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America latina, Africa e Giappone negli anni '90


A partire dal ’98 Brasile ed Argentina affrontarono una nuova crisi economica a scatenare la quale furono le difficoltà del sistema finanziario internazionale. In Brasile gli effetti della crisi furono tutto sommato contenuti invece l’Argentina precipitò in una gravissima crisi finanziaria causata dalla scelta di scongiurare l’inflazione ancorando la moneta nazionale al dollaro, ciò frenò le esportazioni e spinse il governo nel 2001 a bloccare i depositi bancari, la violenta protesta popolare che ne seguì costrinse De La Rua ad abbandonare la presidenza.

In Africa le note incoraggianti vennero soprattutto dal Sud Africa dove si concluse la lunga stagione dell’Aparteid, alla fine degli anni ’80 il primo ministro Frederik De Klerk aprì i negoziati con Nelson Mandela e nel maggio ’94 si svolsero pacificamente le prime elezioni a suffragio universale e Mandela divenne capo dello stato.

Alla recessione giapponese del ’98 - ’99 seguì nel 2001 una leggera svolta determinata dall nomina a primo ministro del liberaldemocratico Junichiro Koizumi, il Giappone mantenne la sua posizione di seconda potenza economica mondiale e continuò a rappresentare un modello non solo per le tigri dell’estremo oriente (Core Taiwan Singapore ecc.) ma anche per la Cina comunista ormai avviata sulla strada della liberalizzazione economica. Uscito di scena il veccho Deng Xiaoping i suoi eredi non deviarono la linea da lui tracciata che consisteva nel lasciare ampio spazio all’iniziativa privata pur nel quadro di un controllo statale. Un obiettivo di indubbio prestigio fu conseguito quando nel giugno ’97 la Cina riacquistò la sovranità su Hong Kong, e nel ’99 su Macao.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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