Film come testimonianza soggettiva
La storia del cinema è stata attraversata da una “grande mutazione” che ha avuto luogo alle origine stesse del mezzo. Il film nato come macchina della verità, è diventato quasi subito macchina dei sogni, nato come fotografia in movimento, è diventato racconto per immagini. Il montaggio da un lato è manipolazione, dall’altro è lo strumento che permette al film di farsi effettivamente racconto e quindi è indispensabile al film. Il “documento puro”, non montato, è in genere un film che ha rinunciato del tutto alla propria funzione comunicativa, che si è ridotto a pura registrazione.
Cinema e società. Il film si presenta come una chiave per leggere non i singoli eventi o i singoli oggetti e luoghi, ma le idee diffuse e la vita sociale. È normale oggi per lo storico ragionare in termini di “cultura cinematografica diffusa”, di “intenti propagandistici” più o meno consapevoli e di “punti di vista”. Ciò deriva da alcune debolezze teoriche e metodologiche di questo modello:
queste letture stabiliscono in genere un “sistema di equivalenze” tra una certa fase della vita di una società e le sue espressioni artistico-culturali (i miti cinematografici di un epoca possono essere fatti facilmente corrispondere a conflitti di valori, ambivalenze e mutamenti);
c’è poi l’arbitrarietà delle interpretazioni possibili (infinita serie di ipotesi);
visione “soggettivistica” del mezzo filmico (secondo Kracauer il film non rispecchia la realtà fisica, ma la redime, da un senso agli oggetti di cui facciamo quotidianamente esperienza);
Nella vita moderna proprio la realtà fisica è “la roba di cui son fatti i sogni” e viceversa la vita quotidiana è continuamente intessuta di valori simbolici, e il cinema è proprio al centro di questo continuo gioco di scambi.
Riscoprire la realtà fisica. La pretesa di distinguere rigidamente quello che il film ci mostra da quello che il film ci dice non è solo singolarmente poco sensibile alla natura stessa del mezzo, ma è anche una rinuncia alle potenzialità più appassionanti di questo tipo di documento. Il cinema si presenta come una continua area di transizione tra la vita fisica e i valori simbolici e in questo rispecchia davvero la mentalità delle società industrializzate: la rispecchia fra l’altro perchè ha contribuito a definirla e a diffonderla.
Una lettura stratificata e differenziata. Il problema che avevamo all’inizio si ripropone: non esiste una metodologia unica e generalizzata per tutti i tipo di film. Si può dire quindi che tutti i film sono una fonte stratificata costituita da livelli di informazioni differenti, ciascuno dei quali rinvia ad altre fonti.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Documentazione del patrimonio audiovisivo
- Docente: Michele Canosa
- Titolo del libro: Il documento audiovisivo: tecniche e metodi per la catalogazione
- Autore del libro: A. Giannarelli, O. Martini e E. Segna
- Editore: Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
- Anno pubblicazione: 1995
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