Appunti in cui viene trattato il concetto di guerra come concetto totale di dissoluzione. Il periodo preso in considerazione è quello tra la prima e la seconda guerra mondiale, in cui si assiste ad un perfezionamento delle tecniche, che culminano nella creazione della bomba atomica. Il concetto di guerra tecnologica, viene esteso anche ad altre forme di dissoluzione, quali gli stupri, le violenze fasciste, e le varie facce della resistenza popolare.
La guerra totale tra prima e seconda guerra mondiale
di Gabriella Galbiati
Appunti in cui viene trattato il concetto di guerra come concetto totale di
dissoluzione. Il periodo preso in considerazione è quello tra la prima e la
seconda guerra mondiale, in cui si assiste ad un perfezionamento delle
tecniche, che culminano nella creazione della bomba atomica. Il concetto di
guerra tecnologica, viene esteso anche ad altre forme di dissoluzione, quali gli
stupri, le violenze fasciste, e le varie facce della resistenza popolare.
Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
Facoltà: Sociologia
Esame: Storia contemporanea
Docente: Gabriella Gribaudi
Titolo del libro: Guerra Totale. Tra bombe alleate e violenze
naziste
Autore del libro: Gabriella Gribaudi
Editore: Bollati Boringhieri
Anno pubblicazione: 20051. Concetto di guerra totale
Nell’accezione più utilizzata “guerra totale” indica il coinvolgimento massimo dei civili: la popolazione
ostaggio di nemici contrapposti, obiettivo principale delle armi di sterminio di massa. I soldati non hanno
più come scopo principale quello di uccidere altri soldati, ma di uccidere anche, coscientemente, donne,
bambini, anziani, con i bombardamenti tecnologici, con i campi di sterminio, con i massacri diretti.
Come scrive Pavone, le guerre totali della nostra epoca hanno un carattere specifico: sono il frutto
dell’incontro mortifero e programmato della tecnica, basata sullo sviluppo scientifico, con la violenza
esistente nella società di massa.
I simboli della morte di massa tecnologica sono i bombardamenti aerei e le camere a gas. Fra la I e la II
guerra mondiale si attuava un processo di perfezionamento delle tecniche, che sarebbe culminato nella
bomba atomica, con lo scopo dichiarato di trovare armi che uccidessero quante più persone possibili. E le
persone che entravano nel mirino di tali armi non erano i soldati ma le popolazioni civili, le quali
diventavano il bersaglio della guerra, veri e propri ostaggi per spingere il nemico alla disfatta.
La caratteristica della guerra tecnologica è che la morte è data da qualcuno che non si vede e che a sua volta
non vede chi uccide. Questo produce da un canto deresponsabilizzazione degli assassini, che tali non si
ritengono – i piloti che hanno lanciato le bombe si sono sentiti e sono stati celebrati come eroi -, e dell’altro
una narrazione mistificata della guerra, che cela le vittime con discorsi e metafore allusivi, come danni
collaterali e bombardamenti chirurgici.
L’immagine della guerra totale tecnologica ha offuscato altri elementi presenti su entrambi i fronti nella
seconda guerra mondiale, ricomparsi nei conflitti di fine Novecento. Ai metodi moderni si sono mescolati
quelli antichi: stupri, saccheggi, massacri compiuti vis – à – vis dai soldati che avanzano in territorio
nemico. La popolazione presa in ostaggio con i bombardamenti diventa anche preda di violenze inusitate,
bottino di guerra, come lo era per gli eserciti passati.
Della guerra totale fanno parte i bombardamenti, le violenze naziste, gli stupri e le molteplici facce della
resistenza popolare.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
La guerra totale tra prima e seconda guerra mondiale 2. I bombardamenti a Napoli - 13 giugno 1940 -
Il 13 giugno 1940, festa di Sant’Antonio, avvenne il primo bombardamento su Napoli. Molti stavano
festeggiando in famiglia un Antonio, un padre, un figlio, un parente. Il suono delle bombe è accostato a
quello dei fuochi d’artificio in onore del santo. È dunque la festa del santo, il calendario liturgico, a segnare
simbolicamente l’inizio della guerra: la scelta operata dalla memoria ne indica la forza nella cultura di
allora. Non esistevano esperienze né linguaggi o rappresentazioni possibili per immaginare ciò che stava
accadendo.Solo tre giorni prima Mussolini aveva annunciato per radio l’entrata in guerra dell’Italia a fianco
della Germania.
