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Pedagogia critica


Mira a disvelare le dimensioni in ombra implicate nell’educazione e nelle sue istituzioni. L’approccio critico è costituito dal riconoscimento della natura storica e sociale dei processi educativi, dall’esigenza di costituire come oggetto di riflessione le condizioni sociali nelle quali si colloca la teoria educativa, dall’orientamento normativo e regolativo della pedagogia inteso come continua ricerca e definizione dei propri compiti. Il ricercatore sociale diventa tramite di un processo di problematizzazione dell’ordine costituito e delle sue strutture, ha il compito di assumere uno sguardo “non scontato” nei confronti dei propri oggetti di studio per ottenerne una nuova visione. La pedagogia critica è uno sguardo che pone attenzione alle questioni che le scienze dimostrative considerano non rilevanti (‘sguardo negativo’); lo sguardo è radicale perché ridiscute i propri saperi ed è regolativo perché indica obiettivi idonei a svolgere il compito di regolare l’universo discorsivo.
Guardare criticamente al proprio oggetto di studio significa considerare i modi in cui esso si è venuto a creare; lo sguardo critico investe l’educazione nelle sue pratiche e nei suoi contesti di vita quotidiani, disvela delle dimensioni ideologiche implicate nelle quotidiane pratiche educative (l’educazione rappresenta una pratica per la riproduzione dell’ordine sociale e delle sue iniquità). All’educazione nozionistica viene contrapposta l’educazione ‘problematizzante’ che stimola l’uomo a riflettere e a realizzarsi assumendo un atteggiamento critico della sua posizione attuale. L’educazione risulta come qualcosa al servizio di qualcos’altro per mantenere un preciso ordine sociale, e ha consentito di far luce sui processi educativi fuori dalla scuola.

Tratto da IL LAVORO PEDAGOGICO NEI SERVIZI EDUCATIVI di Adriana Morganti
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