Appunti dedicati alla struttura del linguaggio in cui si affrontano i temi delle scienze del linguaggio, come lessico, grammatica e sintassi riletti nella prospettiva delle scienze della comunicazione.
La comunicazione verbale
di Melissa Gattoni
Appunti dedicati alla struttura del linguaggio in cui si affrontano i temi delle
scienze del linguaggio, come lessico, grammatica e sintassi riletti nella
prospettiva delle scienze della comunicazione.
Esame: Linguistica generale
Titolo del libro: La comunicazione verbale
Autore del libro: Eddo Rigotti; Cigada Sara
Editore: Apogeo
Anno pubblicazione: 20041. Le strutture intermedie
Le strutture intermedie sono divise in 5 classi fondamentali e sono:
- Lessico
- Morfologia
- Sintassi
- Intonazione
- Ordine delle parole
Conoscere un sistema linguistica (una lingua storico-naturale) significa conoscere, oltre al lessico, anche la
sua grammatica (=morfologia+sintassi).
Lessico
Componente di base di una lingua. Si può dire che il lessico è formato dalle parole, ma è meglio dire lessemi
(=elementi del lessico). I lessemi possono essere variabili o invariabili; tutte le lingue sono costituite da
lessemi, dato che una delle funzioni fondamentali di una lingua è quella nominale.
Grammatica
È l’insieme delle regole che determinano l’uso delle parole. Si divide in sintassi e morfologia (quest’ultima
non sempre presente).
La morfologia non è presente nelle lingue isolanti (cinese, vietnamita, …) dove sono presenti solo il livello
base lessicale e sintattico; anche nelle lingue dove la morfologia è presente, essa non riguarda tutti i lessemi,
e tra lingue che presentano la morfologia, alcune hanno più fenomeni morfologici di altre (tedesco:
der/den/dem/des junge Man - inglese: the young man.)
La sintassi è l’insieme delle regole per ottenere combinazioni significative di lessemi; da essa dipende la
creatività del sistema linguistico, ovvero dalle possibilità da essa offerta di creare combinazioni
significative. Il significato del testo è in funzione dei significati dei suoi costituenti, ma non ne è la somma;
la sintassi è la zona virtuale con la quale vengono costituiti possibili frammenti di mondo.
Es: sollevi sempre questioni impertinenti. Sempre: presenta in ogni caso la stessa forma.
Sollevi: parte stabile (sollev-) + parte variabile (iamo/ate/ano/ato/ati/ate…)
Intonazione
È l’insieme dei fenomeni sovrasegmentali o prosodici utilizzati per manifestare diverse manifestazioni del
contenuto. In molte occasioni, ha l’incarico di dare il significato generale del testo (si avvicina
all’ostensione). La sua arbitrarietà è minima, ma ha molta potenza espressiva; è una strategia dominante:
l’ironia può persino capovolgere il significato di un enunciato.
Ordine delle parole
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La comunicazione verbale È più rilevante per le strategie di manifestazione della sintassi in certe lingue rispetto ad altre (è più
importante in inglese che in francese, ad esempio). L’ordine delle parole è importante per stabilire le
funzioni sintattiche, ma serve anche per distinguere livelli più strategici di senso:
es: X con questo libro si diverte / Con questo libro si diverte X.
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La comunicazione verbale 2. Il lessico
Il lessico è fatto dalle parole di una lingua storico-naturale ed è la struttura intermedia in cui il rapporto tra
significante e significato si lascia cogliere nel modo più immediato (penna è immediato, morfema a è
difficile da capire).
Diversi significati del termine parola:
- Autorizzazione a parlare in un'assemblea.
- Capacità, facoltà di parlare. Com'è intelligente Fido, gli manca solo la parola.
- Parola intesa come manifestazione della “fides”, dell'impegno, dell'affidabilità: ti do la mia parola, essere
di parola, mantenere la parola.
- Lessema, si tratta della parola che si trova nel vocabolario. La parola “soqquadro” è di uso raro.
- Forma di parola che riguarda le parole variabili: alto, altissimo... si possono ricondurre tutti ad una parola
- Il sintagma minimo, la forma libera minima. Chiodo schiaccia chiodo si dice “fatto di tre parole”, ma non
tre lessemi, ma tre unita sintattiche o sintagmi minimi (i lessemi usati sono solo due, chiodo e schiaccia).
Altri significati: mettere una buona parola, essere senza parole.
