Appunti delle lezioni di Estetica dell'Architettura, vengono trattate
alcune delle principali nozioni filosofiche mediante le quali è possibile leggere
l'architettura.
Estetica dell'Architettura
di Francesca Zoia
Appunti delle lezioni di Estetica dell'Architettura, vengono trattate
alcune delle principali nozioni filosofiche mediante le quali è possibile leggere
l'architettura.
Università: Politecnico di Milano
Facoltà: Architettura
Corso: Progettazione Architettonica
Esame: Estetica dell'architettura
Docente: Simona Chiodo1. INTRODUZIONE
L’analisi è la capacità che fonda l’astrazione consiste nell’individuare le parti che compongono l’intero,
studiare le relazioni tra le parti e verificare di nuovo il risultato dell’unione tra le parti.
La filosofia allena la capacità di astrazione, che è legata all’analisi di un concetto (metafora: esercizi
essenziali per qualunque tipo di sport come lo stretching analogamente alla capacità di astrazione che è
fondamentale per qualsiasi attività professionale).
Le arti e le scienze sono fondate su meccanismi di astrazione e idealizzazione, l’astrazione è infatti una delle
operazioni ma anche un modo di pensare in cui la cultura occidentale si è specializzata.
L’astrazione consente di ricorrere a modelli ideali per prevedere cosa potrebbe accadere in futuro.
Un buon architetto è un buon astrattore.
Nel momento in cui progetto una casa mi trovo con un insieme di case, ad esempio le case che si sono
studiate negli anni della formazione, case di cui ne abbiamo fatto esperienza reale perché vi si è vissuto per
un periodo e infine le case visitate durante viaggi ed opera di architetti noti.
Le domande che ci si deve porre sono:
COSA HANNO IN COMUNE LE VARIE CASE?
COSA LE RENDE IDENTIFICABILI CON IL NOME CASA?
Si trascurano quindi i tratti distintivi di ciascuna casa e si considera soltanto ciò che non varia che
rappresenta l’universale.
Solo dopo aver individuato la legge universale, si trattiene ciò che vi di identico e si eliminano i particolari
distruttivi.
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Estetica dell'Architettura
Da UNA casa a LA casa
LA CASA
-A
-B
-C
A,B,C rappresentano le cose da mantenere fisse, il resto può variare
È il passaggio dal REALE all’IDEALE, ovvero dal PARTICOLARE all’UNIVERSALE La riposta alla
domanda CHE COS’E’ LA CASA è data dall’ASTRAZIONE
Ovviamente nel momento in cui si progetta una cosa, si realizzerà una casa che è un particolare.
La differenza sta nel fatto se si ha una buona capacità di astrazione oppure no, infatti nel primo caso si
realizzerà una casa inedita che risponde a circostanze del tutto nuove rispetto alle case dell’insieme mentre
nel secondo caso si avrà soltanto una replica di una delle case dell’insieme che meglio si adatta alle
circostanze.
Gli strumenti della filosofia ci permettono di comprendere meglio l’identità dell’architettura e dell’architetto
in particolare prova a rispondere alla domanda: che cos’è l’architettura? quale specificità distingue
l’architettura dalle altre arti?
A tal proposito bisogna considerare il dibattito storico sulla classificazione delle arti che ha una genesi
antica ma continua anche nella modernità e nella contemporaneità.
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Estetica dell'Architettura 2. ARCHITETTURA
ARCHITETTURA (analisi etimologica) dalla parola greca Architektonia, data dall’unione di due parole:
Arché indica sia una priorità cronologica (principio, origine) sia una priorità logica (comando, dominio),
che significa anche eccellenza
Tektonìa indica la capacità di costruire (tektonia=costruzione, teckton=artista, artefice)
L’architettura quindi può indicare due cose:
Architettura = Costruzione di cose eccellenti che coincidono con il comando su qualcosa
Architettura= Costruzione di cose prime che coincidono con il principio di qualcosa.
Questo significa sia che l’architetto è chi ha la capacità di costruire un comando, cioè una cosa che esercita
un potere sulle altre e sia che l’architetto è chi ha la capacità di costruire un principio, cioè una cosa che
fonda le altre cose.
Nel primo caso l’architetto può essere considerato come qualcuno che è capace di esercitare un potere
eccellente ad esempio il potere tecnico che è eccellente in quanto è una possibilità di comando o dominio
che gli esseri umani hanno sulla natura che non è data dalla loro azione e quindi è necessario trovare una
relazione positiva ovvero che risponde ai bisogni degli esseri umani.
