta il carattere in quanto
nell’Ade non assume il carattere individuale, ma la forma di un’ombra (la forma dell’individuo).
Cosa c’è nell’Ade dell’individuo? Una pura forma esteriore (misera larva umana inconsapevole e
vana che sopravvive alla morte) e un nome (il nome dell’individuo) questa ombra non ha né
consapevolezza né coscienza o intelligenza. Quando nell’Iliade si presenta nel sonno Patroclo ad
Achille, Omero definisce l’anima di Patroclo come psiche e dice che esteriormente gli somiglia in
tutto (anche vestiti uguali). Però Achille si rende contro che l’immagine di Patroclo non ha dentro
di sé la sua anima né la sua identità personale. Quando Ulisse scende nell’Ade e incontra Achille,
lui gli dice che non c’è nulla di desiderabile nella vita delle ombre dell’Ade. Però se l’ombra beve
sangue acquisice coscienza e linguaggio.
Tutto ciò precede la riflessione filosofica. Con la FILOSOFIA NATURALISTA si ha il primo tentativo di
costruire un discorso razionale sulla natura e sull’anima. È fondamentale il concetto di Archè, che
è il principio è ciò che precede e ciò che comanda .
I naturalisti cercano di individuare tra gli elementi che costituiscono l’essere ciò che ne determina
il divenire. Tutta la filosofia naturalista identifica il termine phisis con psiche l’elemento che
caratterizza la natura è anche ciò che caraterizza l’anima.
Secondo Talete l’Archè è acqua (morire equivale a diventare secchi) dunque anche l’anima è
determinata dall’acqua. Secondo Anassimene l'archè è l’aria. Con Eraclito si ha per la prima volta
una forte incidenza della parola psiche (ha più importanza che per gli altri naturalisti) secondo
lui l'archè è fuoco morire equivale a diventare umidi (diventare acqua) se la psiche è fuoco
allora esiste solo come continuo divenire. La psiche più intelligente è quella asciutta.
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Tutte le cose che divengono sono secondo eraclito piene di psiche. Quando moriamo torniamo
nell’elemento universale che a differenza del divenire è omogeneo. Nell’anima il fuoco è sottile e
quasi incorporeo.
Pitagorici
Si ha la ripresa dell’orfismo (che si oppone alla religione dominante greca, che è quella di Omero)
e della metempsicosi. La religione orfica è misterica e si oppone ai sacrifici perché sostiene la
metempsicosi, cioè la reincarnazione dell’anima in altri corpi (in un corpo di cerbiatto sacrificato ci
può essere un’anima umana, che è divina). L’anima può uscire dal ciclo della metempsicosi grazie
alla saggezza e si unisce così agli dei.
Empedocle
Si ha un primo abbozzo della teoria della percezione (a cui si richiamerà Aristotele). Secondo
Empedocle la natura è costituita da 4 elementi e il movimento di tali elementi è dominato da 2
principi: amore (coesione) e odio (dissoluzione). Si va dall’estremo in cui tutti gli elementi sono
coesi, all’estremo in cui sono tutti slegati. Il mondo sta nel mezzo, quando gli elementi si
combinano, ma non sono tutti compatti.
Per Empedocle la percezione è la conoscenza del simile attraverso il simile con la terra vediamo
la terra, con l’aria l’aria ecc.… nel sangue i 4 elementi sono combinati nel migliore dei modi e
dunque il sangue costituisce il pensiero.
Democrito
È un contemporaneo di Socrate e Platone. Secondo lui la medicina cura le malattie del corpo, la
filosofia (il sapere) invece cura l’anima. Poiché per Democrito il principio è rappresentato da atomi
e vuoto, la psiche è costituita da atomi sottili e rotondi intessuti nel corpo.
Parmenide scrisse l’opera “sulla natura” parte da un assunto: “L’essere è e il non essere non
è”. In greco esiste l’articolo determinativo, che permette di sostantivare il verbo essere (in questo
modo la lingua greca permette l’astrazione, che permette di rendere universale un concetto).
Parmenide costruisce così una logica. Dall’affermazione principale (l’essere è…) Parmenide deriva
che l’essere è immutabile, perché altrimenti muterebbe in qualcosa che non è è il primo
tentativo di costruire un pensiero logico (a partire da una premessa trarre delle conclusioni
logiche).