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La comunicazione verbale 3. Cos'è la parola?
È facile contare le parole se si tiene conto esclusivamente dell'aspetto ortografico, il conteggio è utile ad
esempio in telegrammi o usando programmi di conteggio parole sul computer. La parola grafica ha ai suoi
lati spazi o segni d’interpunzione.
In una frase come "la gatta dorme" gatta risulta essere più parola di la: una parola fonologica è un segmento
dotato di autonomia articolatoria, accento proprio, rispetto delle regole fonotattiche in ciascun sistema
linguistico per questa unità (ad esempio lr in italiano non si può dire). È quindi un segmento prima e dopo il
quale si possono collocare ragionevolmente delle pause o sospensioni in maniera naturale (non si può fare
una pausa in Giusep...pe). Certi segmenti di discorso possono essere definiti parole fonologiche più di altri:
l'articolo è più parola di un pronome clitico ci e il pronome clitico ci è più parola in ci volevamo salutare
piuttosto che in volevamo salutarci.
Parola come lessema i lessemi sono parole che si trovano nel vocabolario, dove sono indicizzate come
lemmi e dove lessemi come aiuto, aiuterei, aiutavano riconducono al lessema aiutare. Anche aiutare è una
delle possibili forme che il lessema assume ma è riconosciuto convenzionalmente come denominazione base
(ad esempio in latino e in greco si trova la prima persona singolare).
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La comunicazione verbale 4. Concetto di forma di parola
Esistono lessemi invariabili (perché, soltanto, allora, cioè avverbi e nomi) e lessemi variabili (come
l'aggettivo e il verbo) che assumono di volta in volta forme differenti: bello, bellissimo, bella...
Le forme di parola possono essere costituite anche da più parole fonologiche distinte (eravate stati aiutati),
Per ottenere una forma di parola è necessario che il lessema passi attraverso la morfologia, o teoria delle
forme, diversa da lingua a lingua. Sul piano sintattico la forma di parola è il sintagma minimo.
Infine il lessico si articola in classi di lessico, cioe in insiemi di parole che condividono alcune proprietà a
livello semantico, sintattico e morfologico, infatti le parole non sono tutte dello stesso tipo e la
combinazione è significativa soltanto se parole di una certa classe vengono abbinate con quelle di un'altra
(nome-verbo). Tali classi variano in numero e struttura da lingua a lingua. In italiano le classi di lessico sono
nove e si dividono in variabili ed invariabili:
variabili --> articolo, nome, aggettivo, verbo, pronome
invariabili --> preposizioni, congiunzioni, interiezione (o esclamazione).
L'avverbio si colloca a metà tra variabili ed invariabili.
Nella descrizione delle classi è importante l'aspetto semantico: le classi si caratterizzano innanzitutto perchè
ciascuna di esse coincide con una particolare “prospettiva” del valore linguistico: la prospettiva del nome, ad
esempio, e quella delle entità reali che entrano in gioco nella vicenda narrata, quella tipica del verbo è quella
del divenire. Nell’aspetto sintattico le classi del lessico si caratterizzano perché ciascuna coincide con una
particolare funzione sintattica (soggetti, oggetti, predicati grammaticali). Nell’aspetto morfologico le classi
del lessico presentano una propria caratterizzazione (forma del nome: numero e genere; verbo: diatesi,
modo, tempo, persona, numero).
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La comunicazione verbale 5. La struttura lessicale
Ciascun reparto della lingua può essere visto come un generatore delle proprie strutture intermedie: il lessico
genera lessemi variabili ed invariabili. Il punto di partenza della generazione è la decidibilità di un insieme:
un insieme e decidibile se siamo in grado di enumerare i suoi elementi, cioè di stabilire se un elemento
appartiene o meno all'insieme. Una procedura povera e poco soddisfacente è quella di elencare gli elementi
di un insieme, mentre un procedimento più convincente è quello di definire i criteri di appartenenza, ossia
l'insieme dei tratti necessari e sufficienti per appartenere all'insieme. Se dovessi assicurare la decidibilità
dell'insieme dei numeri pari non è sufficiente elencarli (in quanto l'elenco non finirebbe mai) ma devo creare
un procedimento (una definizione costitutiva) che, assumendo all'entrata i numeri interi, genera all'uscita
l'insieme dei numeri pari: X --> generatore --> y=2x
Possiamo anche costruire il generatore delle sillabe dell'italiano:
C consonanti, V vocali --> Formula generale: (C3(C2(C1)))V(C) dove le parentesi indicano facoltatività
I processi di formazione del lessico sono processi che ricevono degli input e producono degli output.