Nel secondo caso invece possiamo pensare a un architetto come a qualcuno che sia capace di rispondere ad
una necessità prima come ad esempio alla necessità di separare lo spazio umano controllabile e sicuro dallo
spazio naturale che non è altrettanto controllabile e sicuro.
Il primo gesto che compie l’uomo è quello di trovare riparo dal chaos, ovvero dalla natura pericolosa.
L’architetto è colui che fa ordine ovvero compie il gesto primario di separare lo spazio cosmico (a misura
umana) dallo spazio caotico. L’architettura sta alla base di tutte le cose in quanto il gesto primario di
separare rappresenta il principio di cominciamento della società.
Le due direzioni etimologiche sembrano convergere nel senso che l’archè della tektonìa è il comando
dell’essere umano di conservare il principio, cioè la possibilità di conservare la necessità della sua esistenza
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Estetica dell'Architettura nella natura, per cui la parola architettura indica che abbiamo la necessità di conservare le nostre esistenze
attraverso la separazione prima (originaria) di uno spazio controllato da uno spazio non controllato ma anche
che abbiamo la possibilità di usare il potere eccellente della tecnica che è una condizione essenziale di
separazione del primo dal secondo ovvero dell’essere umano dall’altro da sé.
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Estetica dell'Architettura 3. Mito di Prometeo, la metafora letteraria dell’architetto.
Prometeo era un semidio noto per aver rubato il fuoco agli dei per donarlo agli esseri umani, egli fa quindi
dono all’umanità della tecnica e quindi assicurò loro la sopravvivenza contro gli dei e contro la natura
pericolosa. Il fuoco rappresenta quindi lo strumento discriminante di distinzione della loro identità
dall’identità di qualsiasi altra cosa che è sia il principio della loro sopravvivenza che il loro comando sulle
altre cose.
“[…] i mortali/prima indifesi e muti come infanti/e a cui diedi il pensiero e la coscienza […] avevano gli
occhi e non vedevano, / avevano le orecchie e non udivano […] vivevano sottoterra come labili”.
Viene quindi rappresentata l’identità dell’architetto attraverso il riferimento a Prometeo, il quale inoltre
rappresentava il proto-architetto anche per un’altra sua caratteristica ovvero quello di essere una sorta di
veggente grazie alla sua capacità di vedere il futuro che è fondamentale per un architetto il quale deve essere
in grado di essere lungimirante e di immagine il futuro e il destino della propria opera.
La figura dell’architetto segna l’inizio della possibilità della storia civile perché compie il gesto di separare
lo spazio protetto dallo spazio caotico.
La filosofia antica sottolinea che l’arte, e in particolare l’architettura, è la capacità di costruzione effettiva
infatti l’artista, e in particolare l’architetto, idea ma soprattutto fa che significa avere la responsabilità del
cambiamento dello status quo, hanno un ruolo fondamentale Platone e Aristotele.
Solo un insieme di oggetti che fanno parte della tekne sono considerati arte e tra questi c’è anche
l’architettura.
Nella filosofia antica, l’insieme dell’arte comprende molti più oggetti di quelli che intendiamo oggi per arte,
come ad esempio l’artigianato.
Secondo Platone l’architettura nel sistema di gerarchia delle arti occupa una posizione medio-alta. Egli
propone una classificazione delle arti secondo un criterio non estetico ma conoscitivo, ovvero attraverso la
capacità di un oggetto di farci conoscere la realtà e quindi in base alla tipologia di relazione tra l’arte
considerata e le cose effettive, cioè la realtà.
In base a questa gerarchia, la relazione tra le arti e le cose effettive diminuisce in modo progressivo.
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Estetica dell'Architettura
L’idea cardine che si può estrapolare da questa relazione è che l’architettura è un’arte riproduttiva che
costruisce oggetti reali e non immagini di oggetti reali e non è un’arte che aumenta la distanza che separa il
fruitore di un oggetto dalla verità del suo statuto d’identità nel senso che non illude il fruitore di essere
qualcosa che non è.
La relazione tra l’oggetto artistico e il suo fruitore è stretta abbastanza da non compromettere la capacità del
secondo di discriminare la verità e la falsità, che secondo Platone è una capacità essenziale per le sue
conseguenze epistemologiche ed etiche.
Così come il bravo medico non è colui che cura la malattia in generale ma il paziente particolare,
analogamente il bravo architetto è colui che sa costruire lo spazio in una circostanza particolare (particolare
fruitore o particolare quartiere).
