Il canzoniere di Saba, memoria e poesia
Il canzoniere di Saba, memoria e poesia
Ai poeti delle generazioni future resta da fare quello che dovrebbero fare i figlioli i cui genitori furono malamente prodighi di averi e di salute. Così scrive Saba nel 1911, aggiungendo che l'opera di questi figli avrebbe dovuto essere forse più di selezione e di rifacimento che di novissima creazione. Altro punto interessante, ai nostri fini, è quello che insiste sulle reminiscenze: in nessun'arte le inconscie reminiscenze sono più frequenti che in poesia, dove vengono favorite dalla natura stessa e dall'inevitabile virtù del suono, che le imprime indelebilmente nella memoria. Verso la fine della sua vita, Saba arriverà addirittura a dire, paradossalmente, che nel suo Canzoniere non c'è un solo verso interamente suo. Il tema, insieme di poetica e di poesia, è quello della memoria che fonda la poesia come operazione di vita e di linguaggio. È questa la verità agostiniana dell'essere e petrarchesca del poeta. Questa pervasività della memoria che porta all'indistinzione tra la parola propria e quella altrui era ben presente al Petrarca, che in una lettera al Boccaccio enunzia benissimo la poetica della memoria, che non è quella del semplice florilegio, ma quella di fare una cosa unica da molte e varie cose.
Come l'ape trasforma in miele gli alimenti, così il poeta prende da altri parole e consigli, per arrivare liberamente ad uno stile proprio e inconfondibile. Anche nella somiglianza, dice Petrarca, deve splendere la luce dell'ingegno di colui che viene dopo.
Pensieri simili relativi all'impossibilità di essere originali per i pensieri, e alla possibilità di esserlo invece per lo stile, si ritrovano nel Leopardi e nell'ambito del suo rapporto con Petrarca, suo padre nella poesia, per la centralità del cuore come per la semplicità dello stile. Eppure anche Leopardi finirà per andare in rotta di collisione con Petrarca, causa una rilettura forzata del Canzoniere che lo portò a ridimensionare le bellezze poetiche del poeta trecentesco, infinitamente imitato e duneu egli stesso imitatore. Eppure, più in là, in una riedizione delle Rime a sua cura, mostrerà di essersi riappacificato col suo maestro.
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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