Appunti su "Il lavoro pedagogico nei servizi educativi" che propongono una riflessione sui servizi educativi, dalle origini in cui gli scopi erano assistenziali e riparativi, ai giorni nostri, presentati come luoghi di formazione, deputati alla educazione di bambini e ragazzi, pur rimanendo fortemente connotati dall'originaria denominazione. Servizio: cosa significa? Una ricerca sugli educatori rivela come vivano il proprio ruolo professionale all'interno dell'istituzione.
il lavoro pedagogico nei servizi educativi
di Adriana Morganti
Appunti su "Il lavoro pedagogico nei servizi educativi" che propongono una
riflessione sui servizi educativi, dalle origini in cui gli scopi erano assistenziali e
riparativi, ai giorni nostri, presentati come luoghi di formazione, deputati alla
educazione di bambini e ragazzi, pur rimanendo fortemente connotati
dall'originaria denominazione. Servizio: cosa significa? Una ricerca sugli
educatori rivela come vivano il proprio ruolo professionale all'interno
dell'istituzione.
Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Scienze dell’Educazione
Esame: Psicologia clinica
Docente: Riva
Titolo del libro: Il lavoro pedagogico nei servizi educativi
Autore del libro: Laura Villa
Editore: Franco Angeli
Anno pubblicazione: 20111. Matrici storiche e istituzionali dei servizi educativi
La nascita dei servizi è l’esito di un lungo processo. Le prime forme di assistenza ai poveri sono nate da
ordini religiosi nel basso medioevo. I mendicanti erano visti come una minaccia e quindi aiutati per
difendere la collettività.
‘Assistenza’ deriva dal latino ed indica un’opera prestata a chi ne ha necessità. Spesso il termine è stato
associato alla carità o misericordia ma in tempi recenti si configura come intervento pubblico. Dal medioevo
in poi chi si occupa dei poveri sono le amministrazione cittadine che si fanno carico dei problemi sociali.
Tra ‘800 e ‘900 si avrà il definitivo avvio delle risposte pubbliche ai problemi societari, appare lo stato
sociale
Il nuovo Stato Sociale è caratterizzato da assistenza a carattere universale, non solo assistenza ma anche
prevenzione, interventi rivolti alla totalità della popolazione.
Welfare State--> stato di benessere, interventi di protezione sociale erogati dallo stato invece che
all’autoregolazione sociale come accadeva in passato.
Lo stato è un grande servitore perché serve i propri cittadini curandoli, tutelando il loro benessere; tutela e
mantiene l’ordine pubblico; offre ulteriori garanzie di tutela per chi opera al suo servizio.
Le politiche sociali sono i singoli tipi di intervento --> welfare che rappresenta un insieme complesso di
scelte e strumenti pubblici.
Welfare residuale: gli interventi vengono attuati dove le reti di sostegno al soggetto hanno fallito --> welfare
istituzionale: interventi su base universale, la funziona pubblica tutela l’interesse di tutti i cittadini.
In Italia la legge Crispi introduce l’assistenza pubblica, laicizza parzialmente le opere di beneficenza, ma per
molto tempo gli interventi saranno orientati principalmente alle situazioni di bisogno. Dagli anni ’60 si ha
una profonda revisione dei destinatari, si riconoscono prestazioni universali e la salvaguardia della qualità
della vita individuale, prende forma la rete dei servizi territoriali e la nozione di servizi sociali che
rivendicano una sicurezza sociale imperniata sui diritti alla persona e non più sulla discrezionalità come
avveniva in beneficenza. Dagli anni ’80 si è avuta, a livello regionale, una definizione dei livello di governo
istituzionale dei servizi; gli orientamenti per le azioni di integrazione socio sanitaria; l’individuazione di
flussi di finanziamento; attenzione al sistema di offerta organizzato in servizi di promozione e di supporto
alla socialità. A livello locale queste indicazioni sono state percepite come strumenti a partire dai quali
orientare e attivare gli interventi in specifiche realtà.
In Italia l’aspetto del welfare è da ricondurre alla lunga egemonia esercitata dalla Chiesa negli interventi
assistenziali, si è creato un immaginario per il quale la famiglia è un sistema autosufficiente in grado di
risolvere autonomamente i propri problemi. La famiglia è l’attore implicito nel sistema del welfare italiano.