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Estetica dell'Architettura 4. Aristole
Aristole, filosofo successivo a Platone di cui riprende la partizione tra le arti che producono qualcosa di
vero e le arti che imitano qualcosa di vero.
Egli ritiene che l’arte sia l’esito di un processo razionale sin dalla sua genesi infatti afferma che
“l’’architettura è un’arte ragionata secondo verità alla produzione, la mancanza d’arte, al contrario, è una
disposizione, accompagnata da ragionamento falso, alla produzione”
Egli sostiene che l’arte sia una disposizione ragionata ed è importante in quanto sottintende un’idea di arte
che domina l’antichità e arriva fino alla modernità e si riferisce al fatto che l’arte sia la capacità di fare
qualcosa attraverso regole precise e ragionate, non irrazionali e nemmeno istintive per cui l’artista deve
saper fare un oggetto secondo regole date da un’operazione che ha l’ambizione di identificare, prima, e
trasferire nell’oggetto, poi, le leggi della natura che è perfetta.
Fare arte dunque significa identificare le leggi che regolano la composizione perfetta della natura e tradurre
queste leggi in numeri, cioè un linguaggio comprensibile agli esseri umani, che verranno poi trasferiti negli
oggetti artistici, si tratta di regole che non hanno nulla a che fare con un’idea di arte istintiva e improvvisata.
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Estetica dell'Architettura 5. La classificazione delle arti
Le arti antiche sono caratterizzate anche da un’altra classificazione che integra la distinzione tra
produzione e riproduzione attraverso la concentrazione su un elemento che è la tipologia dell’atto
artistico:
artisti che devono fare di necessità uno sforzo fisico aggiunto ad uno sforzo intellettuale perché lavorano
con la materia (architetto), si tratta del grado inferiore e si tratta delle arti chiamate vulgares che significano
del popolo e della gente qualsiasi.
artisti che devono fare soltanto uno sforzo intellettuale (grado superiore), si tratta delle arti liberales ovvero
degne di chi è libero.
La classificazione delle arti è fondata sulle nozioni di produttività e riproduttività attribuisce il criterio di
imitazione della natura alle seconde ma se si considera il senso meno banale del criterio di imitazione
ovvero che si riferisce all’ambizione di copiare le leggi interne della natura e non le sue forme esterne, allora
anche le arti produttive sono imitative nel senso che anche l’architettura imita la natura perché trasferisce nei
suoi oggetti le leggi compositive della natura prima identificate e poi tradotte in un linguaggio numerico.
La classificazione delle arti medievali riprende in qualche modo la partizione antica tra le arti vulgares e le
arti liberales soltanto che le prime vengono chiamate meccaniche (architettura), un termine che in qualche
modo le nobilita rispetto al passato mentre le secondo sono ancora chiamate liberali le quali sono suddivise a
loro volta in arti razionali (grammatica, retorica e dialettica) e reali (aritmetica, astronomia e musica).
I pensatori umanisti hanno continuato a ragionare secondo lo schema antico e medievale ma sentono la
necessità di nobilitare anche la pittura e la scultura.
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Estetica dell'Architettura 6. Cosa sono le arti
Nel Settecento in Europa viene sancito un principio fondativo di cosa sono le arti.
“Le belle arti ricondotte ad unico principio” (1747) di Batteux determina una svolta decisiva nella
classificazione delle arti moderne definite in riferimento all’ utilità e alla bellezza delle arti, si hanno così
alcune destinate a servire, altre ad incantare e alcune a fare entrambe le cose.
Le arti vengono classificate in tre generi in rapporto ai fini che si propongono:
arti meccaniche che impiegano la natura unicamente per l’uso e comprendono tutte le arti che hanno per
oggetto i bisogni dell’uomo, che la natura sembra abbandonare a se stesso nel momento in cui nasce in
quanto è esposto al freddo, alla fame e alle malattie.
belle arti per eccellenza, ovvero quelle che hanno per oggetto il piace e sono nate in senso alla gioia e ai
sentimenti, esse non usano la natura ma la imitano (musica, poesia, pittura, scultura, danza).
arti che hanno per oggetto l’utilità e la piacevolezza che sono nate da un bisogno e il gusto le ha
perfezionate (architettura ed eloquenza).
La classificazione di Batteux è significativa in quanto prevede che la totalità delle arti è basata
sull’imitazione della natura, cioè delle sue leggi interne e perché l’architettura viene in qualche modo
riscattata.
