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I soggetti e la loro razionalità


La razionalità può essere definita come coerenza della condotta di un individuo rispetto ai suoi valori e ai suoi fini. In termini sostanziali può essere vista come un modo di comportamento adatto al raggiungimento di determinati obiettivi. In termini procedurali può essere vista come una classe di procedure per compiere delle scelte.
La teoria economica tradizionale assume che i soggetti siano dotati di razionalità assoluta, e quindi in grado di:

  • fissare degli obiettivi
  • individuare tutte le possibili alternative
  • scegliere l’alternativa che ottimizza il raggiungimento degli obiettivi
Difficilmente i soggetti dispongono di una razionalità assoluta, infatti:
la conoscenza delle alternative d’azione è incompleta e la determinazione delle conseguenze associate può essere imprecisa
le preferenze dei soggetti non possono essere rigidamente ordinate secondo una funzione di utilità e variano nel tempo in modo non prevedibile, anche in funzione dei fenomeni di apprendimento.
Razionalità limitata: difficoltà a formulare le decisioni più convenienti perché non si conoscono tutte le possibili alternative d’azione e tutte le conseguenze che da esse possono derivare, e che hanno una percezione imprecisa e mutevole delle preferenze.
La razionalità dell’azione economica e dell’azione organizzativa, è solo intenzionale e comunque limitata. I condizionamenti alla razionalità derivano da limiti neurofisiologici e cognitivo-espressivi che caratterizzano la mente umana. I limiti neurofisiologici riguardano la ridotta capacità di raccogliere e immagazzinare informazioni, di richiamarle alla memoria e di elaborarle senza commettere errori. I limiti cognitivo-espressivi si riferiscono all’impossibilità per gli individui di conoscere tutte le informazioni rilevanti in un processo decisionale e all’incapacità di articolare le conoscenze attraverso l’uso di un linguaggio comprensibile.
Un processo decisionale è la concatenazione di mezzi e fini, dove il perseguimento di un dato fine diventa il mezzo per perseguire un fine successivo.
Il comportamento dell’uomo organizzativo è ispirato da un criterio di scelta soddisfacentista: la ricerca di informazioni e di alternative si ferma alla prima soluzione soddisfacente, rinunciando quindi alla ricerca della soluzione ottima. Lo stesso processo di scelta non è più istantaneo, ma diventa sequenziale e si sviluppa nel tempo per stadi successivi, mediante un progressivo aggiustamento del rapporto tra mezzi e fini attraverso giudizi di fatto sull’adeguatezza degli strumenti e giudizi di valore sulla desiderabilità degli obiettivi.
Come supportare il processo decisionale economizzando la razionalità limitata?:
* scomposizione dei problemi maggiormente complessi
* individuazione di decisioni la cui adozione può essere programmate, in quanto affrontano situazioni note e ripetitive che consentono di fare ricorso a sequenze decisionali prestabilite
* definizione di programmi di azione per quanto riguarda sia gli obiettivi sia i mezzi
* attraverso premesse decisionali
* attraverso la struttura organizzativa, intesa come il modo con cui si coordinano e si controllano le decisioni e le azioni
Il processo decisionale implica la scelta, individuale o collettiva, dei mezzi e dei comportamenti ritenuti più idonei al raggiungimento dei fini propri di un’organizzazione sociale. La razionalità che supporta tale decisione è definita razionalità strumentale.

Intersoggettività:  situazione in cui la razionalità non è esercitata su oggetti, resi strumenti, ma su un contesto in cui operano altri soggetti dotati di autonomia decisionale e di obiettivi propri.
Nella razionalità strumentale non vi è alcuna valutazione circa la natura e il contenuto degli obiettivi che ci si propone di raggiungere, e che si considerano come dati.
L’uomo organizzativo viene assunto come portatore di una razionalità limitata, strategica e dinamica che nasce dall’interazione con gli altri e non di una razionalità statica e unilaterale, di una razionalità comunicative e non meramente strumentale.

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