Film come contenitore d'informazioni
Il carattere scritto delle fonti, l’uso cioè di una stessa tecnica base di comunicazione, non è in genere ritenuto sufficiente a raggrupparle in un'unica categoria, né tanto meno a fondare un modello interpretativo unitario. Fino ad alcuni anni fa, visto il numero limitato, le immagini in movimento venivano raggruppate in un'unica categoria. Oggi non è più accettabile. Non solo è cresciuto il numero delle emittenti televisive, ma le istituzioni più diverse hanno preso l’abitudine di affidare alle immagini almeno una parte della propria documentazione. Oggi anche lo studioso meno attento sa che le fonti filmiche sono numericamente consistentissime e qualitativamente molto diversificate fra loro.
Fin dagli anni’30, se non dalla fine del secolo scorso, la pietra di paragone dello studio dei documenti rimane il testo scritto. La scrittura è la forma di comunicazione per definizione.
Film e verità fotografica:un punto di vista ingenuo ma duro a morire. Il primo in ordine di tempo, tra i modi di leggere il documento film è quello che lo interpreta come contenitore di informazioni. La fotografia, si dice, è un documento meccanico e quindi meno soggettivo e meno contestabile di tutti gli altri. Il film, fotografia animata, dovrà contenere la verità della fotografia e la capacità di raccontare i fatti quali sono veramente stati. Matuszewski film come “macchina della verità”. Un simile modo di ragionare presuppone una rigida e assoluta distinzione tra film-documento, il cinegiornale o il telegiornale o il documentario, da una parte, e il film-racconto, la fiction cinematografica o televisiva, dall’altra. Resta però radicata nel senso comune la convinzione che fotografia e cinema siano strumenti di “cattura”oggettiva dei fatti quali realmente sono.
Il film come serie di frammenti: le letture ipertestuali. L’ipertesto consente di trattare una pluralità di testi, ciò comporta 2 conseguenze apparentemente opposte: i diversi testi vengono concatenati fra loro e messi in relazione come si trattasse d parti diverse di un unico “supertesto” e l’unità di ogni singolo testo viene rotta, spezzata in quanto ciò che conta nella lettura sono le tante sottounità che il programma andrà a catalogare e a cercare. Il modello ipertestuale applicato al film: il film si presenta come contenitore di singoli frammenti.
La permanenza del positivismo e le sue buone ragioni. Il modello interpretativo “positivistico”, apparentemente superato, appare radicato e difficile da estirpare e anzi trova oggi nuove ragioni di vitalità. L’immagine meccanica è icona e indice insieme, cioè rappresentazione di un oggetto ma anche traccia lasciata dall’oggetto stesso. L’uso delle macchine comporta sempre una certa dose di subordinazione dell’utente umano.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Documentazione del patrimonio audiovisivo
- Docente: Michele Canosa
- Titolo del libro: Il documento audiovisivo: tecniche e metodi per la catalogazione
- Autore del libro: A. Giannarelli, O. Martini e E. Segna
- Editore: Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
- Anno pubblicazione: 1995
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