In ingresso del generatore del lessico si collocano 3 classi di strutture: lessemi elementari, latenti e formativi
; in uscita si trovano i lessemi elementari (acqua) e strutturati (acquoso). I lessemi elementari e strutturati
sono detti insieme canonici, sono lessemi manifestati da una sequenza fonologica. Ai lessemi canonici si
oppongono i fraseologismi, che presentano una strutturazione più complessa.
Lessema elementare: lessema non riconducibile ad un altro lessema (es.: casa)
Lessema strutturato: lessema che deriva da un lessema elementare (es.: casalingo, lustig da Lust
DIVERTENTE)
Lessemi latenti: tipi particolari di lessemi elementari, che non occorrono mai come unità lessicale autonome,
ma sono presenti solo come costituenti di lessemi strutturati (es.: Lessemi latenti di origine latine come
mattanza, mattatoio, mattatore rimandano tutti ad un verbo che, in italiano, non esiste: “mattare”)
Formativi lessicali: utilizzati nei processi di formazione dei lessemi; non sono elementi autonomi, il loro
significato spesso non è ben definibile, e vanno tutti uniti al lessema. Sono prefissi (ri-fare, ab-fahren),
suffissi (piccol-ino, Gesell-scahft); in altre lingue sono presenti infissi (all’interno del lessema elementare
Ver-Un-Stalten cioè deturpare), circonfissi (formativi discontinui che si attaccano prima e dopo il lessema
Ab-ge-nommen), spostamenti di accento (ímport/impórt), apofonia (modificazione della componente
vocalica: werfen --> Wurf ).
Tra i processi di strutturazione lessicale troviamo:
Processi di formazione
Derivazione.
Alterazione.
Composizione.
Combinazione.
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La comunicazione verbale Processi fraseologici
Sintemi.
Funzioni lessicali.
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La comunicazione verbale 6. La derivazione
Con derivazione s'intende il procedimento che, applicato a un lessema di una qualsiasi classe o sottoclasse,
fa ottenere un lessema di una classe o sottoclasse diversa. I derivati si distinguono indicando la classe di
arrivo (quella del lessema strutturato) e la classe di origine (quella del lessema di base):
- accasare: verbo denominale (da casa)
- arrivo: nome deverbale (da arrivare)
- bellezza: nome deaggettivale (da bello)
- verdeggiare: verbo deagettivale (da verde)
- casalingo: aggettivo denominale (da casa)
- mangiabile: aggettivo deverbale (da mangiare)
- dolcemente: avverbio deaggettivale (da dolce).
Tale processo di derivazione si avvale di suffissi: cant-ante, destina-zione, part-enza, ir-oso ecc... Ma la
derivazione può avvenire anche senza l'aggiunta di un formativo concreto. Si parla di suffissi zero, per
esempio:
- giovani: nome deaggettivale da giovane
- delibera: nome deverbale da deliberare
- deroga: nome deverbale da derogare
- canto: nome deverbale da cantare
La classe dei nomi deverbali si distingue in sottotipi (es.: scrivere > scrittura, scrittoio) in base alla loro
differente funzione:
nomina agentis: soggetti >scrittore, scrittrice
nomina actioni: azioni > scrittura
nomina loci: luoghi > scrittoio, scrivania
Nella derivazione il valore semantico rimane pressoché invariato: “comprare” e “compratore” indicano
l’atto dell’acquisto in tutti e due i casi. Quando ci sono variazione del significato considerevoli, si dice che
sono semanticamente marcati (es.: mangiare > mangiata : il significato è arricchito per intensità, durata…,
come anche dormita, rimpatriata).
N.B. Spesso il derivato che opera su una base polisemica seleziona solo certi valori. Freddezza non è il
nome deaggettivale di freddo in tutti i suoi valori ma soltanto in quello di indifferenza. Differire dispone di
due nomi diversi per il suo valore di “spostare avanti nel tempo” – differimento – ed “essere differente” –
differenza.
Inoltre la derivazione è legata alla trasformazione sintattica, quello che cambia infatti è la struttura sintattica
(es.: Luigi è arrivato > L’arrivo di Luigi) in quanto il significato rimane invariato.
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La comunicazione verbale