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Apprendimento motorio


Capacità: insieme dei tratti di ciascun individuo, determinati geneticamente e scarsamente influenzati dalla pratica (ad es.: orecchio assoluto, ipermnesia, capacità di sinestesia..)
Abilità: competenza raggiunta in un compito cognitivo-motorio che può essere modificata dalla pratica e che ha sviluppo illimitato, anche se l’efficienza con cui la si acquisisce può dipendere dalle capacità (ad es.: rovescio nel tennis, mira a canestro, colpo di tacco nel calcio..).

*alla base delle capacità sportive non esiste un unico fattore generale, ma ci sono fattori multipli, come quelli motivazionali, presenti in soggetti altamente motivati a fare pratica e ad emergere.

Abilità motoria:
Definizione di Bennett (1910): si dice abilità motoria quando il movimento raggiunge livelli elevati nelle caratteristiche di economicità e velocità;
Definizione di Kamon e Gomley (1968): si dice abilità motoria quando la durata dell’attivazione dei vari muscoli in atleti esperti è significativamente inferiore a quella degli stessi muscoli in soggetti principianti.

Categorie di movimenti:
  • Movimenti discreti: sono movimenti in cui si distinguono inizio e fine, sono veloci e coinvolgono in particolare l’aspetto visivo (ad es.: calciare, saltare un ostacolo..);
  • Movimenti continui: sono movimenti in cui non si distinguono inizio e fine, sono più lenti di quelli discreti (ad es.: corsa, nuoto..);
  • Movimenti seriali: sono dati dalla somma di più movimenti discreti legati tra loro. Si distinguono inizio e fine ma sono richiedono più tempo  di quelli discreti (ad es.: preparare il caffè, allacciarsi le scarpe..);
  • Movimenti aperti (open loop): sono movimenti svolti in un contesto che presenta numerose variabili che non possono essere controllate. Il movimento quindi non può essere programmato in anticipo, in quanto deve adattarsi ai fattori esterni. Questi movimenti sono tipici degli sport in cui si è contrapposti ad un avversario: il successo del movimento in questo caso dipende dal repertorio di programmi posseduti e dalla capacità di modificare i movimenti in tempi brevi;
  • Movimenti chiusi (closed loop): sono movimenti svolti in un contesto stabile, con variabili costanti e controllabili. In questo caso, l’errore del movimento non dipende da fattori esterni ma solo dall’imperfezione del programma motorio e dall’incapacità di elaborare info in corso.

Metodi di misurazione del movimento:
- per osservare e descrivere le caratteristiche del movimento si utilizza:
  • Registrazione cinematica: tramite l’osservazione di registrazioni cinematografiche di parti precise del corpo si possono rilevare le differenti posizioni spaziali che compongono la traiettoria del movimento, oppure tramite l’applicazione di LEDS su parti precise del corpo si può ottenere la successione degli spostamenti e la traiettoria compiuta, grazie ai segnali luminosi inviati dai LEDS ad un computer.
  • Registrazione elettromiografica (EMG): misura l’attività elettrica prodotta dalla contrazione muscolare, attraverso sensori posti sulla cute. Grazie a questa registrazione è possibile vedere come il momento della prima contrazione muscolare preceda di molto la vera e propria reazione motoria.
- per misurare abilità e destrezza del movimento si utilizza:
  • Ampiezza: valore globale del movimento, che non coinvolge solo la forza muscolare ma anche fattori cognitivi come le risorse attentive;
  • Errore commesso
  • Tempo impiegato: si divide in tempo di reazione (TR) e tempo di movimento (TM).
    • -TR è l’intervallo che intercorre tra la presentazione dello stimolo e l’inizio del movimento;
    • -TM è l’intervallo che intercorre da TR alla fine del movimento.
Esecuzione dell’atto motorio:
l’atto motorio inizia con un input sensoriale e si conclude con output motorio: tra questi due momenti intercorrono 5 stadi, i primi due sono processi percettivi, gli altri tre sono processi motori:
  1. Elaborazione sensoriale
  2. Identificazione dello stimolo
  3. Scelta della risposta
  4. Caricamento del programma motorio
  5. Esecuzione della risposta
I primi 4 stadi compongono il TR, che dipende molto anche dall’esperienza del soggetto, mentre l’ultimo stadio compone il TM, che secondo la legge di Fitts è influenzato dalla distanza e dalle dimensioni dell’oggetto obiettivo.
Trasformazione sensomotoria di uno stimolo: avviene in 5 fasi:
  1. Codifica dell’info sensoriale
  2. Interpretazione e individuazione dell’effettore e del bersaglio
  3. Scelta delle coordinate appropriate affinchè il corpo reagisca allo stimolo
  4. Specificazione dei comandi motori necessari, utilizzando la memoria dichiarativa (cioè quella consapevole, che possiamo esprimere) o la memoria procedurale(cioè quella inconsapevole, che non riusciamo ad esprimere)
  5. Monitoraggio delle nuove info, attraverso i feedback propriocettivi (cioè che riguardano la posizione del corpo e degli arti) o esterocettivi (cioè che riguardano la posizione di oggetti nelle vicinanze del corpo).

