Bergman straniera nei film italiani
Il comune denominatore per le donne interpretate dalla Bergman nei film rosselliniani è l’esperienza dell’emarginazione: lei interpreta sempre il ruolo di una straniera (anche in casa propria). Caratteristica comune: lunghe riprese che accompagnano gli spostamenti della Bergman (che cammina sempre!); mettono in evidenza anche l’ambiente e fanno risaltare l’alterità dell’attrice.
Sono queste riprese che spesso smascherano le varianti apocrife: sono infatti girate nel rifiuto del montaggio classico, quindi impossibili da segmentare o montare diversamente; non ci sono dettagli o primi piani da intercalare come inserto o controcampo, vanno eliminate completamente, o girate ex novo, o modificate con stacchi incongruenti, visibili.
Uso modernissimo degli stacchi netti e delle soggettive; evoluzione verso la spoliazione e la semplificazione del linguaggio: da Stromboli a La paura il numero delle inquadrature cala moltissimo, e appaiono pianisequenza e composizioni in profondità di campo. In questa evoluzione una tappa molto importante è costituta da Viaggio in Italia, indicato in Francia come una tappa essenziale per la nascita del cinema moderno.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Filmologia
- Titolo del libro: Le varianti trasparenti
- Autore del libro: Elena Dagrada
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