I bombardamenti durante la prima guerra mondiale
Durante la prima guerra mondiale i civili erano stati coinvolti con la fame, le malattie, le deportazioni forzate lontane dalle linee del fronte; alcuni bombardamenti e cannoneggiamenti avevano colpito già alcune grandi città, come Londra e Parigi. A partire da questi episodi si erano creati due opposti partiti: coloro che giudicavano gli effetti delle incursioni aeree utili per la strategia di guerra e coloro che li stigmatizzavano proprio perché colpivano in maniera indiscriminata la popolazione civile. La controversia durò con toni molto accesi per parecchi anni. Col volgere del tempo, a poco a poco, la voce di coloro che difendevano gli aspetti morali e condannavano i bombardamenti si affievolì e venne messa a tacere in un processo inarrestabile durante la II guerra mondiale.
I bombardamenti di città e villaggi in realtà erano stati attuati nei paesi coloniali, contro popolazioni giudicate incivili, la cui esistenza era considerata meno preziosa rispetto a quella degli europei.
Furono gli italiani ad usare i bombardamenti in Libia nel 1911.
Però nel 1931-2 alla Società delle Nazioni venne operato un tentativo per mettere fuori legge i bombardamenti e i corpi militari aerei. Furono i tedeschi a proporre per primi il bando ed erano appoggiati da Svizzera, Olanda e Belgio. L’Inghilterra proponeva di permettere l’uso dell’arma solo contro i ribelli dell’impero. Gli Stati Uniti suggerivano che si permettessero i bombardamenti solo nelle zone di combattimento. Ma si era alla vigilia dell’ascesa di Hitler e la strada era segnata. Inoltre, i sostenitori della guerra aerea presentavano i bombardamenti come strategici.
Alcuni invece pensavano che i bombardamenti spingessero la popolazione a sentimenti di rivincita e vendetta contro il nemico e che inducessero a sopportare le sofferenze in nome della patria colpita indiscriminatamente.
Agli inizi del 1942 si decise di passare all’area bombing, cioè attaccare direttamente le città con i bombardamenti.
La dottrina dei bombardamenti di precisione riconosceva come obiettivi strategici, ad esempio, le vie di comunicazione o le stazioni ferroviarie; si taceva sul fatto che la maggior parte degli obiettivi si trovasse al centro di estesi abitati e la loro distruzione era necessariamente destinata ad aumentare il numero delle vittime civili, come accade a Napoli.
Il concetto di bombardamento strategico divenne un’arma autogiustificativa anche tra i piloti. Si diceva inoltre che sarebbe servito ad abbreviare la guerra, ad aiutare i soldati che combattevano sul campo e a evitare loro la morte. La giustificazione tecnologica arrivò con il puntatore Norden, un radar particolarmente efficace, che, secondo i militari, permetteva di segnalare l’obiettivo con precisione e di usare bombe intelligenti. Nel 1941, dopo l’attacco di Pearl Harbor e l’entrata in guerra, la dottrina del bombardamento di precisione divenne la politica ufficiale dell’American Air Force (AAF): attacco a industrie e linee di trasporto nemiche per provocare un collasso economico e morale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gabriella Galbiati
[Visita la sua tesi: "Logica del tempo in Guglielmo di Ockham e Arthur Norman Prior"]
- Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
- Facoltà: Sociologia
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Gabriella Gribaudi
- Titolo del libro: Guerra Totale. Tra bombe alleate e violenze naziste
- Autore del libro: Gabriella Gribaudi
- Editore: Bollati Boringhieri
- Anno pubblicazione: 2005
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