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La guerra del Kosovo


L’inizio degli anni ’90 evidenziava la gravità dei problemi delle società uscite dall’esperienza comunista. Il passaggio all’economia di mercato si rivelò lungo e pieno di disagi e quasi ovunque le delusioni suscitate da queste difficoltà finirono col rilanciare i partiti ex comunisti. in Cecoslovacchia si svilupparono tendenze separatiste nella minoranza slovacca che portarono nel ’92 alla creazione di due repubbliche una Ceca governata dai partiti di ispirazione liberale e una Slovacca egemonizzata da gruppi ex comunisti. Assai più drammatica fu la vicenda della Jugoslavia. La crisi precipitò a causa del contrasto fra le aspirazioni egemoniche della Serbia di Milosevic e la volontà autonomistica delle repubbliche di Slovenia e Croazia che tra il ’90 e il ’91 proclamarono la propria indipendenza; subito seguite dalla repubblica di Macedonia. Gli organi federali e i vertici militari, entrambi controllati dai serbi, accettarono il fatto compiuto dell’indipendenza slovena e macedone ma reagirono duramente all’analoga iniziativa della repubblica croata. Ne nacque una vera e propria guerra che aveva come teatro principale i territori contesi tra le due repubbliche. A partire dalla primavera ’92 il centro del conflitto si spostò nella Bosnia che aveva proclamato anch’essa la propria indipendenza. La Bosnia divenne teatro di una guerra crudelissima provocata soprattutto dalla reazione della componente serba attivamente appoggiata dal regime di Milosevic e dalle sue forze armate. Ne gli sforzi di mediazione della Comunità Europea ne le iniziative dell’ONU ottennero alcun esito, per giungere ad una tregua d’armi fu necessario l’impegno diretto degli USA che agirono sotto la copertura della NATO: tra maggio e settembre ’95 la NATO attuò una serie di raid aerei contro le posizioni dei serbo-bosniaci. In ottobre fu imposto il cessate il fuoco e il 21 novembre fu siglato un accordo di pace a Daitona: che prevedeva il mantenimento di uno stato bosniaco diviso però in una repubblica serba e in una federazione croato-musulmana ma la situazione nell’ex Jugoslavia non migliorò: nel ’98 si ripropose il problema del Kosovo. In risposta alla protesta autonomista della popolazione di origine albanese e alla nascita di un movimento di guerriglia indipendentista (UCK) i serbi scatenarono una durissima repressione che colpì soprattutto i civili. Ancora una volta fu la NATO ad intervenire: prima facendo pressioni su Milosevic poi dando il via ad una operazione militare aerea. I serbi risposero intensificando la “pulizia etnica” in Kosovo. Ai primi di giugno grazie alla mediazione della Russia Milosevic ritirò le sue truppe dal Kosovo e alle elezioni presidenziali del 2000 fu sconfitto da una coalizione democratica guidata da Vojislav Costunika. Milosevic fu successivamente arrestato e processato per crimini contro l’umanità.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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