Umberto Eco e gli elementi della serialità televisiva
Umberto Eco e gli elementi della serialità televisiva
È stato osservato che con il fenomeno dei serials televisivi troviamo un nuovo concetto di “infinità del testo”: il testo assume i ritmi e di tempi di quella stessa quotidianità entro la quale (e finalizzato alla quale) si muove. Il problema non è di riconoscere che il testo seriale varia indefinitamente sullo schema di base; il vero problema è che ciò che interessa non è tanto la variabilità quanto il fatto che sullo schema si possa variare all’infinito. Quello che qui viene celebrato è una sorta di vittoria della vita sull’arte, con il risultato paradossale che l’era dell’elettronica, invece di accentuare il fenomeno dello choc, dell’interruzione, della novità e della frustrazione delle attese, “produrrebbe un ritorno del continuum, di ciò che è ciclico, periodico, regolare”.
Siccome nell’epoca delle comunicazioni di massa “la condizione di ascolto…è quella per cui tutto è già stato scritto…sarà allora la più minuscola variante quella che produrrà piacere del testo, o la forma della ripetizione esplicita di ciò che già si conosce”. È’ il trionfo di una struttura a incastri indipendenti, che va incontro alle esigenze del “consumo nella distrazione”(come nella musica barocca e nell’arte minimal). A questo punto il seriale non è più parente povero dell’arte, ma la forma d’arte che soddisfa la nuova sensibilità estetica, ovvero la forma postmoderna della tragedia attica. Questo prevede che il lettore di primo livello scompaia, per lasciare posto solo al lettore critico di secondo livello.
La lunga serialità televisiva è un ambito nel quale la tematica molto attuale della “glocalizzazione” si esplicita con chiarezza. Le caratteristiche comuni a quello che si può definire un genere si adeguano e si arricchiscono all’incontro con le coordinate culturali della comunità che produce quel particolare prodotto di lunga serialità. Questo è particolarmente significativo nel caso italiano.
L’influenza della soap opera statunitense sul “modello italiano”è ipotizzabile più in termini di scenario che di una vera e propria modellizzazione di formati e contenuti. Nel caso del serial drama britannico invece, le influenze si rintracciano prevalentemente sul versante produttivo e tematico.
La genesi della lunga serialità televisiva italiana dunque è un chiaro esempio del processo di localizzazione che pone a contatto, modificandole profondamente pur mantenendo elementi d’origine riconoscibili, modelli e contenuti diversi, dando luogo a un prodotto comunque contestualizzato e chiaramente inserito nella cultura di produzione e di fruizione.
Gli aspetti comuni alla lunga serialità in tutti i contesti locali in cui essa si presenta sono individuabili su almeno tre livelli, ciascuno dei quali mostra le proprie peculiarità per differenza rispetto ad altri prodotti appartenenti al macrogenere della fiction televisiva:
Il formato, cioè gli elementi distintivi e peculiari di struttura: lunghezza delle puntate, collocazione di palinsesto, etc..
I codici visivi, cioè le regole della “grammatica dello sguardo” e le marche stilistiche tipiche della lunga serialità: il taglio particolare dell’inquadratura, le tecniche di regia, etc..
L’articolazione narrativa, cioè tutto ciò che riguarda temi e contenuti: la dimensione temporale, la modalità di intreccio delle trame, la funzione e la tipologia dei personaggi, le tematiche principali sulle quali si articola l’azione e che ne costruiscono l’universo narrativo.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Forme della serialità nel cinema e nella televisione
- Docente: Monica Dall’Asta
- Titolo del libro: L’innovazione nel seriale
- Autore del libro: Umberto Eco
- Editore: Archetipolibri
- Anno pubblicazione: 2008
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