Questi appunti trattano dei confini semantici legati alla violenza e alla guerra, esplorandone l'attuale fenomenologia: non si può parlare di terrore, ma di orrore, inaugurate dai campi di sterminio di Auschwitz e perpetrate negli attuali scenari bellici fatti di attentati suicidi, stragi di civili, massacri e torture. L'orrorismo è quello perpetrato ai danni di vittime inermi, anche da parte delle donne, delle madri.
La violenza sull'inerme
di Anna Bosetti
Questi appunti trattano dei confini semantici legati alla violenza e alla guerra,
esplorandone l'attuale fenomenologia: non si può parlare di terrore, ma di
orrore, inaugurate dai campi di sterminio di Auschwitz e perpetrate negli attuali
scenari bellici fatti di attentati suicidi, stragi di civili, massacri e torture.
L'orrorismo è quello perpetrato ai danni di vittime inermi, anche da parte delle
donne, delle madri.
Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Scienze dell'Educazione
Esame: Pedagogia interculturale
Docente: Raffaele Mantegazza1. Scene di un massacro
Baghdad, 12 luglio 2005. Un pilota suicida fa esplodere la sua auto in mezzo alla folla, uccidendo ventisei
cittadini iracheni e un soldato americano. Fra le vittime della carneficina - corpi smembrati, arti sanguinanti,
mani mozzate - il maggior numero sono bambini ai quali gli americani stavano distribuendo caramelle.
Makr Al-Deeb, 19 maggio 2004. In un villaggio iracheno, nei pressi del confine con la Siria, missili lanciati
dalle forze americane si abbattono sui partecipanti a una festa di matrimonio. Fra le quarantacinque vittime
ci sono donne e bambini, nonché alcuni musicisti che stavano allietando la cerimonia.
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La violenza sull'inerme 2. Nomi nel campo semantico bellico
Nel discorso politico e in quello dei media, terrorismo è oggi un vocabolo tanto onnipresente quanto vago e
ambiguo, il cui significato si dà per scontato al fine di evitarne una definizione. Un problema non dissimile
riguarda il sostantivo guerra e la costellazione lessicale di cui è il centro. Fatta salva la bizzarria
terminologica di un ossimoro come quello di ‘guerra umanitaria”, la nozione di “guerra preventiva” desta
giuste obiezioni.
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La violenza sull'inerme 3. Etimologie: terrore ovvero del sopravvivere
Stando all’etimologia, la sfera del terrore sarebbe dunque caratterizzata dall’esperienza fisica della paura
come si manifesta nel corpo che trema. Largamente accreditata è comunque la connessione etimologica fra
tremare e fuggire.
Fra i molti modi dell’esperire la paura, e, più precisamente, la paura improvvisa dello spavento, il terrore
indica quello che agisce immediatamente sul corpo, facendolo tremare e spingendolo ad allontanarsi con la
fuga.
Scene di terrore
Capace di una violenza che ha lasciato sul terreno 1300 vittime nella sola settimana della “guerra delle
Moschee”, nell’Iraq del dopo-Saddam, dove le secolari divisioni fra sette ed etnie si sono rinvigorite, il
conflitto fra sciiti e sunniti trova presto alimento nella complessa galassia che vede gruppi islamico-
nazionalisti, jihadisti e quadisti intervenire per alzare il livello della mattanza. In questo contesto, a
Baghdad, il 31 agosto 2005, in occasione di una cerimonia religiosa che assembrava migliaia di sciiti, prese
dal panico, quasi mille persone sono morte calpestate tra la folla o annegate nelle acque melmose del Tigri.
A quanto risulta, ad “avviare” il movimento di fuga e tremore dei primi corpi sono bastati pochi colpi di
mortaio e, soprattutto, la notizia di un imminente attentato suicida, sparsa ad arte fra la folla da agenti
provocatori. Data l’alta aspettativa, oggettivamente fondata, di un attentato, si può persino ipotizzare che
non ci sia stato alcun agente provocatore e che il movimento sia conseguito al saturarsi della tensione
psicologica per la densità della minaccia.
Anna Bosetti Sezione Appunti
La violenza sull'inerme