Dalla metà del Settecento l’architettura è legata alle belle arti delle quali è l’estensione in quanto risponde al
piacere ma anche all’utilità esemplificando così la possibilità di un’unione tra le polarità.
Gli autori contemporanei seguono la classificazione di Batteux ma introducono una variazione importante
ovvero la riduzione della sua ripartizione in una bipartizione, si hanno così 7 belle arti (5+2), in 5 prevale il
piacere mentre solo in 2 (l’architettura e l’eloquenza) si ha un equilibrio tra piacere e utilità.
L’architettura viene considerata un’arte bella e autentica.
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Estetica dell'Architettura 7. Kant
Kant classifica le arti attraverso il riferimento al piacere:
arte estetica, ovvero l’arte avente come immediato intento il sentimento del piacere
arte meccanica, ovvero se l’arte, adeguata alla conoscenza di un oggetto possibile, esegue per realizzarlo
semplicemente le azioni a ciò richieste
Sistematizza l’uso di un altro criterio di classificazione in base al quale individua tre tipi di belle arti:
L’architettura è un’arte figurativa, in particolare un’arte plastica, perché fondata sulla verità dei sensi e
non sulla parvenza dei sensi ovvero produce oggetti che sono effettivi e quindi fruibili con la vista e il tatto e
non oggetti illusori, cioè fruibili solo con la vista.
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Estetica dell'Architettura 8. Hegel
Nell’Ottocento gioca un ruolo fondamentale la figura di Hegel il quale ritiene che l’arte sia una via di
espressione di una dimensione spirituale degli esseri umani che sono l’unica cosa creata a immagine e
somiglianza di Dio e quindi l’unica cosa che può creare arte.
Quando l’essere umano fa arte esprime il suo io, ovvero esprime la sua spiritualità, la quale è rappresentata
dall’uomo e non dal kosmos.
La natura non è spirituale per cui l’uomo non ha niente da imparare dalla natura.
L’arte non è più concepibile come imitazione della natura perché come se il superiore imitasse l’inferiore in
quanto la natura non è spirituale, l’unica creatura naturale spirituale è l’essere umano, l’arte dunque non
misura la sua riuscita sulla base di una comparazione tra sé e altro da sé.
La classificazione delle arti subisce una rivoluzione in quanto queste vengono classificate sulla base del loro
grado di espressione dello spirito:
arti simboliche = la materia della forma > dimensione della soggettività spirituale (architettura)
arti classiche = materia della forma =dimensione della soggettività spirituale (scultura)
arti romantiche = dimensione della soggettività spirituale > materia della forma (pittura, musica, poesia)
Hegel le pone secondo una progressione logica e cronologica e ritiene che l’arte arrivi ad esprimere al suo
grado massimo lo spirito nel momento in cui viene liberato dalla matericità.
Nel caso dell’architettura, l’espressione spirituale ha la necessità di passare attraverso una forma materica
che limita la possibilità di espressione del suo oggetto che è lo spirito, anche l’architettura risulta essere
tripartita in simbolica, classica e romantica.
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Estetica dell'Architettura 9. La regola della spaziotemporalità umana
Ci sono due modi di intendere l’architettura:
Fare arte imitando la natura significa imitare la volta del cielo.
Imitare la volta del cielo significa che va ricercata la misura umana nella volta del cielo infatti per costruire
lo spazio serve una misura umana universale.
La regola della SPAZIOTEMPORALITA’ UMANA (SPAZIO = punti cardinali – TEMPO = il sole dà la
misura del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni) la si trova nella volta del cielo.
Le proporzioni della volta celeste vengono dunque tradotte in numeri, proporzioni numeriche e valgono
come regole.
Con Hegel si assiste ad un passaggio:
A=IMITAZIONE della NATURA
A=ESPRESSIONE dell’IO
Parlare di arte come espressione dell’io significa parlare di arte autoreferenziale che non risponde a niente
che sta al di fuori di sé ovvero non fa riferimento a nessuna legge.
Questo ha portato alla realizzazione di una serie di “mostri”, ovvero spazi che non sono a misura d’uomo e
quindi sono ostili alla vita umana (esempio i gradini della scala della stazione di Bovisa, imitano i gradini di
una piazza rinascimentali fatti per essere percorsi dai cavalli, il passaggio all’arte come espressione dell’io
legittima il fatto che vengono realizzati gradini di questo tipo per essere percorsi da uomini seppure non
sono affatto a misura umana).