L’essere poi è ingenerato e imperituro, perché se nascesse o perisse, implicherebbe in qualche
modo il non-essere (nascendo verrebbe dal nulla e morendo si dissolverebbe nel nulla). Di
conseguenza l’essere è eterno, perché se fosse nel tempo implicherebbe il non essere del passato
(che è ciò che non è più) e il non essere del futuro (che è ciò che non è ancora).
L’essere è unico e omogeneo, perché se fosse molteplice e in sé differenziato implicherebbe degli
intervalli di non-essere (ci sarebbe un confine di nulla tra un essere e l’altro).
L’essere è finito, perché secondo la mentalità greca di Parmenide è sinonimo di compiutezza e
perfezione. Per semplificare tale immagine di compiutezza egli utilizza l’immagine della sfera. In
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tutti i suoi aspetti dunque l'essere si configura come una realtà necessaria, ossia come qualcosa
che non può non essere o essere diverso da così com’è. A questo punto ci rendiamo conto di come
Parmenide, con la sola forza della logica, abbia costruito gli attributi filosofici di un essere
ontogeneticamente perfetto.
Eraclito (più approfondito)
È passato alla tradizione come il filosofo del divenire, in quanto concepisce il mondo come un
flusso perenne in cui tutto scorre (“panta rei”) omologamente come un fiume le cui acque non
sono mai le stesse: “non è possibile discendere 2 volte nello stesso fiume, né toccare 2 volte una
sostanza mortale nello stato” per la velocità del movimento, tutto si disperde e si ricompone di
nuovo, tutto viene e va! Dunque la forma dell’essere è il divenire, perché ogni cosa è soggetta al
tempo e alla trasformazione. Anche questo, come quello di Parmenide, è un pensiero
estremamente radicale, però opposto. Tale concezione della realtà come fluire si concretizza nella
tesi secondo cui il principio (archè) è il fuoco, elemento mobile e distruttore per eccellenza. Tutto
ciò che esiste proviene dal fuoco e ritorna al fuoco, secondo il duplice processo della via in giù (il
fuoco condensandosi diventa acqua e poi terra) e della via in su (la terra rarefacendosi si fa acqua
e poi fuoco).
Molto importante è anche Socrate, che secondo Aristotele, è colui che ha inventato il concetto
il concetto è ciò che mi permette di raccogliere una serie di elementi contingenti e unificarli in
una realtà che sta al di là di essi.
Ad esempio Socrate si chiede che cosa è la giustizia in sé, così egli crea un distacco tra concetto e
realtà, in quanto le realtà sono molteplici e contingenti (nessuna foglia è uguale a un’altra), il
concetto invece sta al di là della contingenza, è universale ed è ciò che mi permette di pensare alle
realtà contingenti (è ciò che permette di dire che una foglia è una foglia)
ESSERE E DIVENIRE
Socrate inventa il concetto
Parmenide Eraclito
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Platone
Dove Parmenide ed Eraclito vedevano 2 soluzioni assolutamente diverse e alternative, Platone
invece pone l’essere (Parmenide) al di sopra del sensibile (nel mondo intellegibile) e il divenire
(Eraclito) sul piano del sensibile Platone fa dell’essere il luogo in cui esiste il referente
ontologico (reale) del concetto socratico.
Il mondo sensibile e intellegibile hanno una relazione profonda e necessaria Platone descrive
tale relazione con le seguenti parole:
ESSERE CORPO
IDEA DIVENIRE
ANIMA DOXA
SCIENZA
Il Fedone: Socrate non ha paura di morire perché sa di andare presso uomini buoni e divinità
buone, e che dopo la morte c’è qualcosa (meglio per i buoni che per i cattivi). Il filosofo vuole
morire perché? La morte è separazione dell’anima dal corpo il Filosofo non si occupa dei
piaceri del corpo e la sua attività non è dedicata al corpo ma all’anima e cerca di distaccarsi quanto
più può dal corpo. Inoltre nell’acquisizione della sapienza il corpo è un peso, e solo quando l’anima
non ha alcuna sensazione, ragione e ragionamento tocca la verità anche qui il filosofo ha
massimo disprezzo nel corpo. Inoltre il giusto, il buono, il bello di per se stessi non possono essere
raggiunti con le sensazioni, ma con il pensiero “mondo da ogni impurità”. Per questi motivi il
filosofo vuole che l’anima si stacchi dal corpo deve consolidarsi la seguente convinzione: finché
l’anima è intrisa nel male del corpo, non si riuscirà mai a raggiungere la verità questo perché il
corpo crea infiniti ostacoli dunque se vogliamo conoscere qualcosa e vogliamo raggiungere la
verità dobbiamo distaccarci completamente dal corpo l’anima si libererà dal corpo solo con la
morte, e non prima. Quindi il Filosofo non può che accogliere con gioia la morte, dal momento che
sarebbe una grande contraddizione che quando essa giunge egli se ne rammarichi. In realtà i
filosofi praticano di continuo la morte (in quanto ogni giorno sono in conflitto col corpo in ogni suo
aspetto) i filosofi sono forti e temperanti, le altre persone invece sono coraggiose per paura e
temperanti per intemperanza.
