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Accesso all'archivio cinema e obiettivo culturale


Le differenze riguardano anche le dimensioni degli archivi e il budget che ogni anno va destinato alle varie voci. Più le dimensioni diventano ragguardevoli più la necessità di una gestione informatizzata diventa irrinunciabile. Bisogna tuttavia tenere presente il problema dei costi. Il primo problema da risolvere nel momento in cui si progetta un sistema informativo d’accesso ai documenti è una buona valutazione del rapporto costi-benefici. Recentemente l’Istituto Luce ha adottato il sistema Log che permette di dialogare con i videoregistratori. Per gli archivi audiovisivi sarebbe auspicabile un sistema omogeneo (l’equivalente del Sbn per le biblioteche), un sistema che permetta la creazione di una banca dati interrogabile anche dagli utenti via modem oppure qualcosa che funzioni come la “banca dati sul cinema” consultabile oggi via minitel.
Nell’attesa va presa in esame l’iniziativa della Fiat: l’elaborazione di un modello per lo scambio di dati chiamato “Minimum data list” che definisce un certo numero di campi di informazione necessari per identificare i documenti d’archivio. Quanto mai urgente è pure la “Minimum legal data list”, relativa ai problemi della proprietà e dei diritti.
Le aree per la catalogazione sono: area di identificazione del documento,; area di descrizione bibliografica; area della sintesi o abstract; area dei descrittori o parole chiave.
Un questione forse non risolvibile in tempi brevi, ma importante, è quella della creazione di un thesaurus, o vocabolario di descrittori, o elenco di parole chiave, controllato.
Nella società che si è venuta a delineare dagli anni’80, l’informazione è al pari di un oggetto materiale, è un bene di consumo, è merce, e quindi produce ricchezza. Le immagini sono sempre più risorsa strategica per le aziende della comunicazione. Valorizzare il repertorio di immagini attraverso la creazione del catalogo informatico non solo è un investimento che risponde ad un preciso segnale del mercato, ma è un dovere anche per la motivazione opposta: l’audiovisivo come bene culturale può essere sottratto alla logica del mercato ed essere utilizzato nella sua valenza di fonte storica nelle mani di studiosi e per elaborare programmi finalizzati alla didattica da parte di scuole e università, in un periodo caratterizzato proprio dalla mancanza di memoria storica.
Bisogna quindi:
moltiplicare le iniziative culturali;
proporsi come partner verso il mondo della produzione audiovisiva sia in Italia che all’estero.

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