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Il cinema realista italiano a inzio 900


Non c’è un diretto rapporto di causa – effetto, ma è innegabile che questa chiusura del mercato cinematografico coincide con l’apparizione di una corrente realista del cinema italiano, fatta da produzioni a budget modesto, come Sperduti nel buio di Nino Martellio (1914) e Assunta Spina di Gustavo Serena (1915).
Il primo è da segnalare per la flebile attenzione al sociale, anche se usato solo allo scopo di far versare lacrime al pubblico, come farà con uguale successo Raffaello Matarazzo negli anni ’50. Altra prerogativa del cinema italiano degli anni ’10 è quella di avere inventato il machismo e il divismo femminile.  Il divismo femminile trae spunto dai romanzi francesi, da teatro alla moda, da Bataille, da Bernstein, da Dumas figlio, da D’Annunzio. Nascono le vamp, creature di sogno eppure palpabilmente carnali: Pina Menichelli, Lyda Borrelli, Maria Jacobini, Italia Almirante Manzini. Le loro esose richieste economiche, in un periodo di forte crisi economica, condannerà le vamp italiane, che negli anni ’20 saranno solo un ricordo.
Per il machismo italiano ricordiamo due intramontabili personaggi: Za – la – Mort e Maciste. Il primo era un malvivente gentiluomo francese, creato e interpretato dal registra Emilio Ghione. Maciste è una figura per antonomasia del cinema italiano, come lo è il suo primo interprete, l’erculeo scaricatore portuale Bartolomeo Pagano.
Mussolini nel 1922, senza saperlo, affosserà definitivamente il cinema italiano, e ci vorranno vent’anni e la comparsa del neorealismo perché il cinema italiano possa risorgere.

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