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Uno sguardo allo stato attuale dei servizi educativi


La condizione degli operatori professionali ai giorni nostri è tale da far dubitare dell’aggettivo “professionale”: nei servizi,infatti,spesso l’educatore è una delle figure meno considerate,non ha un reale confronto con i colleghi o con eventuali figure di supporto, non ha nemmeno una personale postazione fisica (scrivania,telefono,computer) e un adeguato monte ore retribuito. È rappresentato come privo di specifica formazione professionale,probabilmente a causa della ‘tradizione’ dove l’educatore era tale solo perché spinto da qualità personali e buona motivazione. Il ruolo formale dell’educatore sembra nascere dalla necessità di attribuire un riconoscimento formale a chi si occupa di spazi e tempi lasciati liberi dalla scuola. Secondo Mozzanica la sua debolezza è connessa data dalla difficoltà dell’elaborare uno spazio preciso e definito. Marcon evidenzia come la figura dell’educatore sia stata continuamente spezzettata e carica di pregiudizi quali: la lunga limitazione del concetto di educazione al campo dell’istruzione, l’identificazione tra educazione e aiuto caritatevole alle persone in difficoltà, l’assorbimento delle attività educative in un paradigma medico-sanitario. Questa debolezza si nota anche nel fatto che raramente l’educatore raggiunge posizione di apice nella scala sociale,e quando lo fa è costretto ad abbandonare i rapporti con l’utenza. È inoltre soggetto a discriminazioni quali basso salario,frequente cambio di collocamento,contratto precario.
Le azioni di ‘promozione’ sono quelle proposte territoriali a carattere animativo, aggregativo o culturale, poste in essere per sostenere i diritti dei bambini e la loro partecipazione sociale.
Le azioni di ‘prevenzione’ sono orientate a coprire determinate aree territoriali, o categorie di soggetti o questioni particolarmente problematiche; sono basate sull’idea che se si conoscono gli eventi patogeni si può attuare un rimedio preventivo.
I mandati espliciti dell’operatore sono: la cura e la protezione dei più piccoli, la promozione del loro percorso di crescita attraverso un uso educativo del tempo libero, la prevenzione e la riparazione di situazioni lesive per il buon esito del percorso di sviluppo individuale. Questi mandati espliciti non fanno emergere la loro funzione controllante, che tende ad orientare ed incanalare entro determinate aspettative il comportamento del soggetto. La parola ‘controllo’ non è mai esplicita ma viene sostituita da parole quali promuovere,prevenire,riparare. La funzione controllante emerge già nella funzione di presidio che gli educatori sono chiamati a esercitare su tempi e spazi, anche quando il servizio non avviene in un contesto ben determinato ma, ad esempio, si sviluppa a domicilio o in altre zone del territorio che non hanno collocazione fisica ben precisa.

Tratto da IL LAVORO PEDAGOGICO NEI SERVIZI EDUCATIVI di Adriana Morganti
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