NATURA
L’architettura è l’archè della tektonìa attraverso la quale è possibile separare un kosmos da un chaos e quindi gli esseri umani dalla natura.
Relazione tra essere umano e natura
Studiando lo sviluppo storico della relazione tra essere umano e natura si può notare come la relazione tra le polarità cambia nel corso della storia e in particolare il cambiamento cruciale si ha tra il Settecento e l’Ottocento quando si assiste all’inversione della gerarchia ovvero la produzione artistica supera la natura in quanto la prima è il risultato della dimensione spirituale dell’uomo e così la natura smette di essere il suo modello.
È interessante specificare cosa sottintende la relazione tra architettura e natura in quanto significa fare riferimento alla separazione di un kosmos sicuro da un chaos insicuro che ha genesi dalla percezione di una natura anche negativa per gli esseri umani.
Spengler, filosofo novecentesco, ritiene che la relazione tra spazio umano e spazio naturale può essere compreso attraverso il cambiamento della direzione tra esterno e interno che è un discriminate tra la civiltà antica e la civiltà moderna e contemporanea.
L’architettura della civiltà antica parte dall’esterno per arrivare all’interno, ovvero parte dalla percezione dell’insicurezza dell’esterno per arrivare alla costruzione di un interno sicuro sul quale concentrare maggiori energie mentre l’architettura della civiltà moderna e contemporanea è costruita secondo un’idea opposta nel senso che parte dall’interno per arrivare all’esterno, ovvero parte dalla percezione di un interno sicuro per arrivare ad un esterno altrettanto sicuro sul quale concentra energie.
(Vedi struttura delle città che passa da una struttura chiusa e introversa a una struttura aperta ed estroversa, questa apertura è fondata sull’argomentazione filosofica della superiorità dell’artefatto artistico rispetto la natura in quanto se l’artefatto ha genesi dalla spiritualità dell’uomo allora tenderà a spingere verso l’esterno).
Secondo Spengler lo sviluppo della finestra è sintomatico per descrivere questo passaggio infatti quando l’architettura si concentra maggiormente sull’interno la finestra è il negativo dell’interno ed è poco sottolineata (feritoia) mentre quando l’architettura si concentra sull’esterno la finestra si caratterizza per la sua sconfinatezza (ampie vetrate).
La percezione della natura che c’è al di là dello spazio umano cambia per cui l’architettura che è l’arte di separare lo spazio umano dallo spazio disumano, comincia a cercare una via di unione con la natura fino ad arrivare ad una sua invasione per cui la sua forma tende ad aprirsi ed estroflettersi.
Prima del Quattrocento si ha una difficoltà per quanto riguarda il dominio del vuoto e questo lo si può riscontrare osservando l’arte greca e romana bidimensionale che appare sproporzionata al nostro occhio infatti non si riesce a distinguere ciò che si trova più vicino e ciò che si trova più lontano.
Gli antichi avevano un chiaro problema di rappresentazione dello spazio, in particolare con il pieno e il vuoto in quanto quest’ultimo non lo si riusciva a rappresentare come pieno e non si riusciva a dargli un senso di profondità.
Si tratta di una soluzione geometrica che prevede che ci sia un punto di fuga da cui partono le linee di costruzione sulle quali costruire gli oggetti, si hanno così infiniti punti che sono sottoposti alla stessa legge che è universale.
→ 1600
Il piano cartesiano prevede che qualsiasi punto sia associato ad un numero per cui risolvo la discontinuità spaziale attraverso la continuità numerica.
Si tratta di una soluzione matematica che permette di gestire qualunque punto dello spazio, indifferentemente che sia un pieno o un vuoto, perché è identificato con un numero, ancora una volta quindi ci si affida all’universale, all’ideale per risolvere il particolare, in quanto le soluzioni universali permettono di risolvere situazioni differenti senza sopprimere le diversità.
C’è un’analogia tra la relazione tra uomo e nature e la relazione tra uomo e spazio, nel primo caso l’uomo è superiore e si sente in grado di dominare la natura, nel secondo caso l’uomo si sente superiore e in grado di dominare lo spazio attraverso la prospettiva e il piano cartesiano.
Passare dalla cultura antica alla cultura moderna e contemporanea significa attraversare la rivoluzione della relazione tra gli esseri umani con le loro costruzioni e la natura, esistono due vie essenziali di relazione tra la costruzione umana e la natura, ovvero una che fa riferimento alla nozione di paesaggio e l’altra alla nozione di organicismo.
Continua a leggere:
Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Zoia
- Università: Politecnico di Milano
- Facoltà: Architettura
- Corso: Progettazione Architettonica
- Esame: Estetica dell'architettura
- Docente: Simona Chiodo
Altri appunti correlati:
- Storia della filosofia
- Storia della filosofia contemporanea
- Estetica
- Origini greche dell'Esicasmo
- Holderlin
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- La Bellezza tra metafisica ed antropologia in Schiller
- L'immagine e l'immaginazione, la natura umana tra percezione e conoscenza
- Arte e natura in Olanda: la ricerca di un equilibrio tra uomo e natura si manifesta nella creazione di un paesaggio culturale, che assumerà le caratteristiche del popolo che lo anima.
- Da Zarathustra a Dioniso: i ditirambi di Friedrich Nietzsche
- Epistemologia senza dogmi. Scienza e filosofia in A. Einstein
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.