Appunti del corso "Storia del cinema italiano" tenuto da Gianni Canova. Il periodo maggiormente trattato è quello seguente al boom dei primi anni Sessanta. Come la commedia si evolve nella forma parodistica e più cattiva definita "commedia all'italiana" e quali strategie adottano i nuovi autori che si confrontano con l'avvento della tv e della società del consumo. Cratteristiche del western all'italiana e i temi preferiti di Monicelli e Olmi.
Cinema italiano dopo il boom. Commedia, western e nuovi autori
di Asia Marta Muci
Appunti del corso "Storia del cinema italiano" tenuto da Gianni Canova. Il
periodo maggiormente trattato è quello seguente al boom dei primi anni
Sessanta. Come la commedia si evolve nella forma parodistica e più cattiva
definita "commedia all'italiana" e quali strategie adottano i nuovi autori che si
confrontano con l'avvento della tv e della società del consumo. Cratteristiche
del western all'italiana e i temi preferiti di Monicelli e Olmi.
Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione
(IULM)
Esame: Storia del cinema italiano
Docente: Gianni Canova1. Cinema e società in Italia dopo il boom anni '60
Il cinema italiano del quinquennio 65-69 mostra il feticismo dell’identità, l’ipertrofia dell’io. La socialità
altro non è che una giustapposizione di soggettività. Il cinema del boom non è più ingrado di rappresentare il
noi, le parole fondamentali di questo cinema sono:
narcisismo infantilismo e solipsismo.
Esauritasi l’euforia degli anni del boom, ci troviamo davanti ad una nuova classe che non h metabolizzato la
modernità. Una classe media che non è abbastanza stabile per essere dirigente e che non è appagata dal
cauto riformismo dei governi di centro sinistra.
Il cinema d’autore non trova più il modo di instaurare una relazione dialettica con gli squilibri e le
contraddizioni che squarciano la società italiana e condurranno il 68; lasciano anzi tale ruolo ai generi di
profondità che si fanno portatori di tensioni sociali.
Ciò che manca al nuovo cinema è la componente edipica, i padri sono ancora vivi e dettano legge su come
fare il cinema ma gli esordienti non riescono a rimescolare le carte in tavola, il nuovo cinema sconfina nel
culto dei padri, nell’ipercitazione. L’Italia è un paese fratricida, da Romolo e Remo in poi, siamo l’unico
paese a non avere mai avuto una rivoluzione perché nessuno si è mai davvero sentito di distruggere il
precedente ordine costituito. L’assenza della paternità nel cinema italiano è talmente interiorizzata che un
buon numero di film sono innestati sull’assenza di questa figura. Solo Pasolini lavora quasi ossessivamente
sulla tematica del rapporto con il padre Edipo Re: Teorema.
I padri, cioè il ceto dirigente, non riescono a interpretare il tutta la sua complessità e contraddittorietà la
nuova società, per questo la congiunzione sfavorevole 63 e 64 porterà ad una mancata modernizzazione
totale, tutto il capitale che si è creato tra 64 e 7°, invece di essere utilizzato per fare profitti utili investendo
nell’italia, si è trasformato in capitale di reddito, spesso all’estero.
Indicativo della mancanza di una cultura nazionale consolidata, propensione a forme di
microimprenditorialità insofferenti ad ogni legge: quello che viene a mancare è un’identità italiana, che
sfocia nella totale mancanza di impegno civile. Sono l’immaturità e l’associalità delle strutture economiche
e produttive che spiegano l’irrisolto rapporto del cinema italiano con i nuovi scenari della modernità.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Cinema italiano dopo il boom. Commedia, western e nuovi autori 2. Cinema italiano contro la società del boom. Fuga, maschera e
parodia
Il nuovo pervade tutta la società consumistica, cambiano i rapporti tra spazio e tempo, si aprono i primi
collegamenti autostradali tra nord e sud, la Piaggio crea il Ciao spingendo alla motorizzazione privata, le
pillole anti concezionali portano a nuovi costumi sessuali e portano con sé le minigonna e i collant. Il
desiderio morboso di un confort borghese. Il cinema registra questo mutamento ma si limita a prenderne
atto, senza riuscire ad inglobarlo ed esorcizzarlo.