Ma quando ci furono i bombardamenti il 13 giugno la gente pensava che fossero i fuochi d’artificio per
Sant’Antonio e i bambini rimasero per strada perché non avevano mai visto aerei così da vicino.Nella
primavera e nell’estate del 1940 la guerra sembrava ancora lontana da Napoli. I bombardamenti di giugno
furono poco più che dimostrativi. I giovani erano partiti per il fronte e se l’atmosfera della guerra aveva
pervaso le famiglie colpite, pareva tuttavia ancora un conflitto tradizionale, un combattimento fra soldati.Ma
già nei mesi precedenti, i comandi militari e le diplomazie inglesi e francesi preparavano la campagna aerea
che avrebbe coinvolto la popolazione civile in modi allora impensabili. L’Italia era giudicata un nemico
estremamente vulnerabile da pressione dal mare e dal cielo, come blocchi navali e bombardamenti, la sua
difesa antiaerea scarsamente sviluppata e il suo tessuto economico fragile perché dipende dalle importazioni
per molti beni basilari, come benzina. La distruzione di stabilimenti elettrici e raffinerie avrebbe potuto
portare al collasso del potenziale di guerra dell’Italia. Infine la psicologia italiana veniva definita non adatta
alla guerra e di conseguenza si reputava che bombardamenti sistematici avrebbero potuto deprimere il
morale degli italiani.
Fra gli obiettivi principali ci sono le raffinerie e i depositi di petrolio di Napoli, che sarebbero stati fra i
primi ad essere colpiti nell’autunno di quello stesso anno.
La fulminea avanzata dei tedeschi sul suolo francese, la disfatta degli eserciti alleati bloccarono per un po’
l’iniziativa. I raid aerei ricominciarono nell’autunno del 1940 a Napoli. Obiettivi: il porto, le zone industriali
di Barra, San Giovanni a Teduccio, Bagnoli, lo stabilimento dell’Alfa Romeo a Pomigliano. Le incursioni
continuarono anche a dicembre e gennaio.
La prefettura cercò di contenere le informazioni e di nascondere l’entità dei danni subiti, il numero delle
vittime e le dimensioni del lutto. Per tutto il periodo della guerra, anche quando le vittime furono nell’ordine
delle centinaia, il silenzio sui bombardamenti, nelle cronache dei giornali napoletani, sarebbe stato quasi
totale.
La primavera del 1941 passò relativamente calma, i raid aerei ricominciarono in luglio. Per la prima volta
furono coinvolti alcuni quartieri del centro cittadino, in particolare i Quartieri Spagnoli, gli stretti vicoli che
da via Roma congiungono il Corso Vittorio Emanuele, dove crollarono palazzi e migliaia di persone
perserono la loro casa. Gli informatori riferivano che la popolazione cominciava a dubitare dell’efficienza
dell’antiaerea.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
La guerra totale tra prima e seconda guerra mondiale 3. I civili coinvolti nella guera - 1941 -
Per tutto il periodo della guerra le vittime militari o fasciste sarebbero state onorate con esequie pubbliche e
solenni, ma nel frattempo cominciano a morire i civili.
La distanza tra popolazione e istituzioni filtra nei racconti attraverso immagini espressive: i fascisti che
avevano scorte di cibo, mentre gli altri morivano di fame, i fascisti su cui venivano tributate esequie
altisonanti mentre i poveracci rimanevano sepolti sotto le macerie.
Inoltre alla fine del luglio 1941, oltre alle bombe, venivano lanciati dagli aerei dei volantini in cui gli inglesi
dichiarano di non voler bombardare i napoletani. Gli inglesi vogliono stare in pace con il popolo napoletano
ma sono costretti a bombardare la città perché i napoletani consentono ai tedeschi di servirsi del loro porto.
Finché i marinai e i cittadini napoletani non si rifiutano di caricare le navi per i tedeschi, gli inglesi
continueranno a bombardare.
Nell’ottobre del 1941 si verifica quello che il comandante dei vigili del fuoco giudicava l’incursione più
violenta fino ad allora effettuata. Per oltre 5 ore vengono sganciate alcune centinaia di bombe. Nel mirino ci
sono la stazione ferroviaria, la zona industriale e in particolare i serbatoi dell’AGIP che provocano
esplosioni e incendi terrificanti.
Dal cielo cadono di nuovo i volantini inglesi in cui si enumerano le promesse di Mussolini e i risultati
conseguiti: le sconfitte in Africa, le perdite di uomini, di materiali, di navi, la prepotenza dei tedeschi. Vi è
anche un appello diretto alle donne. Nel novembre dello stesso anno viene colpito il centro antico della città.
Proprio dal novembre del 41 si è potuto osservare che in alcuni ricoveri pubblici, come quello nell’interno
del Tribunale e quello in piazza Cavour, la gente vi è stipata, per cui dopo alcune ore l’aria diventa rarefatta
e la temperatura aumenta tanto da rendere la respirazione quasi impossibile. La mancanza di panche per
sedersi, gabinetti di decenza e di prese d’acqua sufficienti rende il morale della popolazione depresso in
quanto è costretta a fare i propri bisogni alla meglio sacrificando il proprio pudore. Ci sono lamentele anche
per la scarsità di cibo.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
La guerra totale tra prima e seconda guerra mondiale