Solo dopo gli anni ’80 sono stati creati degli interventi specifici per il supporto alla famiglia, all’infanzia
ecc. dagli anni ’90 la famiglia verrà vista come partner attivo dei servizi, e le verranno dedicati interventi
assistenziali, promozionali ed educativi. Si possono distinguere due fasi storiche: la fase di estensione dei
diritti e differenziazione dell’offerta (1967-1988) e la fase di costruzione di una politica per le famiglie
(metà anni ’80) con interventi a carattere preventivo e locale in favore di minori a rischio, creazione di centri
di aggregazione, sostegno alla funzione genitoriale.
Adriana Morganti Sezione Appunti
il lavoro pedagogico nei servizi educativi 2. Le ricadute delle trasformazioni del welfare nelle idee di servizio
Anni ’50-anni ’80: periodo d’oro del welfare; anni ’80-’90: progressiva crisi del welfare che comporta un
processo di ripensamento dell’esclusiva titolarità pubblica in materia di sicurezza e di protezione sociale, si
ridiscute la titolarità pubblica e l’impronta burocratica, la spesa sociale diventa sempre più gravosa, si
creano nuove forme di povertà ed esclusione sociale grazie ai flussi migratori sempre più consistenti e nuove
esigenze di cura. Il benessere non è più inteso come assenza di disagio o malattia ma come qualità delle
condizioni individuali di vita. Ai servizi si richiede di rispettare e valorizzare il protagonismo e la
responsabilità dei soggetti individuali e collettivi. Il nuovo assetto è detto welfare society,un assetto sociale
nel quale si contano numerose organizzazioni ed agenzie finalizzate ad obiettivi di benessere.
Anni ’90: creazione del welfare mix che attribuisce al pubblico responsabilità in merito alla
programmazione e al finanziamento dei servizi delegando a terzi la loro concreta erogazione. La
collaborazione tra pubblico e terzo settore facilita l’incontro tra domanda ed offerta di prestazioni sociali che
vengono rese adatte al singolo e alla collettività. La privatizzazione ha avuto delle conseguenze quali
l’accrescimento del terzo settore nella progettazione dei servizi e la difficoltà per il lavoratore di entrare a far
parte delle agenzie pubbliche se vuole lavorare nel sociale.
Dagli anni ’90 si ha un disequilibrio di interventi tra nord e sudi Italia. La legge 328 del 2000 prova a tenere
un regime omogeneo dei diritti con criteri di flessibilità nella loro messa in opera, regolazione centralizzata
con autogoverno locale, responsabilità pubblica rispetto l’interesse generale, ridefinisce destinatari,erogatori
e centrature politiche. Lo scopo della legge è quello dell’integrazione per superare i disequilibri e
sovrapposizioni di servizi, si regola l’accesso al mercato delle prestazioni sociali sia nel pubblico che nel
privato, grande importanza è data ai soggetti.
Principio di sussidiarietà: norma i rapporti tra istituzioni e società civile attraverso l’autolimitazione (limiti
nell’azione delle istituzioni nei confronti dei cittadini) e azione (le azioni devono essere attuate se i cittadini
non sono in grado di provvedere autonomamente alla gestione di alcune situazioni). La comunità locale
coordina e programma i propri interventi attraverso il piano di zona (welfare locale).
Processo di clientelizzazione dell’utente: il cittadino è un cliente che paga un servizio che quindi deve essere
funzionale ed affidabile.
Procedura di accreditamento: procedure che portano a riconoscere un certo sistema organizzativo rispetta
requisiti di qualità. Con queste procedure l’amministrazione pubblica autorizza il privato ad esercitare delle
attività. Si ha quindi una libera scelta per i cittadini e la concorrenza, si garantisce equità nell’accesso.
Carta dei servizi: strumento per facilitare l’esercizio dei propri diritti da parte dei cittadini e mezzo di
gestione e comunicazione da parte degli enti erogatori. Rende concreta la centralità del cittadino.
Adriana Morganti Sezione Appunti
il lavoro pedagogico nei servizi educativi