Politica di assistenza salariale
A partire dal 12 e 13 sec il socio assistenziale assume nell’occidente cristiano una configurazione più complessa dove si denotano tratti principali di una politica di assistenza moderna quali la classificazione e selezione dei beneficiari e dei soccorsi e gli sforzi per organizzarli. Emergono due categoria di popolazione, i poveri vergognosi e i mendicanti validi e si delineano fenomeni di declassamento sociale. Con la comparsa di un nuovo profilo indigente caratterizzato da un impossibile rapporto con il lavoro si produce una trasformazione.
Nel 1349 il re Edoardo III d’Inghilterra promulga l’ordinanza conosciuta come STATUTO DEI LAVORATORI dove emergono alcuni elementi di una nuova problematica del lavoro:
1. Richiamo imperativo del lavoro per tutti quelli che possono vivere con la forza delle proprie braccia
2. Obbligo che il lavoro condivida forme di divisione dei compiti fissate dalla tradizione e dal costume
3. Blocco della retribuzione del lavoro che non può essere soggetto a negoziazioni
4. Divieto di eludere l’imperativo del lavoro ricorrendo all’assistenza
L’ordinanza è diretta a tutti coloro che servono un padrone, impone una soluzione per coloro che non sono incastrati in strutture di lavoro vietando l’assistenza.
Nel 1388 Riccardo II apporrà delle precisazioni ossia che gli impiegati che lasciano il proprio posto devono essere muniti di un attestazione certificata e senza ciò saranno internati; tutti i lavoratori di più di 12 anni dediti alle mansioni agricole non possono scegliere altro impiego; ogni mendicate valido è alla stregua dei vagabondi e i mendicanti invalidi possono restare su piazza se gli abitanti li tollerano altrimenti devono recarsi nelle città che posseggono asili. Queste ingiunzioni sottolineano che tutti i lavoratori devono guadagnarsi da vivere. Nella maggior parte dei paesi si affermano rigidi codici del lavoro. Dal 300 c’è una mobilità differente che obbliga ciascuno a mantenersi il proprio posto perché vi è difficoltà nell’organizzazione del lavoro e la sottomissione di un nuovo profilo di individui; le popolazioni interessate rappresentano un proletariato che dispone per sopravvivere solo della forza delle braccia si pone uno sgretolamento della società feudale. Nel 300 il problema è quello di bloccare la mobilità bisogna solo lavorare si vuole imporre l’immobilità.
Queste misure si stagliano sul contesto della Peste Nera in cui i miserabili hanno pagato più di tutti il tributo alla morte. Nel 1380 l’Europa vacilla e le persone misere cominciano ad agitarsi volendo ricevere il salario. Questi cambiamenti sono i sintomi della de conversione della società feudale termine che qualifica il passaggio dai sistemi di regolazione rigida alle organizzazioni sociali nelle quali l’individuo non è più legato a norme e deve contribuire alla costituzione dei sistemi di regolazione. Il crollo della società feudale è già visibile durante il periodo della peste nera. Durante i primi tre secoli del secondo millennio c’è una fioritura economica sociale e culturale dell’Europa dei successi; la società medioevale passa da una civiltà agraria dominata dagli ecclesiastici a una signoria rurale e guerriera e una bipolarità tra comunità rurali e comunità urbane prosperose e indipendenti. Si sviluppano l’artigianato gli scambi commerciali l’economia monetaria. L’equilibrio di questa società medioevale è intaccato dalla differenziazione sociale e dai progressi e già verso il 300 vi sono gruppi che vivono in situazioni precarie permanenti. Si parla di “mobilità incontrollabile” ossia masse di povera gente che cercano di sfuggire dalle inscrizioni tradizionali e una parte i questi migra verso le città. Questo è il secolo in cui l’accesso alle maestranza è difficile e riservato ai figli dei maestri, gli immigrati costituiscono una popolazione residuale. “l’equilibrio omeostatico” che permetteva di controllare e bloccare il processo di disaffiliazione si è ritrovato in pericolo. La nozione di de conversione rappresenta una mobilità sregolata che consiste con la rigidità delle strutture di inquadramento. Sui deprivati pesano per lo più due tipi di costrizioni: il rafforzamento dei rapporti stabiliti di dominio e una propensione al movimento. Questa de conversione si manifesta con condotte prodotte da due processi antagonisti: una messa in circolo di terre e beni e degli uomini e e un modo di strutturazione delle relazioni sociali che tenta di rinforzare la sua influenza tradizionale. Questa necessità di cambiare ha anche aperto delle possibilità e alcuni poveri e hanno potuto trarre vantaggio. Si è avuta una mobilità ascendente che riguarda l’integrazione mentre la questione sociale riguarda i disgiunti. All’inizio del 500 la questione del vagabondaggio e della mendicità torna alla ribalta sulla scia di una crescita demografica e un abbassamento dei salari reali. “l’esercito di riserva” deve voler lavorare o essere obbligato a farlo si manifesta un contrasto tra richiesta di manodopera e soggetti che non vi rispondono nelle forme prescritte la situazione detta “double mind” di coloro che devono lavorare ma non sono impossibilitati a farlo si protrae fino alla fine dell’ancien regime. Emergono e si rendono indispensabili molteplici forme di salariato che si cristallizzano nell’800 in una vera e propria condizione salariale.
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Dettagli appunto:
- Autore: Anna Carla Russo
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Sociologia generale e Controllo sociale
- Titolo del libro: La metamorfosi della questione sociale, una cronaca del salariato
- Autore del libro: Robert Castel
- Editore: Sellino Editore
- Anno pubblicazione: 2007
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