Il pericolo dell’autoreferenzialità è che, siccome non è necessario rifarsi ad un normario condiviso, nel senso
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Estetica dell'Architettura che chiunque si può autoproclamare un artista soltanto perché l’ha deciso, prima questo non poteva avvenire
per principio.
L’uomo è quindi considerato libero perché non prende regole da nessuno e la sua arte non prende più regole
dalla natura ma solo da se stesso in questo modo viene a mancare una controparte con cui confrontarsi in
modo da perfezionare il proprio lavoro.
La natura non è più considerata superiore all’arte e questo ha conseguenze positive in quanto si assiste a
grandi sperimentazioni in campo artistico ma anche negative in quanto si sperimenta una libertà quasi
anarchica.
Nel corso del Novecento i filosofi smettono di domandarsi quale sia la definizione di arte e quindi non si
interrogano più su cosa sia un’opera d’arte.
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Estetica dell'Architettura 10. Cos'è un'opera d'arte
Secondo Kant un’opera d’arte è un meccanismo simbolico
ARTE
1) SIMBOLO
Il simbolo è capace di prendere due dimensioni distanti e le getta insieme (dal greco)
2) PENSARE >CONOSCERE
L’opera d’arte è un oggetto sensibile almeno ad uno dei nostri sensi, ovvero entra in relazione con noi
attraverso uno dei nostri sensi.
Le opere d’arte sono oggetti che fanno pensare all’infinito e fanno illuminare maggiormente qualcosa di più
complesso senza mai saturarlo a differenza di un enigma scientifico che porta ad una soluzione.
L’incontro sensibile con un oggetto A porta a pensare su qualcosa di più lontano e complesso X.
OPERA D’ARTE FA PENSARE = OGGETTO SENSIBILE, FORMA CHE FUNZIONA COME
SIMBOLO.
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Estetica dell'Architettura 11. LA MISURA UMANA IDEALE
La MISURA UMANA IDEALE deve rispondere ai BISOGNI e alle ASPIRAZIONI dell’uomo.
L’architettura infatti risponde alla domanda che cos’è un uomo in essenza in termini di bisogni e aspirazioni
a partire dalla sua spazio temporalità.
Un’architettura è un’opera d’arte quando simboleggia un’idea di uomo, infatti osservando alcuni interni
viene fuori una precisa idea di uomo e si coglie lo spazio temporalità, basti pensare ad alcuni interni di Loos
o al contrario a quegli spazi che sono ostili alla vita umana.
Tipi di soggettività
RELATIVISMO ovvero qualcosa di meramente personale
INTERSOGGETTIVITA’ ovvero qualcosa che si può argomentare perché è condivisibile e non meramente
soggettivo o legato ad un gusto personale.
Definizione di architetto data da Umberto Eco ne “La struttura assente”
“È costretto a diventare sociologo, politico, psicologo, antropologo, semiologo…ma, insieme, e soprattutto,
deve essere chi l’etimologia della parola che indica il suo mestiere che è…costruttore di cose prime e di
cose eccellenti” e ancora “l’architetto si trova condannato, ad essere forse l’unica e ultima figura di
umanista della società contemporanea”.
Formaggio afferma che progettare significa dover rispondere alla domanda sulla relazione tra libertà e
necessità e si interroga sulla questione se progettare è un atto libero o meno, a tal proposito cita Spinoza che
formula una nozione di autonomia non fondata sull’assenza della necessità alla presenza della libertà ma su
entrambe, e arriva ad argomentare che la prassi umana è una prassi di libertà e di necessità insieme.
La libertà di un architetto quindi non è l’affermazione della sua autodeterminazione ma l’affermazione della
sua autodeterminazione all’interno di una storia fatta da leggi che servono per comparare il lavoro
dell’architetto con il numero infinito di comparazioni possibili e fornire l’occasione di un superamento
attraverso appunto la comparazione con altro da sé.
Le varie classificazione che sono state fatte nel corso della storia e che oggi si fatica a fare, sono un esercizio
di comparazione che spinge ad immaginare alternative possibili prima di trasformare una soluzione di
partenza in un oggetto che ha un peso dal quale è complicato poi tornare indietro.
La storia delle classificazioni insegna che continuare a mettere alla prova classificazioni significa continuare
a dare agli oggetti la possibilità di essere una risposta credibile a una domanda sul senso che questi hanno
per gli uomini e si tratta di una risposta che passa per necessità attraverso la loro identità e la relazione che
hanno con noi uomini,
Distinzione tra diversi ambiti di ricerca
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Estetica dell'Architettura