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Salmosidismo e percezione greca degli sciti



Abbiamo quindi dimostrato che il salmosidismo puo essere letto attraverso il pitagorismo e viceversa. Ultimo problema, di Erodoto etnografo: come vedono Salmoside i greci del ponto ? Ciò che i geti ignorano, loro lo sanno. Loro sono gente di cultura, l'altro è ignorante. Il salmosidismo sarebbe un plagio del pitagorismo, e salmoside fu schiavo di pitagora. Uno schiavo ad atene resterà tale per sempre. I termini usati nel testo ci suggeriscono derisione, e che salmoside era lo schiavo di pitagora. L'insistenza di Erodoto nel dire che si tratta di credenze dei geti mostra che egli non assume posizione, mantiene distanza. L'alterità di salmoside è accentuata dal suo nome: secondo alcuni sarebbe anche chiamato Gebeleizi: e tra i 2 nomi notiamo la forte distanza di suono. Il discorso nel cap. 95 di Erodoto si presenta come discorso di verità, verità che i geti non sarebbero capaci di dire = la verità della loro credenza. Nel cap. 96 emerge l'io del narratore, che mostra la sua volontà di non prendere posizione rispetto a chi sia salmoside. Quindi: cap 94: alterità massima – 95: alterità quasi eliminata – 96: i greci del ponto forse sbagliano, e salmoside potrebbe essere vissuto prima di pitagora. Salmoside può insomma essere uomo o demone, e in questa non chiusura si pone la sua alterità.
Anacarsi e scila muoiono per trasgressione, gli Sciti non vogliono adottare nòmoi stranieri. Anche la storia di salmoside gioca sul vicino e lontano. La prossimità spaziale si trasforma in distanza culturale. Così i greci del ponto, per render conto di salmoside, fanno appello a pitagora, compatriota ma anche lui ben distante nello spazio. Così traducono salmoside in greco e marcano le distanze costruendo la sua alterità (è un uomo, è stato schiavo di pitagora, è un ciarlatano). Il vicino e il lontano giocano anche nella vicenda di dioniso e della madre. Per essere negate dagli Sciti occorre che siano visti (questi dei) come greci dal destinatario, ma anche vicini agli Sciti geograficamente e culturalmente. Si tratta di divinità che a causa del loro esser barbare essi dovrebbero accettare facilmente.

Tratto da ERODOTO, IL PADRE DELLA STORIA? di Dario Gemini
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