Aftereffect:
è la ricalibrazione della trasformazione sensomotoria sulla base di indici extravisivi.
La rappresentazione spaziale quindi non si basa solo sulla relazione tra visione e movimento ma utilizza una rappresentazione multisensoriale della posizione del corpo e dello spazio circostante. Questa trasformazione sensomotoria non riguarda il corpo nel suo complesso ma solo l’effettore coinvolto nel movimento.

Modelli di controllo motorio:
• Controllo periferico, con il modello a circuito chiuso di Adams: dopo l’input motorio, viene rilevato il primo movimento effettuato e il cervello invia un feedback retroattivo, con cui viene fatto il confronto tra il movimento effettuato e quello che era pianificato, eventualmente correggendolo.
Il modello di Adams è applicabile a movimenti che prevedono lunghi intervalli di tempo e consiste in 4 fasi:
  1. Input dello stimolo
  2. Traccia mnestica (contenente il programma motorio)
  3. Traccia percettiva (tipica del circuito chiuso, può essere migliorata con la ripetizione)
  4. Output motorio, dove il feedback corregge eventuali errori durante l’esecuzione del movimento.
• Controllo centrale, con il modello a circuito aperto di James: anche in questo caso il movimento prevede  un input motorio, ma la sua efficacia dipende dall’esperienza dell’individuo, ovvero dal programma motorio contenuto nella memoria a lungo termine. Il modello di James consiste in 3 fasi:
  1. Input dello stimolo
  2. Traccia mnestica (contenente il programma motorio)
  3. Output motorio, dove il feedback del movimento precedente attiva il movimento successivo: la correzione del movimento avviene solo alla fine.
Programma motorio: è la rappresentazione astratta della sequenza di un’azione, contenente le info generali del movimento. Movimenti simili fanno capo allo stesso gruppo motorio e si differenziano solo per gli effettori impiegati.

Apprendimento motorio: è una serie di processi associati con la pratica, che conduce a cambiamenti permanenti nelle capacità di svolgere determinati compiti.
Ci sono 3 fasi alla base dell’apprendimento motorio:
  1. Fase cognitiva: si compone di tre parti: • mimare il movimento; • esposizione al suono del movimento; • movimento guidato;

  2. Fase associativa: si ha la fusione delle singole parti che costituiscono l’attività motoria e inoltre, tramite una fase di compattamento, si ha il trasferimento delle abilità contenute in movimenti già appresi ad altri movimenti non ancora appresi;
  3. Fase di automatizzazione: si passa da movimenti chiusi ad aperti, grazie alla pratica, che migliora anche lo stile. In questa fase si ha un minor sforzo mentale e si riduce l’ansia.
Feedback: fornisce info relative al movimento, durante o dopo la sua esecuzione. È  uno dei fattori maggiori per il controllo dell’efficacia del movimento. Può essere:
- intrinseco: è una conseguenza naturale dell’esecuzione di un’azione, fornisce info relative alla performance e ai risultati;
- estrinseco: l’info è fornita da qualcuno che non sia l’esecutore dell’azione, al completamento della performance.  Queste info non sarebbero in altro modo disponibili all’esecutore e possono essere controllate sulla base di quando e quanto spesso vengono fornite. In particolare, il feedback estrinseco è importante per motivare chi sta imparando e per favorire la correzione dell’errore: fornire feedback continuamente può però creare dipendenza, quindi è necessario fornirli occasionalmente per favorire l’apprendimento. 

Nei 3 stadi dell’apprendimento il feedback è:
- vitale nel primo stadio
- graduale nel secondo
- ritirato nel terzo.

Il feedback immediato è il migliore per l’apprendimento, mentre più aumenta il ritardo rispetto all’esecuzione del movimento, più diminuisce l’effetto che ha sull’apprendimento.

Tratto da PSICOBIOLOGIA di Giulia Bonaccorsi
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