La maggior parte degli autori sceglie di volgere lo sguardo altrove, al fuori, al passato, si assiste così ad una
perdita del presente, e d’interesse nei confronti dell’attualità.
O ci si rifugia nel passato e ci si mette in maschera, il riso ed il grottesco come uniche possibilità di
rappresentare il presente porta al successo del cinema di genere.
I padri sono in difficoltà e fuggono:
Rossellini: scrive la storia in tv
Visconti si rifugia nella sua passione per il mito classico anche quando lo nasconde sotto abiti finto-
moderni.
Fellini si allontana e gira satyricon o si rifugia nel grottesco
Rosi fa una nuova cenerentola
Lattuada adatta dalla letteratura, un Mandragola di Macchiavelli
Pasolini si crogiola nel mito classico come riscoperta della perdita del presente
Antonioni con Blow up tenta di parlare della modernità ma la porta a Londra, e poi in Cina in Africe e
Spagna.
L’alternativa è stata il mascheramento: lo spaghetti western come approccio metaforico alla realtà, e come
riconoscimento di sé alla rivoluzione del sessantotto. Si riconosce nella facili mitologie alla base dei
reiterativi plots.
La terza metodologia dell’epoca per avvicinarsi all’attualità è la vena parodistica. L’abbassamento di un
registro stilistico a beffarde deformazioni del codice comico farsesco. Si è deformato qualsiasi modello
consolidato; affermando così l’impossibilità di creare un prodotto di successo, si parodizza ciò che si
desidera e si ammira, nascono così tutta una serie di Musicaletti, e sgangherate spy story, il modello
originario si riconosce chiaramente ma viene deriso.
Sintesi:
Ci sono 3 modi per affrontare la modernità
1. La tentazione della fuga di fronte alla società italiana moderna, la giudicano non interessante e si dedicano
a rappresentare altro.
2. Il mascheramento carnevalesco Si tratta della modernità in chiave quasi allegorica, mascherandola da
altro, principalmente da spaghetti western
3. L’irrisione parodistica si deride e si abbassa il registro di ciò che non si riesce a fare bene.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Cinema italiano dopo il boom. Commedia, western e nuovi autori 3. Giovani registi italiani anni '60. Crisi del visibile
I figli (Bellocchio, Pontecorvo, Liliana Cavani, Valentino Orsini, Bertolucci…)
I nuovi registi che irrompono sulla scena nella seconda metà degli anni ’60, non manifestano alcuna volontà
parricida. Spesso il disagio viene trasferito metaforicamente nelle patologie psicofisiche imposte ai loro
personaggi.
Notiamo che la continuità domina sulla rottura; quello che manca al cinema italiano di quel periodo è la
capacità di crearsi un pubblico e di contrastare i prodotti americani che invece si sono fatti portatori dei
valori di una generazione di giovani.
1967 il laureato
1969 Easy Rider
Nel nuovo cinema il moderno escluso dalla narrazione riappare dal punto di vista tecnologico: si denota il
proliferare di usi linguistici omogenei e l’incremento di zoom, teleobiettivi, fermo immagine, flash back,
split screen: tutti questi stratagemmi spesso vengono utilizzati meramente per l’espressione di un’adesione
alla modernità più che per specifiche esigenze narrative si parla per questo di zoom disfunzionali.
Quest’euforia del visibile si risolve nel voyeurismo, cioè il modello di condizione spettatoriale di spiare
senza essere visti. Emblematico in "Casanova ’70" Mastroianni si addormenta durante uno spogliarello
mentre si eccita a spiare dalla serratura. Lattuada inaugura la Mandragola non i maschi che spiano le donne
alle terme da un buco e spingono talmente tanto da trovarsi catapultati dall’altra parte.
Se la trasparenza aveva caratterizzato lo spazio sociale del cinema italiano degli anni 50 e 60, ormai il
sociale è uno spazio opaco e oscuro, ed il cinema ha bisogno di attribuirsi come plus valore il fatto di
mostrare il proibito.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Cinema italiano dopo il boom. Commedia, western e nuovi autori