Cebete interviene dicendo che la paura degli uomini consiste nel fatto che l’anima si dissolve dopo
la morte e dunque non sopravvive al corpo. Socrate porta 3 prove a favore dell’immortalità
dell’anima:
1. Ciascun contrario nasce dal suo contrario dalla vita nasce la morte. Ma ogni genesi ha
una sua genesi opposta dalla morte nasce la vita, dunque prima di incarnarsi in un
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nuovo corpo , le anime devono pur stare da qualche parte e dunque dopo la morte del
corpo sopravvivono.
2. Teoria della reminiscenza ogni nostro apprendimento è reminiscenza e tutto ciò che ora
ricordiamo lo abbiamo imparato in un tempo precedente. Per poter dire che le cose uguali
tendono all’uguale in sé, ma allo stesso tempo gli rimangono inferiori, dobbiamo aver
avuto conoscenza dell’uguale in sé questa conoscenza non può che essere stata
acquisita prima della nascita, e insieme abbiamo conosciuto anche le altre essenze. La
conoscenza può avvenire solo prima della nascita, perché altrimenti sarebbe avvenuto
durante la nascita, ma avremmo dimenticato anche nello stesso momento per forza
abbiamo dimenticato perché altrimenti conosceremmo per sempre.
3. Prova dei semplici e dei composti cosa si dissolve e cosa no? I composti si dissolvono
nello stesso momento in cui sono stati composti. C’è qualcosa che non è composto?
Qualcosa che è in una condizione identica e immutabile. Le cose in sé non mutano (il bello
in sé), mentre invece i cavalli belli e le vesti belle sì a queste ultime si accede con i sensi,
alle prime con il pensiero le prime sono invisibili, le seconde visibili.
Realtà invisibile sempre nella stessa condizione vi appartiene l’anima
Realtà visibile muta sempre vi appartiene il corpo.
L’anima è più simile in tutto e per tutto a ciò che si trova sempre nella stessa condizione.
Inoltre l’anima comanda e il corpo si fa comandare l’anima è divina, il corpo è mortale.
Dunque l’anima è somigliantissima al divino, all’immortale, all’intellegibile, all’uniforme e a
quanto non si può dissolvere, mentre il corpo è somigliantissimo al mortale, al molteplice e
quanto si può dissolvere.
Il Fedro: parte dalla questione dell’amore vuole dimostrare che mania (follia per i greci è
qualcosa che potenzia la ragione) e amore sono doni divini. Per dimostrarlo torna al tema della
natura dell’anima è immortale perché è ciò che si muove da sé e genera il movimento in tutti gli
altri corpi (è principio dunque è ingenerata).
L’anima può essere paragonata a una biga alata condotta da un auriga e trainata da cavalli. Negli
dei i cavalli e l’auriga sono tutti buoni, mentre nell’uomo vi sono 2 cavalli, uno buono e uno cattivo
la biga è difficile da governare. Quando la biga perde le ali cade e si impossessa di un corpo a
cosa è dovuta la perdita dell’ala? L’ala si nutre di ciò che è buono, sapiente e bello ed è rovinata da
ciò che è brutto e cattivo. Quando gli dei si vogliono nutrire risalgono, però per loro è facile in
quanto entrambi i cavalli sono buoni. Giunti al di là del cielo possono contemplare il vero essere e
le idee. Anche altre anime vogliono contemplare le idee (perché di esse si nutre l’ala), ma possono
farlo per poco tempo perché sono tirate in basso dal cavallo nero. L’anima che ha visto alcune idee
rimane intatta fino al successivo giro, quando invece si riempie di ignavia e di odio, si
appesantisce, perde le ali e cade sulla terra Platone costruisce una gerarchia di valori sulla
base di quante idee ha visto l’anima, essa si appropria del corpo giusto
1. Filosofo
2. Re giusto
3. Amministratore dello stato
4. Atleta
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